
Soltanto oggi, a 48 ore di distanza da uno dei giorni più terribili della mia vita, riesco a mettere mano sulla tastiera per scrivere di quello che ci è successo.
Anna è stata azzannata da un cane che l'ha morsa ripetutamente sull'avambraccio, sulla coscia, sulla pancia e sull'inguine, prima che Vanda lo tirasse via.
E' stato un attimo, non c'è stato alcun preavviso, il cane non aveva dato nessun segno di squilibrio, nessun atteggiamento minaccioso, nessun ringhio o denti scoperti, niente che lasciasse presagire quello che sarebbe successo.
Anna ha allungato la mano verso una noce di cocco mezza aperta, forse il cane la considerava sua, forse per lui era cibo, fatto sta che qualcosa è scattato e un secondo dopo l'aria era piena delle urla disperate di Anna, e delle mie, mentre mi precipitavo a mani nude verso il cane che azzannava la mia bambina a terra, la testa piena soltanto di NO NO NO.
Soltanto dopo averla portata via, al sicuro tra le mie braccia, e aver visto che la gola e il viso erano intatti, che il sangue che macchiava la mia spalla proveniva dal morso sull'avambraccio e che nessun'altra macchia di sangue si allargava sul costumino rosa di Anna, soltanto allora ho cominciato nuovamente a ragionare, a cercare di riprendere il controllo dei nervi per intonare la nenia tranquillizzante che tutte le mamme conoscono da sempre "non è niente amore, non è niente, è tutto passato, non avere paura, non piangere amore".
Per me, a quel punto è stato il momento dell'azione, e non della disperazione. C'erano tante cose da fare: disinfettare le ferite, decidere se adottare la profilassi antibiotica e quale, se procedere a una medicazione aperta o occlusa, scoprire se la rabbia è endemica in questa zona, se e dove reperire il vaccino e eventualmente quanto tempo avevamo per somministrarlo con efficacia.
Ringrazio di cuore la mia amica Elisabetta per l'efficiente e esaustivo apporto di informazioni che mi ha fornito in tempi velocissimi, tutte confermate anche dal centro medico di Narganà, per dove abbiamo immediatamente diretto la prua e dove siamo arrivati dopo 3 ore di navigazione.
Il vaccino contro la rabbia viene somministrato esclusivamente a seguito di morso diretto di ratto o di pipistrello, la rabbia canina nella zona di Panama non c'è e tanto meno nell'arcipelago di San Blas.
A due giorni di distanza dall'accaduto, la tumefazione sull'avambraccio di Anna è quasi sparita, le ferite dei morsi sono bellissime e non ci sono segni di infezione. Non le resterà alcun segno visibile, per prevenire quelli invisibili stiamo già lavorando per impedire che il terrore provato si rintani a covare dentro di lei per saltar fuori di notte a colorare di nero i suoi sogni.
Quanto a me, lo shock post traumatico non è mancato al suo appuntamento tardivo: dopo il pianto liberatorio tra le braccia di Alessio, chiusi nella nostra cuccetta al termine di una giornata infinita, e dopo la tortura dei se, e dei ma, e degli avrei potuto e avrei dovuto, a 48 ore dall'accaduto non riesco ancora a liberarmi dall'immagine della mia bambina sotto il cane e da quello che sarebbe potuto succedere.
E di notte non dormo più bene, faccio sogni ansiosi dove ladri e assassini penetrano in casa e mi minacciano di morte, oppure perdo aerei, non ho più documenti o soldi, e non so dove sono e nemmeno chi sono, e provo paura e smarrimento.
Spero che i prossimi giorni, qui nel bellissimo ancoraggio di Coco Bandero, dove nel frattempo siamo approdati, mi portino un po' di pace e di serenità.
Un abbraccio ai miei familiari e agli amici e alle amiche che ci vogliono bene, Anna sta bene, non è successo nulla di irreparabile e questa è la cosa importante, e io mi riprenderò come sempre.