mercoledì 16 giugno 2010

Finalmente le foto!






Cari fan della Purple Family,
rieccomi a voi con le foto promesse, in omaggio al vecchio adagio che è meglio tardi che mai. Ho inserito le foto più o meno a ogni post, per avere una visione di insieme dovete cliccare su "2010" alla vostra destra e scorrere tutti i post.
Arrivederci!

venerdì 16 aprile 2010

Saluti e ringraziamenti


E così, domani si parte. Cioè, si parte sempre che l'aeroporto di Malpensa non sia chiuso per via della nube di ceneri vulcaniche islandesi che sta bloccando tutti gli aeroporti del Nord Europa del mondo. Se così sarà, è possibile che io rimanga bloccata a Newark, nella tratta da Newark a Milano. In effetti il volo cancellato con bambine al seguito ancora manca al mio palmares, ma a volerla vedere da altra angolazione, è un po' come un videogioco: livello beginner, volo diretto a destinazione. Livello advanced, volo con scalo. Livello master, volo con scalo con cancellazione della tratta intermedia.
Faccio finta di prenderla sul ridere, ma mi tremano i polsi al solo pensiero!
Vabbè, comunque questo è l'ultimo o uno degli ultimi post di questa stagione, il blog chiude e si congeda fino alle prossime avventure veliche della Purple Family.
Stavolta vorrei chiudere con saluti e ringraziamenti.
Saluto subito tutti quelli che di solito se ne vanno dal cinema prima della fine dei titoli di coda, potete smettere di leggere anche subito perché vi prometto che da qui alla fine del post non succederà più nulla di nuovo.
Ringrazio tutti i fans della Purple Family, scrivo questo mio diario di bordo soprattutto per lasciare un ricordo alle mie figlie ma un po' anche per voi. Dicono che l'uomo è un animale sociale, deve essere vero perché una comunità, seppur virtuale, è pur sempre una comunità e se io vi ho aperto uno scorcio sulla nostra vita, ho usato la medesima finestra per guardare io stessa un po' fuori, o per lo meno immaginare di farlo.
Ringrazio molto la mia amica Elisabetta per essersi presa l'impegno di ricevere e pubblicare i miei post trasmessi via radio un byte alla volta.
Ringrazio tutti i miei amici e un pensiero particolare va alle mie amiche che sono mamme di uno o più figli: care ragazze, credetemi quando vi dico che anche solo sapere che in moltissime situazioni avreste capito perfettamente cosa ho provato mi ha fatta sentire meno sola e meno aliena, e mi è stato di conforto e aiuto.
Ringrazio i miei familiari, che hanno capito il senso e il significato che io attribuisco a questo progetto in barca, e le mie motivazioni, e lo accettano anche quando non lo condividono o lo incoraggiano, contribuendo a renderlo possibile, ognuno a suo modo.
E un ringraziamento speciale va ad Alessio, per la sua inesauribile pazienza e per aver condiviso con me la cura delle bambine e in più essersi fatto interamente carico della responsabilità della navigazione e della pulizia e manutenzione della barca, nonché della cucina. Diciamocelo senza peli sulla lingua, si è fatto un culo stratosferico.
Io scrivo quasi sempre quando sono di buon umore e dunque in questo blog sembro sempre razionale, in pieno controllo della situazione e persino in grado di fare dello spirito, ma dietro le quinte ci sono stati anche tanti miei pianti, le crisi, i "basta, non ne posso più", i musi e le paturnie, e Ale mi è sempre stato vicino: non che ci sia una valida alternativa alla vicinanza, quando si è in barca in mezzo alle isole, ma questo non gli toglie il merito della sua prestazione, eccezionale come sempre. Grazie amore mio!
Mancano le foto, direte. Arrivano, arrivano, e ne sarete avvertiti.
Buon vento a tutti!

Sfoghi



Tranquilli, so che la parola "sfogo", dopo due mesi e mezzo di dettagliati resoconti di eritemi impetiginizzanti, esantemi e ascessi, vi fa pavlonianamente pensare a qualche nuova lesione cutanea, ma stavolta lo sfogo è nel senso di lamentela.
Sfogo n. 1: e va bene, lo so che è difficile far capire il concetto di solidarietà femminile a una bambina di 3 anni e mezzo, soprattutto dal momento che una buona parte di donne raggiunge l'età adulta senza sentire affatto il bisogno di questo sentimento; però, quando la mamma e il papà ti hanno spiegato che tu puoi andare in piscina, ma non devi far troppa pubblicità, perché la tua sorellina di due anni invece non può venirci anche se lo vorrebbe tantissimo, è così difficile capire che se tu strombazzerai "io vado in piscina, tu invece non puoi venire", SICURAMENTE la tua sorellina cadrà nella disperazione? Non è difficile, infatti Anna lo capisce benissimo, e proprio per questo lo fa. Sgrunt.
Sfogo n. 2: io devo avere qualche impulso di espiazione di un grave peccato commesso nella mia vita precedente, altrimenti non si spiega come mai io continui ad andare a mangiare nel ristorante di Shelter Bay, sebbene io ogni volta giuri croce sul cuore che non ci metterò piede mai mai mai più. E' costoso, si mangia male e il servizio è pessimo.
Anche stasera, come sempre, ci siamo seduti a un tavolo nel ristorante deserto (già questo dovrebbe insospettire qualcuno che non c'è mai stato, nel nostro caso non c'è nemmeno questa giustificazione). Una cameriera ha bradipeggiato verso di noi, buttandoci là svogliatamente due hamburger con patatine fritte, un fish and chips dall'aria sinistra e un'insalata di pollo condita con salsina ammazzadigestione. Anna ha iniziato a smontare il suo hamburger pezzo dopo pezzo "questo pane non mi piace, l'insalata non mi piace, la maionese non mi piace, il pomodoro mi piace ma sporco di maionese che non mi piace, questa carne non mi piace". Come darle torto, in fondo. Poi, con la sorella, si è sbafata tutte le patatine fritte, alla faccia del salutismo alimentare. Di ritorno in barca, tutta argentina, ha trillato "che bello andare al ristorante, io voglio andare al ristorante tutte le sere!".
Ri-sgrunt.
Ah, mi sono sfogata, adesso sì che mi sento più leggera: in senso figurato però, la cena non l'ho ancora digerita!

A Shelter Bay

Per quanto riguarda il bollettino medico di bordo, ho finalmente buone notizie, la cui lettura a seguire sconsiglio vivamente ai facilmente impressionabili.
Dopo essere stato aperto due giorni fa, con scarsi risultati, l'ascesso di Chiara era ormai diventato un enorme bubbone violaceo e infetto, che non avrebbe sfigurato nemmeno nei capitoli sulla peste dei Promessi Sposi. Cominciavo a preoccuparmi seriamente, ma ieri l'ascesso ha scelto di aprirsi di nuovo spontaneamente con una fuoriuscita lavica di materiale purulento (deboli di stomaco, vi avevo avvertiti!) di cui non avevo mai visto in vita mia l'uguale.
Ovviamente, il pestifero bubbone ha forse scelto per aprirsi un momento di calma, con i due i genitori pronti e disponibili, armati di garze, disinfettante e ogni bendidio per procedere a un drenaggio e a una medicazione decente? Eh no, troppo facile! Il blob è esploso invece in piena navigazione, con Alessio fisso al timone in andatura portante (niente pilota automatico, è doveroso ricordarlo!), entrambe le bambine in pozzetto, Chiara piangente e abbarbicata al mio collo, mentre io le schiacciavo in qualche modo l'Orrendo Affare con una mezza garza trovata chissà dove. Anna consolava la sorellina, e subito dopo si girava verso il papà e gli diceva "BLEAH! Ma che schifo!". Molto incoraggiante, non c'è che dire...
Comunque vi ho sentiti, laggiù che avete detto anche voi la stessa cosa!
L'ascesso era composto di due o forse anche tre diversi focolai di infezione in diverso grado di maturazione, da cui le proporzioni considerevoli anche per un adulto, figuriamoci per una piccolina di due anni.
Fatto sta che già stamattina l'ascesso si presentava piatto e sgonfio, e oggi pomeriggio il violaceo lasciava già spazio a un bel colore rosa e sano. Se non ne avessi documentato l'aspetto nella sua fase acuta, potrei quasi credere di essermelo sognato. Potenza dei due anni.
Bene, ai coraggiosi tra di voi che sono giunti fin qui dopo questa lettura molto pulp tra lacrime, sangue, pus e l'immancabile cacca che naturalmente, manco a dirlo, non è mancata nel momento topico nemmeno stavolta, dico che anche questa è passata e ora siamo in porto, in senso figurato ma anche letteralmente: siamo arrivati a Shelter Bay, e come sempre le ritrovate comodità - la corrente elettrica illimitata, l'acqua corrente a volontà, una lunga doccia, lo sciacquone del water, internet, eccetera - mi sembrano dei lussi mai provati.
Aspetto con impazienza la prima lavatrice per aspirare di nuovo l'odore paradisiaco di lenzuola fresche di bucato!

martedì 13 aprile 2010

L'ascesso

E così, ieri abbiamo salutato con molta commozione Gigi, Carlotta, Roberto e Inma e abbiamo iniziato il nostro viaggio di ritorno verso Shelter Bay. Prima tappa Porvenir, per fare i documenti di uscita.
Per la serie Il Medico in Famiglia, molto gettonato dalle mie figlie durante gli ultimi due mesi e mezzo, riporto che un insignificante brufolino, o forse una puntura di insetto, ma insomma una roba da nulla, si è evoluto negli ultimi 5 giorni in un ascesso violaceo e purulento sulla schiena di Chiara, ad altezza fine pannolino.
Il Gentalyn Beta, forse applicato a buoi già fuggiti dalla stalla, non è stato in grado di bloccare sul nascere l'infiammazione e la successiva infezione e perciò oggi, su indicazione della pediatra, Ale e io abbiamo dovuto aprirlo e drenare il sangue e il pus. Purtroppo temo che questa operazione dovrà essere ripetuta più di una volta, e dico solo che avrei preferito mille volte doverlo fare su di me, purché fosse risparmiata questa esperienza alla mia Chiarina, molto consolata e incoraggiata da Anna per tutta la durata dell'operazione.
Per complicare tutta la faccenda, domani ci aspetta un intero giorno di navigazione, e dopodomani un'altra mezza giornata e poi saremo a Shelter Bay, dove presumibilmente porterò Chiara in ospedale per farla vedere da un medico, sperando che per allora la situazione abbia imboccato una via di miglioramento, dal momento che sabato mi attende il viaggio di 18 ore per Milano, da sola con le bambine.
Non vorrei metterla giù troppo dura, ma il viaggio è già abbastanza complicato anche con le bambine in perfetta salute, in condizioni ottimali e di umore celestiale, figuriamoci con una bambina che non riesce a stare seduta!
Vabbè, adesso è l'ora di sperare per il meglio, prepararsi al peggio e vivere giorno per giorno, domani lunga navigazione e tappa a Linton, confido almeno che il mese e mezzo passato all'ancoraggio costantemente rollante di Coco Ovest mi risparmierà se non altro la iattura del maldimare.
Seguiranno aggiornamente nei prossimi giorni.

venerdì 9 aprile 2010

Agli sgoccioli



Eh già, siamo agli sgoccioli di tutto, ormai, cambusa, vino, detersivo per i piatti, biancheria pulita e soprattutto giorni di permanenza qui a Coco Ovest e più in generale alle San Blas: il mio volo di ritorno si avvicina a grandi passi e da domenica iniziamo la nostra marcia di avvicinamento a Panama, dove arriveremo presumibilmente il 14 e dove il 15 trascorrerò presumibilmente l'intera giornata nel locale lavanderia, esattamente come fu alla vigilia della nostra partenza due mesi e mezzo orsono, e così il cerchio si chiuderà.
A proposito di mutande e di biancheria in generale, ieri riflettevo, e non per la prima volta, che su una barca anche i 7 peccati capitali tendono a essere diversi. Ad esempio, l'accidia è quasi una virtù, in compenso il disordine è un peccato gravissimo, di cui io mi macchio quotidianamente. "Papà,la mamma è DAVVERO molto disordinata" ha detto ieri Anna, emettendo una sentenza senza appello, soprattutto perché non ho trovato validi argomenti per ribattere.
In verità, avevo anche trovato una brillante soluzione per ovviare alla mia tendenza cronica al disordine in barca (ma vale ovunque!), ovvero portare e tenere poche cose, secondo la logica che chi non possiede nulla non può lasciare in giro nulla.
Però non ha funzionato. Infatti, avendo io finito abbastanza presto le mie cose da lasciare qua e là, ho cominciato ben presto ad attingere furtivamente alle cose degli altri, dapprima disseminando le cose delle bambine ovunque o accumulando mucchi di mutandine e vestiti in tutti i recessi della cabina di poppa, e infine frugacchiando persino tra le cose di Alessio.
Il risultato finale, dopo un mese di ancoraggio fisso a Coco Ovest, tende decisamente verso l'entropia totale.
E tornando ai peccati capitali, qui in barca l'avarizia (di acqua dolce e energia delle batterie, ad esempio) è necessaria, lo spreco invece un peccato imperdonabile. Uno scatto d'ira è più gestibile di un malumore che si prolunga per ore o giorni. La gola è un atto di ripetto verso i magnifici pesci che finiscono in gloria sui nostri piatti, non saperli cucinare un grave peccato.
E noi dunque ci avviamo alla fine di questa stagione, e abbiamo quasi finito di peccare, chi più chi meno, chi in un modo chi nell'altro, e ci apprestiamo a salutare i nostri amici, ed è questo il peccato più grande di tutti!

lunedì 5 aprile 2010

Aprile, macché dolce dormire





Torno al blog dopo due giorni di assenza post insonnia sine causa, che mia ha lasciata con i neuroni che nuotavano in tondo stolidamente, come pesci rossi in una boccia di vetro. Come tutte le madri, concordo pienamente con chi iscrive la privazione forzata del sonno nella lista delle torture proibite dalla convenzione dei diritti umani e, come madre in particolare di due figlie piccole, dovrei aver fatto un certo callo alla penuria cronica di sonno.
E invece, dopo due notti trascorse con l'occhio sbarrato a guisa di pesce sopra il tavolo di marmo di una pescheria, mentre nel mio cervello infuriava un risiko di neurotrasmettitori impazziti, desiderosi di prendere il sopravvento l'uno sull'altro, e mentre dopamina e serotonina si disputavano la Kamchatka, sperando di dilagare in Eurasia per raggiungere finalmente il loro obiettivo, io ho infine scoperto una legge psicofisica che mi riguarda: ovvero, al diminuire del sonno, cresce il peso specifico della mia scassamarronaggine.
Più precisamente, il mio peso atomico raggiunge svariate tonnellate, dunque non si capisce come faccia la barca a rimanere a galla.
Qui di seguito elenco qualcuna delle molte frasi dello stesso tenore da me pronunciate senza soluzione di continuità durante la giornata di ieri e indirizzate ai vari membri dell'equipaggio. A tempo perso, si può provare a indovinare il fortunato destinatario di ciascuna.
"Ma sono le 6 e 30! Torna nel tuo letto, è PROIBITO svegliarsi prima delle 7".
"Ma perché abbiamo solo tè verde? E' come bere la sciacquatura dei piatti".
"Quando pulirai TU tutte le tue briciole, potrai mangiare vagando per la barca. Fino ad allora, mangi al tavolo".
"Il tuo piatto è pieno delle stesse cose, allora perché mangi dal suo se lei non vuole?"
"E perché lei non può mangiare le cose dal tuo piatto, se tu tanto non le vuoi più?"
"Vai a pescare ANCHE oggi? Ah."
"Ce ne sono DUE uguali, sono rosa uguali, sono brutti uguali, PERCHE' vuoi proprio il suo?"
"Se dico di non farlo, non vuole dire che se non ti guardo lo puoi fare!"
"Come faccio a sapere dove hai nascosto il tuo orsetto? E' il TUO migliore amico, non il mio!".
"Quando torno voglio passare un intero pomeriggio a guardare l'oblò della lavatrice. E' uno spettacolo meraviglioso".
Meno male che ci pensa Carlotta a mettere le cose a posto, inviandoci Gigi con qualche prelibatezza: la pizza, le crepes, la quiche, la torta.
Le bocche masticano, gli animi si placano, i sorrisi tornano, gli stomaci si saziano, e le palpebre (finalmente) calano.
Mia nonna e mia mamma me lo avevano detto, e avevano ragione. Saper cucinare bene è una cosa essenziale.
Nella prossima vita giuro che imparerò!

sabato 3 aprile 2010

La palma del vicino è sempre più verde


La palma del vicino sarà sempre più verde, a parte quelle di Barbecue Island. L'altro ieri siamo andati a Barbecue Island per partecipare alla festa tra barche che si tiene ogni anno in questo periodo, e ho notato che lì le palme sono più gialle del normale, e hanno pochissimi cocchi. Il dito sospetto va puntato, si dice, sull'erbetta spinosa che qualche americano ha fatto attecchire, e che evidentemente si sta ciucciando goccia a goccia tutta l'acqua dolce dell'isola, uccidendo lentamente ma inesorabilmente ogni altra forma di vegetazione che non sia ella medesima. Sempre lo stesso americano tiene pulita e in ordine quest'isola eliminando maniacalmente ogni erbaccia (tranne l'erbetta già citata), in maniera però molto diversa dai Kuna che hanno tutt'altro modo per manutere le isole, ovvero intervenendo il meno possibile e lasciando i coccheti in un loro equilibrio simbiotico con il resto della vegetazione spontanea dell'isola. Certo, l'aspetto è assai più selvaggio e disordinato, però le palme sono cariche di frutti. Anche qui, ci sarebbero delle analogie da fare, delle ipotesi da formulare e delle conclusioni da trarre, e come sempre ognuno tiri le sue!
La festa è stata molto carina, quest'anno non c'è stato nemmeno bisogno di fare i turni alternandosi in barca, le bambine hanno ballato e saltato e corso senza sosta per tutta la serata, dando prova di una resistenza e di un'energia veramente invidiabile.
A proposito di feste, e sempre a proposito di palme e di vicini, qualche giorno fa abbiamo organizzato una grigliata in spiaggia, e siccome tirava un po' di vento gli uomini hanno tirato su una capannetta di foglie secche di palma, alla maniera Kuna. Poi si è tirato un po' tardi, le pentole sono state lasciate nella capannetta fino al giorno dopo, e le braci si sono spente lentamente, brillando nella notte, ben visibili anche dalle isole vicine.
E così, guarda la coincidenza, il giorno dopo è arrivato il padrone dell'isola, ovvero un vecchierello Kuna di una settantina d'anni, che ha esaminato allarmato la capanna, il focolare, le amache, le pentole e le tracce del festino. Carlotta si è subito prodigata in scuse e spiegazioni, e quando il vecchietto ha capito che era tutta roba nostra, ha sorriso sollevato: no no, non c'era problema, facessimo pure come volevamo, lui temeva solo che sull'isola si fosse installato qualche altro Kuna.
Orbene, ho immaginato la stessa cosa da noi: in un'elegante casa di campagna, un bel giorno arriva il legittimo proprietario,  e nel suo giardino trova un accampamento, tenda, fornelletto e sacchi a pelo. Si palesano degli illustri sconosciuti, buongiorno passavamo di qua, abbiam visto questa bella casa e ci siamo fermati, disturbiamo mica? Il proprietario dice ah salve, piacere di conoscervi, no no prego, anzi se posso offrirvi qualcosa, meno male che siete voi, pensavo fosse il mio vicino Caio Sempronio, che se lo vedo sulla mia proprietà gli aizzo il cane contro!".
E in fondo, a pensarci bene, tutto il mondo è paese: a chi non è capitato di fare un picnic su un bel prato, in qualche bell'alpeggio in montagna, senza che nessuno venisse a dirgli niente? Ma se a stender la tovaglia fosse stato il proprietario del maso lì vicino, sarebbero usciti gli schioppi!

venerdì 26 marzo 2010

Pollicino




Certo che siamo viziati. Sono ormai lontani tempi in cui il nulla regnava sovrano, qui alle San Blas, e una lattina di mais o di fagioli erano il massimo della verdura cui si poteva aspirare. Adesso, suppergiù una volta alla settimana, una lancia a motore carica di ogni bendidìo parte da Narganà e fa il giro degli ancoraggi a rifornire le barche di frutta, verdura e altri generi di prima e addirittura di seconda necessità. Per dire, volendo si può comprare anche il detersivo per i piatti, o la cocacola. Vabbè, comunque non avevo bisogno di trovarmi in un posto sperduto delle San Blas per avere la riprova che la cocacola arriva dappertutto, non conosce limiti e frontiere, sì non cresce ancora sugli alberi o sulle palme ma sono certa che prima o poi succederà anche questo.
Come dicevo è arrivata la lancia della frutta e della verdura, e noi tutti felici e contenti abbiamo fatto la nostra spesa settimanale, poi abbiamo lasciato tutto in coperta in attesa di essere lavato ed esaminato.
Eh già, perché dopo che nel 2006, prima della traversata transatlantica, a guisa di novella arca di Noè imbarcammo una coppia di scarafaggi nascosti tra la frutta e verdura, con le conseguenze che vi lascio immaginare, siamo diventati scrupolosi al limite del paranoico per quanto riguarda il lavaggio e l'esame di ogni verdura a bordo.
Dunque, con tutto bellamente esposto in coperta siamo tornati di sotto a far colazione, finita la quale ho dato a Chiara tutte le bucce da buttare a mare, cosa che le piace molto.
Orbene, ogni genitore ben sa che un bambino troppo silenzioso è un bambino innocuo solo a patto che dorma, diversamente sta architettando o compiendo qualche danno, di solito irreversibile. Io lo so bene, perché le mie bambine mi hanno, nell'ordine, allagato la casa, affrescato divani e pareti e pelato in un sol colpo tutte le piante di basilico, menta e salvia. Però lo hanno fatto molto silenziosamente!
Ergo, dopo qualche secondo di silenzio sospetto di Chiara, mi sono affacciata in pozzetto giusto in tempo per vedere mia figlia che gettava fuoribordo, con regolarità cronometrica e con movimento elegante dell'avambraccio, tutta la frutta e la verdura appena acquistata, una alla volta.
Una fila variopinta di ortaggi galleggianti si snodava dalla nostra poppa verso il largo, come un lungo nastro colorato.
"NOOOOOOO!" ho ruggito, senza trovare altre parole che articolassero meglio il concetto che volevo trasmettere.
Dopo di che, un osservatore esterno e imparziale avrebbe potuto vedere la differenza di sangue freddo di cui i due generi maschile e femminile presenti a bordo hanno dato prova in questo frangente.
Una donna adulta saltellava gridando "Ale tuffatituffatituffatituffati prendileprendileprendileprendile", un'altra femmina più piccola saltellava gridando "papà galleggiano! Prendileprendileprendile", e un'altra femmina ancora più piccola saltellava gridando "Oh oh! Ho fatto un pasticcio! Oh oh!".
L'unico uomo a bordo, ben lungi dal tuffarsi, ha calato senza fretta il gommone, ha atteso Gigi che aveva visto la scena e arrivava a dare aiuto, e insieme sono andati con calma a recuperare la frutta e la verdura, che la corrente aveva spinto ormai lontano.
Già, il gommone. E chi ci avrebbe mai pensato: vuoi mettere come è più logico tuffarsi vestiti e senza pinne, nuotare affannosamente, rastrellare a nuoto tutta la frutta e la verdura e poi tornare indietro controcorrente, spingendo in qualche maniera tutto quanto?! Era un impulso ben più sensato, no?

lunedì 22 marzo 2010

A Coco Ovest





Niente, non riusciamo a muoverci di qui. Il fatto è che sono arrivati Inma e Roberto, che e insieme a Gigi e Carlotta fanno una compagnia talmente piacevole che nessuno di noi ha voglia di mettersi in viaggio, chi per cercare il gas, chi per fare acqua, chi per rifare la cambusa. I tre "ragazzi" sono andati a pesca insieme, qualche giorno fa, e sono tornati al tramonto, talmente carichi di pesci e con un'aria talmente colpevole, che noi donne non abbiamo nemmeno trovato la forza di arrabbiarci seriamente. Carlotta ha simbolicamente confiscato il fucile a Gigi, Inma, che è basca, ha invece detto a Roberto che gli avrebbe presentato pesce a colazione, pranzo e cena per i successivi cinque giorni. Io non ho avuto molto da aggiungere, se non che prendevo atto che c'erano altri tre bambini con muta e fucile, oltre alle mie figlie di 2 e 3 anni. La conseguenza di tutto questo è che il giorno dopo è stata allestita una grigliata in spiaggia e abbiamo fatto una bella festa, e in effetti poi abbiamo mangiato pesce mane e sera per 3 giorni, e però cucinato in talmente tante fogge e versioni, una più squisita dell'altra, dal carpione alla tartare, dal sevice alla griglia, dal pesce al forno a quello in padella con olive e capperi, che alla fine abbiamo perdonato gli uomini e i fucili sono stati dissequestrati.
Per il resto, non c'è molto di nuovo da riportare. Per il capitolo "disgrazie", riporto dolorosamente che ieri mattina, in seguito a una mia colpevole disattenzione, ho cancellato per sbaglio dalla macchina fotografica tutte le foto dell'ultimo mese. Non tutte in assoluto, ma un bel patrimonio di bellissime istantanee sono state perdute per sempre. Non le avevo ancora trasferite sull'hard disk.
Ho pianto come un vitello.
Le bambine si sono precipitate a consolarmi, per Chiara la questione era semplice, per lei doveva certamente trattarsi di male fisico e dunque aveva un rimedio infallibile "mamma dove ti fa male? Ti do un bacino e ti passa!", Anna invece si è fatta spiegare bene il perché di tanto dispiacere, e poi mi ha detto "mamma non piangere, vedrai che ne facciamo di nuovo un mucchio!".
Ho sorriso tra le lacrime per questa uscita così saggia.
Tra le varie fotografie perse, ci sono anche quelle delle pescate fatte: ma Alessio mi ha detto di non preoccuparmi, lui si sacrificherà e andrà a pescare per prendere altri pescioni, così che io possa rifare le foto perdute.
Che uomo generoso, eh!

giovedì 18 marzo 2010

Alla canna del gas



Niente paura, non siamo noi agli sgoccioli, è proprio la nostra riserva del gas per cucinare che è finita, e dunque tra poco dovremo lasciare il bellissimo ancoraggio di Coco Ovest, dove siamo ormai fermi da una settimana, e far rotta verso Narganà per riempire le bombole ormai vuote.
Non ne abbiamo nessuna voglia, le bambine hanno ormai preso possesso del territorio, e con nostra soddisfazione (ma c'è da dire che Alessio lo aveva previsto sin dall'inizio) hanno dismesso e progressivamente dimenticato tutti i loro ingombranti e chiassosi giocattoli da spiaggia in plastica, e giocano con tutto quello che trovano: conchiglie, bastoncini, foglie di palma, pezzi di corallo, qualsiasi cosa va bene. L'unico svantaggio è che poi pretendono di portare a bordo tutti i loro tesori, e poiché c'è un limite alla quantità di conchigliame vario che può essere stipato in barca, a volte son dolori quando è ora di rimontare sul gommone. Chiara a dire il vero è generalmente poco affezionata alle sue proprietà e la maggior parte delle volte accetta di buttare allegramente in mare le sue cose, e se capita anche quelle di Anna, e allora sì che scatta la tragedia: Anna si ricorda certosinamente dei suoi possedimenti ed è capace disperarsi per un pezzo di conchiglia gettato proditoriamente fuori bordo dalla sorellina e perduto per sempre.
Ieri Alessio e io abbiamo osato montare in spiaggia, per la prima volta quest'anno, le amache, ed è stato un esperimento riuscito. Sdraiata sull'amaca, mi dondolavo mollemente con un piede, e guardavo le mie bambine correre avanti e indietro, giocare assieme, cercare, trovare, costruire in una autonomia totale e industriosa che l'anno scorso sarebbe stata fantascienza, e vederle così libere e felici mi ha fatta sentire in pace con me stessa e con il mondo.
Verso mezzogiorno le bambine hanno dato segni inequivocabili di fame e stanchezza, cominciando a buttarsi la sabbia negli occhi reciprocamente, a spingersi e a litigarsi la stessa conchiglietta bianca, attorniate da decine di conchiglie esattamente uguali a quella, e allora Alessio ed io ci siamo guardati, e senza proferir parola abbiamo ripiegato le nostre amache.
Time out finito, la partita ricomincia.
E' stato breve ma è stato bello, e chi si accontenta gode!

lunedì 15 marzo 2010

Pesci, pesci, pesci



Premetto che sconsiglio la lettura di questo post ai vegetariani.
Agli uomini, si sa, di solito piace lo sport. Non che qui l'attività fisica in generale manchi, ma insomma lo sport proprio lui medesimo è un'altra cosa. Nello specifico delle San Blas, qui lo sport è andare a pesca con il fucile in apnea, ufficialmente per nutrire moglie, figlie e altre bocche affamate, ma noi tutte donne sappiamo che qui le ragioni sono altre e hanno a che fare con degli istinti primordiali che vengono molto da lontano.
Oltre al misterioso (per me!) piacere di ballonzolare sul gommone fino al reef, per restare poi ore in ammollo davanti a un buco dove si è rifugiato un pesce, in attesa di vedere chi si stufa prima di aspettare che l'altro molli la posizione, per Alessio una giornata di pesca rappresenta anche qualche ora di pura evasione, in totale libertà, dalla sua illegittima consorte e dal duplice frutto dei suoi lombi, che vengono abbandonate al loro destino in barca con la puntuale promessa da marinaio: "torno presto".
Un po' come andare a far bagordi al bar con gli amici, in fondo.
Io spingo per una pesca responsabile, ovvero si pesca solo ciò che si mangia, (e si mangia tutto ciò che si pesca), anche e soprattutto perché il nostro frigo non funziona bene e non è in grado di conservare il pesce, che dunque va pulito e cotto il giorno stesso in cui viene pescato, fosse anche un quintale di pesce.
Lo dico subito, a me piacciono i pesci piccoli. Li puoi squamare, eviscerare e sfilettare in barca senza fare un macello, e opportunamente privati di testa e coda stanno in forno o in padella o sul barbecue da barca, nonché nel nostro frigo.
A scanso di equivoci, qui il concetto di "piccolo" non è lo stesso che da noi in Mediterraneo.
Scegliendo come unità di misura la mia Chiaretta di 85 cm, o Anna che è alta un metro suppergiù, diciamo che un pesce piccolo è una mezza Chiara, un pesce grande è una Chiara, un pesce enorme è una Anna e un bestione spaventoso è una Chiara e mezzo.
Orbene, nemmeno nei giorni peggiori ho mai ceduto alla tentazione di mettere le mie figlie in forno, e dunque non lo posso affermare con certezza, comunque a occhio e croce una mezza Chiara nel mio forno ci sta a malapena.
Io ho formulato ormai questo postulato: la grandezza del pesce pescato è direttamente proporzionale all'ampiezza del sorriso del pescatore. Dunque quanto più da lontano intravedo il baluginare dei denti dei ragazzi, di ritorno dalla loro battuta, tanto più il cor mi si spaura per il destino che mi attende.
Sorriso smagliante avvistabile a 50 metri di distanza equivale a un'ora minimo di bassa macelleria.
Smorfia a denti stretti, stasera a cena una bella pasta al pomodoro: la consorte consola comprensiva il pescatore deluso, e per un giorno tira un sospiro di sollievo!

venerdì 12 marzo 2010

Oggi ho visto...



Oggi ho visto un caiucco con tre bambini, al remo di questa canoa scavata in un unico tronco di un albero gigantesco, c'era un bambino Kuna che avrà avuto 6 o 7 anni, remava con grande perizia e conduceva chirurgicamente questo caiucco dieci volte più grande di lui. Poco più in là, sedeva composta un'altra bambina di un paio di anni più piccola, e c'era anche un terzo bambino che avrà avuto due anni, a esagerare. Il bambino di due anni dormiva senza nessuna preoccupazione al mondo, inclusa quella che il caiucco condotto dal fratellino potesse rovesciarsi e lui finir non si sa dove. Beh, per la verità nessuno degli altri pareva preoccupato, nè evidentemente dovevano esserlo i loro genitori, a terra da qualche parte a raccoglier cocchi, o a cucire molas, o forse a pescare, o a dormire sull'amaca.
Il caiucco ha accostato, io mi sono sporta e la bambina, tutta compunta, mi ha porto una piccola borsetta fatta di foglie di palma, intrecciata a mano, di squisita fattura, che conteneva un telefono cellulare. Mi ha spiegato che potevo tenere la borsina, e potevo per caso ricaricare il cellulare?
Eh già, non c'è elettricità alle capanne Kuna.
Ho tenuto la borsina, è un oggetto meraviglioso. Ho messo il cellulare in carica, ho dato loro una caramella (già scartata, nel timore che buttassero la cartina nel mare) e li ho guardati pagaiare via.
Nessuno ha mangiato la caramella, la tenevano stretta in mano senza nemmeno dare una leccatina.
Più tardi, scesi sull'isola, siamo andati alla capanna Kuna. E' fatta di frasche, di foglie di palma e di bambù, il pavimento è in terra battuta, dentro non c'è assolutamente nulla se non qualche amaca sospesa e un focolare a terra, su cui il pesce affumica lentamente su braci di cocchi per essere poi conservato in un cesto. Non c'è altro, i Kuna non possiedono niente di niente. Ci siamo avvicinati, grandi sorrisi dei bambini, la nonna, in un canto, vestita e agghindata con il costume locale, un anello d'oro al naso, un lungo segno nero tradizionale dall'attaccatura dei capelli fino alla punta del lungo naso, parlava.
Parlava al cellulare.
Non so bene quale morale trarre da questa storia, a dire il vero non so nemmeno se vi sia una morale, ognuno tragga la sua, io, mi sa, ci devo ancora rimuginare un po'

giovedì 11 marzo 2010

Che tempo che fa!



Piove, governo ladro. Sì sì, lo so, potrebbe sempre nevicare, ad esempio come in Italia in un giorno di marzo, che per la Mucca Moka, sui libretti di Anna, è il mese della primavera e invece mi dicono che proprio non se ne parla.
E vabbè, qui tutto già visto e già raccontato, quando piove l'umore a bordo è tendente al grigio, le bambine litigano perfino per i loro giochi immaginari ("Chiara facciamo finta che questo è un gelato al cioccolato ed è mio e questo alla fragola è il tuo" "No Annina io voio quello al cioccolato" "No, il tuo è alla fragola, questo è MIO" "Nooooooo non mi piaceeeeeeee" - e giù botte da orbi con una mano, quella libera, perché l'altra mano è occupata a tenere il cono inesistente), io abbaio ordini a destra e a manca, tutti che iniziano con "NON", Alessio si sconforta nel vedere lo stato pietoso in cui versa la barca, tra panni sporchi buttati a caso qua e là, lenzuola accartocciate, animali della fattoria e pastelli da tutte le parti, briciole e resti vari sotto il tavolo.
E fuori, piove.
E io desidero un quotidiano, un cappuccino, lenzuola fresche di lavatrice, mettere le pentole sporche di pesce in lavastoviglie e azionare semplicemente il tasto "lavaggio intensivo", desidero un gelato (quello vero) nel freezer, andare al cinema, desidero lasciare le bambine a mia mamma e andare fuori a cena con Alessio, andare in libreria, tagliarmi i capelli dal parrucchiere, guardare i vetri striati di pioggia e desidero di desiderare di essere in barca i caraibi, dove splende sempre il sole e non ci si annoia mai!

lunedì 8 marzo 2010

Copyright by Claudio



Con il permesso del legittimo autore, ovvero il mitico Claudio della barca Virginia, pubblico questo suo pezzo memorabile, che commenta la nostra vita di genitori a bordo. Ale e io abbiamo riso molto, anche e soprattutto perché è tutto vero, è proprio così, e come sempre la realtà alla fine supera sempre qualsiasi finzione, anche letteraria!

"Cara Federica, i tuoi sì che sono racconti che danno una frustata a tutte le più cruente scene ad alta tensione dei triller più spietati e intrisi del sacro fuoco del nodo in gola, riducendole a ciarpame inutile e senza gusto.
Qui si parla finalmente di cacca, quella vera e non quella finta dei film patinati dove anche la merda profuma.
Qui si sente l'odore rivoltante delle pappette mal digerite, del cocco che non è stato ancora attaccato dai dagli enzimi infantili, del pesce che una volta trasformato diventa una bomba batteriologica, la vera cacca, quella che riempie con la sua calda fragranza ogni dove in una barca e permane per lungo tempo.
Si parla di disastri ecologici di proporzioni immani ove piante esotiche vengono fagocitate da pannolini che vi si attaccano sostituendosi alle verdi foglie e scacciando col loro odore anche le più coriacee citras.
Di lotte con roghi fumosi dove due genitori devono esibirsi in scontri per riuscire a cremare le sostanze più ininfiammabili che la chimica abbia mai prodotto, producendosi a loro volta ferite e lesioni a dir poco drammatiche.
E che dire delle due belve che ancor molto prima del levar del sole già sono in agguato nelle loro cuccette, pronte coi loro lamenti e carpire l'ultimo sonno dei poveri babbo e mamma.
Lui la sta abbracciando lei gli si struscia addosso ed ecco la parola temuta, odiata, ma allo stesso tempo agognata e sognata prima che fosse proferita per la prima volta.
Una parola che ti commuove e ti fa gioire una volta sola, la prima, poi per il resto della vita diventa il campanello d'allarme di qualcosa che non si sa se sia spiacevole o meno.
MAMMA!!!!!
Comincia la battaglia a tutto campo, in cucina, in bagno, sul gommone, sul ponte, il nemico in questa guerra va salvato, accudito, rispettato, educato, in pratica amato più di se stessi.
Una guerra strana dove a perdere sono sempre babbo e mamma.
Le battaglie si svolgono ogni giorno e al calar del sole i nemici, stanchi di vincere, vengono riportati ai giacigli e baciati teneramente, con la speranza che il giorno dopo siano in forma per ricominciare a rompere con la stesa intensità, perchè se non lo fanno allora sono malati e babbo e mamma cadono in depressione.
La scena si conclude a leccarsi reciprocamente le ferite, davanti a due aragoste e un bicchier di vino giacciato mentre le stelle sorridono dall'alto pensando che se gli umani non fossero stati inventati il sorriso non sarebbe mai comparso nell'universo."

venerdì 5 marzo 2010

Non si vive di sola aria




O forse sì, invece, si vive di sola aria, visto il periodo di inappetenza assoluta delle bambine. Per quanto riguarda Anna, non è certo una novità, ma con Chiara non sono abituata e non riesco ancora a farmene una ragione.
Le mie abilità culinarie, è noto, sono assai modeste, anche e soprattutto visti i limiti della nostra cambusa, ma ci deve essere un qualcosa di primordiale nell'irritazione che provo a vedere ogni pasto sistematicamente rimbalzato al mittente dopo poche forchettate o cucchiate.
Cerco di elaborare i motivi per i quali il fallimento di questa specifica cura parentale mi tocchi in questa maniera così prepotente, e razionalmente concludo che la mia ansia è immotivata, guardo le bambine che crescono sane e felici con due maccheroni a testa (di numero!) e un paio di biberon di latte e reprimo la tentazione forte di gettare in mare con gesto furioso e inconsulto tutta la loro cena rifiutata (che Alessio mangia voracemente, se non altro).
Siamo qui a Tiadup, Cayo Hollandes, voglia di navigare zero, umore a bordo ottimo, le bambine giocano insieme moltissimo e ci lasciano qualche finestra tutta per noi, Ale la usa per metter mano alla lunga rista di riparazioni della barca, io mi concedo persino, a volte, il lusso di annoiarmi a morte, anche se non si tratta dello spleen che tanto spesso mi colpiva l'anno scorso, bensì di una noia più discreta e in qualche modo più creativa. Per noi cittadini, l'arte del far niente è una cosa molto difficile da imparare, bisogna esercitarsi, io faccio sì molto esercizio ma non QUEL tipo di esercizio, dunque quando mi ritrovo inaspettatamente un'ora o addirittura due in cui non ho nulla da fare, vengo colta da un fastidioso senso di colpa che soffoco senza pietà.
Gigi e Carlotta sono finalmente arrivati, Alessio già pregusta interminabili pomeriggi di pesca subacquea dietro bestioni enormi che poi dovranno ahimè essere anche eviscerati, desquamati, sfilettati e cucinati, io temo segretamente il cambio del rapporto ormai collaudato 1:1 (2 adulti/2 bambine) in quello assai più sfavorevole di un adulto (cioè io) con due bambine per una parte consistente della giornata. In compenso sono in arrivo delle epiche magnate di pesce, cotto in tutte le fogge e salse possibili e immaginabili, e ce ne caveremo la voglia una volta per tutte, visto che finora, tra guasti e navigazioni varie, di pesce sulla nostra tavola ne è passato ben poco.
Speriamo che le bambine apprezzino, visto che Chiara, ieri, quando esasperata le ho detto "Chiara ti avverto, se non mangi niente della tua cena te ne vai subito a letto!" mi ha risposto entusiasticamente "sì mamma io vado a letto, sono stanca".
Erano le sette di sera!
Chess'ha da fà pe' NON magnà!

mercoledì 3 marzo 2010

No, il timone no!




Rieccomi qui dopo qualche giorno di assenza, non riesco a trovare il tempo di scrivere il diario tutti i giorni, ma del resto è meglio così, questo blog sta diventando una noia mortale, bambine a parte non si parla d'altro che del tempo e delle rotture dei vari pezzi questa barca!
A proposito di rotture (appunto, come volevasi dimostrare!), ieri, durante la manovra di ancoraggio a Cayo Hollandes, abbiamo sentito una vibrazione sinistra sulla ruota del timone, e a tutt'oggi non è stata ancora stilata una diagnosi.
Qualcosa nel meccanismo della pala del timone sembra essersi rotto, o deformato, o andato fuori posizione, o salcielocosa, fatto sta che adesso, alla lista dei malfunzionamenti, si aggiunge anche il timone. Il qual timone, con il suo amico pilota automatico (ormai diventato ex-pilota automatico), fa coppia a scopone contro il frigo che non refrigera e la pompa di sentina che non pompa.
Vinca il migliore, tanto per noi sono tutti sistemi essenziali e si prospetta una stagione di cantiere assai impegnativa per questa ragazza galleggiante.
Vabbè, passiamo al bollettino medico: anche Chiara ha davanti un ciclo di antibiotici contro la sua impetigine, migliorata esponenzialmente dopo l'applicazione della crema antibiotica, ma estesa su troppa superficie del corpo perché io possa limitarmi a somministrarle la sola terapia locale. E così, entrambe le mie figlie si sono fatte un ciclo di antibiotici a testa, la par condicio è salva, peccato che Anna faccia delle scenate ogni volta che Chiara deve prendere lo sciroppo perché ne vorrebbe un cucchiaio anche lei, si inventa dunque un sacco di malattie immaginarie, di pruriti e di esantemi inesistenti nella speranza di poter leccare almeno il cucchiaino. Ai miei tempi, e invero anche a quelli di Pinocchio, le medicine erano amare, oggi invece sanno di caramella o di arancia e le bambine adorano il momento della medicina, chissà se anche questo avrà un peso nel mutamento sociale mondiale in atto!
Tutto bene comunque, la vita a bordo è tranquilla e serena, le bambine si comportano bene e noi siamo molto girovaghi, mai come quest'anno ci siamo mossi da un ancoraggio all'altro navigando come dei tarantolati, questo è anche possibile perché le bambine sono buone e obbedienti durante le navigazioni e mi consentono di avvicendare Alessio al timone alla bisogna, cosa che l'anno scorso era fuori discussione ma che d'altra parte non era necessario, perché appunto eravamo dotati del pilota automatico, che quest'anno non abbiamo. L'ho già detto che il pilota automatico si è rotto, eh?!
Noo, ancora a parlare dei pezzi rotti della barca, ma basta, che noia che barba che barba che noia, per oggi il mio tempo è finito, ma nei prossimi giorni parlerò di cacca, più precisamente di cacca infantile, che questo sì è un argomento interessante!

domenica 28 febbraio 2010

L'esantema misterioso



E' da un po' di giorni che non scrivo, il nostro peregrinare da un'isola all'altra degli ultimi giorni non me ne ha dato modo, ho un po' di cose da raccontare ma non so bene da dove iniziare.
Inizierò dal tempo, allora. Sì sì, lo so che la mia conversazione assomiglia sempre di più a quella di una anziana signora inglese all'ora del tè, sì sì lo so che nel mondo civile si parla del tempo solo in ascensore durante gli interminabili secondi che servono per arrivare al proprio piano, per evitare l'imbarazzante silenzio tombale col tuo vicino di casa cui non hai nulla da dire da 15 anni, ma per noi naviganti il tempo è un fattore essenziale, di quelli che capaci di rivoluzionarti la giornata in modo copernicano.
Dunque, qui siamo passati da un bel ventazzo a 30 nodi, alla calma piatta (mancava soltanto il vascello fantasma di Gordon Pym all'orizzonte), e oggi, tanto per gradire, abbiamo fatto una traversatina da Cartì a Salar sotto una cortina ininterrotta di pioggia, visibilità zero, la solita bolina, e senza pilota automatico, cosicché Alessio se l'è timonata tutta lui sotto un'acqua che il ciel la mandava, mentre io mi sono ritirata vilmente in barca con la fragile scusa che dovevo badare alle bambine (buonissime per tutto il tempo).
Oggi Vanda è partita, Chiara si è sciolta immediatamente in lacrime, Anna ha messo su un fiero cipiglio e ha resistito stoicamente e poi alla fine ha ceduto anche lei, noi cambiamo marcia e passiamo dunque dal livello basic a quello advanced, ovvero dal rapporto favorevole 3 adulti contro 2 bambine, al 2 contro 2, scontro fra titani, l'anno scorso le bambine hanno stravinto la partita, quest'anno invece ce la giochiamo e Ale e io venderemo cara la pelle, puntiamo al pari e patta.
A complicare un po' la nostra vita (se no che gusto c'è, potremmo persino pensare di essere in vacanza ai Caraibi!) sono intervenuti alcuni fattori, il primo dei quali è il malfunzionamento del nostro piccolo frigo, che non raffredda a sufficienza e che mi fa temere per il futuro dei miei 4 chili di parmigiano e 4 chili di prosciutto. Il pesce, ahimè, non resiste, e dunque dobbiamo mangiarlo, o almeno cuocerlo, il giorno stesso che lo peschiamo e non può essere conservato.
Inoltre, quello che era all'inizio stato da me derubricato come un banale eritema solare sul collo di Chiara, si è esteso nei giorni scorsi agli avambracci, poi alle gambe e adesso al tronco, mutando la mia diagnosi dapprima in un misterioso quanto improbabile esantema di tipo virale, e infine in impetigine. Quest'ultima ipotesi appare attualmente la più plausibile.
Niente di grave e che un po' di Genatlyn Beta non possa curare, ma poiché l'eritema non va d'accordo con sole, mare a sabbia, bisogna ammettere che il contesto non mi è molto d'aiuto, soprattutto quando si tratta di spiegare a una bambina disperata di due anni che lei deve rimanere in barca con la mamma mentre il papà e la sorellona se ne vanno sul gommone in spiaggia.
La quale sorellona, di solito, la saluta malignamente con la manina, e non fa nemmeno lo sforzo di sembrare ipocritamente dispiaciuta.
Vengo anch'io! No tu no.
Vengo anch'io! No tu no.

martedì 23 febbraio 2010

Calme equatoriali


Ehi! Quando dicevo che desideravo meno vento, non intendevo zero vento! Da due giorni non spira un alito, il mare qui a Cayo Hollandes Ovest è una superficie stagnante perfettamente ferma. In barca ci sono un miliardo di gradi, con un'umidità di un trilione per mille, l'umore dell'equipaggio (tranne Vanda, lei è sempre sorridente e positiva) è tignoso.
Nella mia lista dei desideri impossibili, il desiderio di una connessione Internet decente, che da sempre conduce la classifica con diverse lunghezze di vantaggio dal resto, è stata improvvisamente scavalcato, con uno scatto ferino del tutto inaspettato, dal sogno di un congelatore, dal quale estrarre grossi cubotti di ghiaccio da far scivolare tra i seni, sul collo e sulla schiena, manco fossi Kim Basinger in 9 settimane e 1/2.
Al secondo posto, in continuo avvicinamento, corre a velocità costante il desiderio di una gigantesca lavatrice di tipo industriale con carico di almeno 10 chili, in cui buttare l'intero contenuto tessile della barca, che dopo due settimane di aria salmastra e di notti agitate si presenta sinistramente umidiccio e appiccicaticcio, sicuramente colonizzato da organismi unicellulari (beh, speriamo che siano solo unicellulari!).
Al terzo posto, la connessione Internet di cui sopra, come sempre sogno interminabili sessioni di navigazione cibernetica nell'equivalente moderno della biblioteca di Alessandria, ma per adesso qui c'è solo la navigazione classica...
Dunque, vediamo se si riesce a fare un fine tuning delle condizioni metereologiche: MENO vento di 30 nodi, ma PIU' vento di zero nodi. Per il resto, a bordo tutto bene, anche se alla lista delle caratteristiche che una spiaggia non deve avere per Anna, ovvero a) cani b) paguri o granchi adesso si è aggiunta anche c) alghe.
Speriamo che non si aggiungano anche d) stelle marine e) conchiglie e infine f) sabbia, se no siamo fottuti!
A domani, vado a girare la rotellina meteo...

domenica 21 febbraio 2010

A Cayo Hollandes


Ieri ci siamo mossi da Coco Bandero e adesso siamo qui davanti a Barbecue Island e questo ancoraggio, col suo paesaggio di grande respiro sul reef, è sempre bello da vedere, anche se le spiagge sono un po' più lontane da raggiungere col gommone.
Barbecue Island, come il suo nome poco autoctono fa intuire, è un'isola la cui manutenzione è interamente a carico dei turisti, poiché non è abitata da nessuna famiglia Kuna. Un'erbetta verde e un po' spinosa è stata fatta attecchire sull'isola con pazienza e determinazione, quindi l'isola presenta, dal lato sottovento, una specie di pratino inglese che le conferisce un caratteristico aspetto un po' addomesticato. Basta fare però il giro dell'isola e raggiungere il lato sopravento, e la visione dell'oceano che ruggisce sul reef restituisce intatta all'isola la sua natura selvaggia.
Invece che Barbecue Island io la ribattezzerei Crab Island, perché è piena di granchiolini e paguri in conchiglie di varie fogge e dimensioni, e non appena si smette di camminare la sabbia si anima in un brulichìo di chele e zampette.
Anna però ha paura dei granchi, dunque ieri il periplo dell'isoletta è stato fatto con una bambina abbarbicata alla gamba di Alessio, che strillava "Là, papà! Ho paura, papà! Aiuto, papà!". Qualcosa mi dice che domani cambieremo ancoraggio!
A proposito di Anna, qui si registra il mio primo serio tentativo di toglierle il ciuccio, spero solo che non si trasformi nella guerra civile che ci fu lo scorso anno per il pannolino, Anna ha affinato le sue tecniche psicologiche, si comincia alla mattina con un "mamma, non mi sento molto bene, mi sento il malumore, posso ciucciare un po' che mi passa?", poi è il turno di "mamma, sai, per me è molto difficile smettere di ciucciare" per finire con l'asso di briscola "mamma, mi sento triste e ho davvero BISOGNO di ciucciare un po', ne ho BISOGNO!". Chiara è più basic, lei piange e basta, e grida "uaaaahhhhh voglio il mio ciuccioooooooooooo".
A domani!

venerdì 19 febbraio 2010

Vita da spiaggia





Passato il grande spavento, abbiamo riguadagnato la nostra agognata routine caraibica (io non ho bisogno di altre emozioni, voglio una vita noiosa!). Va tutto bene, Anna è guarita, anche se il suo umore è ondivago e la relazione con lei a volte è faticosa, però ce lo aspettavamo perché per lei non è facile rinunciare al carico di attenzioni esclusive che ha avuto nei giorni scorsi per tornare alla normalità.
Il tempo non è dei migliori, tira vento e si balla un po', perché l'ancoraggio di Coco Bandero è più esposto di altri, in questi giorni grigioazzurri mi viene automatico fare un paragone con lo scorso anno, in questo stesso periodo e ancoraggio c'era stata una settimana con vento a 35 nodi, e io ero serrata in barca tutto il giorno in pochi metri quadrati con due bambine di uno e due anni. Da spararsi.
Col senno di poi, e a un anno di distanza, la portata dell'esperienza dell'anno scorso, col suo carico di difficoltà e fatica, mi appare più evidente e riesco a essere più indulgente con me stessa e con il ricordo di quei momenti in cui ero soverchiata dall'alienazione e dalla stanchezza di essere un genitore senza soluzione di continuità.
Quest'anno, in confronto, mi pare tutto incredibilmente più facile, mi chiedo se sia la mia soglia di sopportazione a essere cambiata, se sia io a essere diventata più paziente, o forse più brava a gestire le cose, oppure se le bambine siano semplicemente diventate più grandi, più collaborative, più autonome e più ubbidienti, e concludo che è un insieme di tutte queste cose.
Le bambine sono in grande forma, oggi osservavo i loro giochi in coperta e facevo caso alla coordinazione che hanno sviluppato a furia di correre e camminare su una superficie in continuo movimento, piena percorsi a ostacoli.
Quest'anno hanno ritrovato compagni di giochi vecchi e ne hanno guadagnato di nuovi, attualmente a Coco Bandero ci sono 5 bambini, comprese le mie, di età comprese tra l'anno e mezzo e i 3 anni e mezzo, e vederli giocare tutti insieme autonomamente è sempre una grande soddisfazione per noi genitori, soprattutto per quelli di noi che l'anno scorso dovevano continuamente dirimere le loro contese sui giocattoli (non dico che sono scomparse, ma sono diventate accettabili).
E dunque, loro giocano e noi vecchi parliamo, spesso e volentieri dei pezzi che si sono rotti sulle nostre barche: un bollettino di guerra, queste nostre ragazze ormai cadono a pezzi.
A proposito, dopo il pilota automatico e il segnavento, anche le nostre due pompe di sentina hanno rassegnato le dimissioni dopo onorata carriera, Alessio ha fatto un accrocchio di fortuna che non è destinato a durare, meno male che sono in arrivo Gigi e Carlotta con le pompe di ricambio dall'Italia.
Pare proprio che anche questa volta non coleremo a picco!

mercoledì 17 febbraio 2010

Cinofobia, ovvero la tragedia sfiorata


Soltanto oggi, a 48 ore di distanza da uno dei giorni più terribili della mia vita, riesco a mettere mano sulla tastiera per scrivere di quello che ci è successo.
Anna è stata azzannata da un cane che l'ha morsa ripetutamente sull'avambraccio, sulla coscia, sulla pancia e sull'inguine, prima che Vanda lo tirasse via.
E' stato un attimo, non c'è stato alcun preavviso, il cane non aveva dato nessun segno di squilibrio, nessun atteggiamento minaccioso, nessun ringhio o denti scoperti, niente che lasciasse presagire quello che sarebbe successo.
Anna ha allungato la mano verso una noce di cocco mezza aperta, forse il cane la considerava sua, forse per lui era cibo, fatto sta che qualcosa è scattato e un secondo dopo l'aria era piena delle urla disperate di Anna, e delle mie, mentre mi precipitavo a mani nude verso il cane che azzannava la mia bambina a terra, la testa piena soltanto di NO NO NO.
Soltanto dopo averla portata via, al sicuro tra le mie braccia, e aver visto che la gola e il viso erano intatti, che il sangue che macchiava la mia spalla proveniva dal morso sull'avambraccio e che nessun'altra macchia di sangue si allargava sul costumino rosa di Anna, soltanto allora ho cominciato nuovamente a ragionare, a cercare di riprendere il controllo dei nervi per intonare la nenia tranquillizzante che tutte le mamme conoscono da sempre "non è niente amore, non è niente, è tutto passato, non avere paura, non piangere amore".
Per me, a quel punto è stato il momento dell'azione, e non della disperazione. C'erano tante cose da fare: disinfettare le ferite, decidere se adottare la profilassi antibiotica e quale, se procedere a una medicazione aperta o occlusa, scoprire se la rabbia è endemica in questa zona, se e dove reperire il vaccino e eventualmente quanto tempo avevamo per somministrarlo con efficacia.
Ringrazio di cuore la mia amica Elisabetta per l'efficiente e esaustivo apporto di informazioni che mi ha fornito in tempi velocissimi, tutte confermate anche dal centro medico di Narganà, per dove abbiamo immediatamente diretto la prua e dove siamo arrivati dopo 3 ore di navigazione.
Il vaccino contro la rabbia viene somministrato esclusivamente a seguito di morso diretto di ratto o di pipistrello, la rabbia canina nella zona di Panama non c'è e tanto meno nell'arcipelago di San Blas.
A due giorni di distanza dall'accaduto, la tumefazione sull'avambraccio di Anna è quasi sparita, le ferite dei morsi sono bellissime e non ci sono segni di infezione. Non le resterà alcun segno visibile, per prevenire quelli invisibili stiamo già lavorando per impedire che il terrore provato si rintani a covare dentro di lei per saltar fuori di notte a colorare di nero i suoi sogni.
Quanto a me, lo shock post traumatico non è mancato al suo appuntamento tardivo: dopo il pianto liberatorio tra le braccia di Alessio, chiusi nella nostra cuccetta al termine di una giornata infinita, e dopo la tortura dei se, e dei ma, e degli avrei potuto e avrei dovuto, a 48 ore dall'accaduto non riesco ancora a liberarmi dall'immagine della mia bambina sotto il cane e da quello che sarebbe potuto succedere.
E di notte non dormo più bene, faccio sogni ansiosi dove ladri e assassini penetrano in casa e mi minacciano di morte, oppure perdo aerei, non ho più documenti o soldi, e non so dove sono e nemmeno chi sono, e provo paura e smarrimento.
Spero che i prossimi giorni, qui nel bellissimo ancoraggio di Coco Bandero, dove nel frattempo siamo approdati, mi portino un po' di pace e di serenità.
Un abbraccio ai miei familiari e agli amici e alle amiche che ci vogliono bene, Anna sta bene, non è successo nulla di irreparabile e questa è la cosa importante, e io mi riprenderò come sempre.

domenica 14 febbraio 2010

Arrivati a San Blas



Rieccoci a San Blas, un anno dopo, dopo 3 giorni di navigazione relativamente tranquilla, anche se lunga e a tratti faticosa, complice anche il fatto che si sono rotti (altri!) due strumenti importanti per la navigazione, ovvero l'autopilota e l'indicatore della direzione del vento. Pazienza per l'indicatore della direzione del vento, anche se io al timone ne sento molto la mancanza; e se è vero che in andatura di bolina (come quella dei giorni scorsi) posso farne a meno, è altrettanto vero che nelle andature portanti e soprattutto al lasco o in poppa piena non mi sento affatto tranquilla al timone senza segnavento.
La perdita grave però è quella dell'autopilota, perché di fatto la rottura del pilota automatico toglie virtualmente ad Alessio la sua totale autosufficienza nelle manovre in ogni tempo e condizione, e lo costringe al timone tutto il tempo. In questi giorni di navigazione, quando è stato necessario che io prendessi il timone per permettere ad Ale delle manovre sulle vele o sulla rotta, le bambine sono state molto brave e ubbidienti, restando al loro posto in pozzetto da sole, tuttavia durante le navigazioni molto lunghe restare senza autopilota non è davvero il massimo.
Durante la lunga navigazione di ieri (7 ore) abbiamo pescato un sgombretto per la cena, grande l'eccitazione delle bambine, anche se poi, come sempre, bisogna sempre fare i conti col dispiacere di uccidere questi pesci argentei, tra le domande di Anna: "mamma ma adesso è morto?" "sì Anna" "ma perché è morto?" "perché i pesci fuori dall'acqua non possono vivere" "e allora perché lo abbiamo tirato fuori dall'acqua?". Insomma, in barca si imparano anche i massimi sistema, vita, morte, mancano soltanto i miracoli, ma in realtà, a voler ben vedere, ci sono pure quelli, a volte!

mercoledì 10 febbraio 2010

Partiti!





Tra un'ora si parte. Ci aspettano 4 ore di navigazione di bolina stretta.
Maldimare assicurato, confido solo nella chimica farmaceutica.
Ho chiesto ad Anna se preferisce la supposta di Valontan o il maldimare, ci ha pensato su molto intensamente e poi mi ha detto:"mi sa che preferisco la supposta, mamma".
E così sia.

Poseidon sii clemente!