

Premetto che sconsiglio la lettura di questo post ai vegetariani.
Agli uomini, si sa, di solito piace lo sport. Non che qui l'attività fisica in generale manchi, ma insomma lo sport proprio lui medesimo è un'altra cosa. Nello specifico delle San Blas, qui lo sport è andare a pesca con il fucile in apnea, ufficialmente per nutrire moglie, figlie e altre bocche affamate, ma noi tutte donne sappiamo che qui le ragioni sono altre e hanno a che fare con degli istinti primordiali che vengono molto da lontano.
Oltre al misterioso (per me!) piacere di ballonzolare sul gommone fino al reef, per restare poi ore in ammollo davanti a un buco dove si è rifugiato un pesce, in attesa di vedere chi si stufa prima di aspettare che l'altro molli la posizione, per Alessio una giornata di pesca rappresenta anche qualche ora di pura evasione, in totale libertà, dalla sua illegittima consorte e dal duplice frutto dei suoi lombi, che vengono abbandonate al loro destino in barca con la puntuale promessa da marinaio: "torno presto".
Un po' come andare a far bagordi al bar con gli amici, in fondo.
Io spingo per una pesca responsabile, ovvero si pesca solo ciò che si mangia, (e si mangia tutto ciò che si pesca), anche e soprattutto perché il nostro frigo non funziona bene e non è in grado di conservare il pesce, che dunque va pulito e cotto il giorno stesso in cui viene pescato, fosse anche un quintale di pesce.
Lo dico subito, a me piacciono i pesci piccoli. Li puoi squamare, eviscerare e sfilettare in barca senza fare un macello, e opportunamente privati di testa e coda stanno in forno o in padella o sul barbecue da barca, nonché nel nostro frigo.
A scanso di equivoci, qui il concetto di "piccolo" non è lo stesso che da noi in Mediterraneo.
Scegliendo come unità di misura la mia Chiaretta di 85 cm, o Anna che è alta un metro suppergiù, diciamo che un pesce piccolo è una mezza Chiara, un pesce grande è una Chiara, un pesce enorme è una Anna e un bestione spaventoso è una Chiara e mezzo.
Orbene, nemmeno nei giorni peggiori ho mai ceduto alla tentazione di mettere le mie figlie in forno, e dunque non lo posso affermare con certezza, comunque a occhio e croce una mezza Chiara nel mio forno ci sta a malapena.
Io ho formulato ormai questo postulato: la grandezza del pesce pescato è direttamente proporzionale all'ampiezza del sorriso del pescatore. Dunque quanto più da lontano intravedo il baluginare dei denti dei ragazzi, di ritorno dalla loro battuta, tanto più il cor mi si spaura per il destino che mi attende.
Sorriso smagliante avvistabile a 50 metri di distanza equivale a un'ora minimo di bassa macelleria.
Smorfia a denti stretti, stasera a cena una bella pasta al pomodoro: la consorte consola comprensiva il pescatore deluso, e per un giorno tira un sospiro di sollievo!
A me riesce a venire solo una grande acquolina...
RispondiEliminaMa crudo il pesce no?