

E' da un po' di giorni che non scrivo, il nostro peregrinare da un'isola all'altra degli ultimi giorni non me ne ha dato modo, ho un po' di cose da raccontare ma non so bene da dove iniziare.
Inizierò dal tempo, allora. Sì sì, lo so che la mia conversazione assomiglia sempre di più a quella di una anziana signora inglese all'ora del tè, sì sì lo so che nel mondo civile si parla del tempo solo in ascensore durante gli interminabili secondi che servono per arrivare al proprio piano, per evitare l'imbarazzante silenzio tombale col tuo vicino di casa cui non hai nulla da dire da 15 anni, ma per noi naviganti il tempo è un fattore essenziale, di quelli che capaci di rivoluzionarti la giornata in modo copernicano.
Dunque, qui siamo passati da un bel ventazzo a 30 nodi, alla calma piatta (mancava soltanto il vascello fantasma di Gordon Pym all'orizzonte), e oggi, tanto per gradire, abbiamo fatto una traversatina da Cartì a Salar sotto una cortina ininterrotta di pioggia, visibilità zero, la solita bolina, e senza pilota automatico, cosicché Alessio se l'è timonata tutta lui sotto un'acqua che il ciel la mandava, mentre io mi sono ritirata vilmente in barca con la fragile scusa che dovevo badare alle bambine (buonissime per tutto il tempo).
Oggi Vanda è partita, Chiara si è sciolta immediatamente in lacrime, Anna ha messo su un fiero cipiglio e ha resistito stoicamente e poi alla fine ha ceduto anche lei, noi cambiamo marcia e passiamo dunque dal livello basic a quello advanced, ovvero dal rapporto favorevole 3 adulti contro 2 bambine, al 2 contro 2, scontro fra titani, l'anno scorso le bambine hanno stravinto la partita, quest'anno invece ce la giochiamo e Ale e io venderemo cara la pelle, puntiamo al pari e patta.
A complicare un po' la nostra vita (se no che gusto c'è, potremmo persino pensare di essere in vacanza ai Caraibi!) sono intervenuti alcuni fattori, il primo dei quali è il malfunzionamento del nostro piccolo frigo, che non raffredda a sufficienza e che mi fa temere per il futuro dei miei 4 chili di parmigiano e 4 chili di prosciutto. Il pesce, ahimè, non resiste, e dunque dobbiamo mangiarlo, o almeno cuocerlo, il giorno stesso che lo peschiamo e non può essere conservato.
Inoltre, quello che era all'inizio stato da me derubricato come un banale eritema solare sul collo di Chiara, si è esteso nei giorni scorsi agli avambracci, poi alle gambe e adesso al tronco, mutando la mia diagnosi dapprima in un misterioso quanto improbabile esantema di tipo virale, e infine in impetigine. Quest'ultima ipotesi appare attualmente la più plausibile.
Niente di grave e che un po' di Genatlyn Beta non possa curare, ma poiché l'eritema non va d'accordo con sole, mare a sabbia, bisogna ammettere che il contesto non mi è molto d'aiuto, soprattutto quando si tratta di spiegare a una bambina disperata di due anni che lei deve rimanere in barca con la mamma mentre il papà e la sorellona se ne vanno sul gommone in spiaggia.
La quale sorellona, di solito, la saluta malignamente con la manina, e non fa nemmeno lo sforzo di sembrare ipocritamente dispiaciuta.
Vengo anch'io! No tu no.
Vengo anch'io! No tu no.
Ma non si rompe un po' troppa roba su 'sta barca? Un "esorciccio" ce l'avete?
RispondiEliminaMa falle fare il bagno a chiaretta, poi asciugala bene ... guarisce comunque!
RispondiEliminaE il frigo Oo ... nooooo, il frigo rotto in barca NO!