
domenica 5 aprile 2009
The end (per ora!)





Eccomi di ritorno "nella civiltà", e dopo un solo giorno trascorso a Milano le virgolette sono d'obbligo... come 3 mesi fa, sono un po' scioccata dal cambio repentino di contesto e avrò bisogno di un po' di tempo per riadattarmi. Il viaggio da sola con le due bambine è durato complessivamente 23 ore, è stato lungo e stancante soprattutto per me ma devo dire che le bambine si sono comportate alla grandissima e, in barba agli sguardi di terrore degli altri passeggeri delle file vicine alla vista delle mie belve, entrambe le bambine non hanno disturbato nessuno sia nella tratta Panama Newark, sia in quella Newark Milano. Da registrare, per onor di cronaca, che al controllo sicurezza di Newark hanno insistito per levare il ciuccio e lo straccetto ad Anna per passarli al metal detector (chissà quale potente esplosivo può nascondere un ciuccio, in effetti, ma lo straccetto?!) scatenando un pianto irrefrenabile, e che poi per finire hanno svuotato entrambi i miei bagagli a mano per controllarli, lasciandomi il compito di riempirli di nuovo tra le urla di Anna, che ha visto i suoi giochi tirati fuori e rimessi dentro senza poterli nemmeno toccare (mamma voglio gli animali! Voglio i pastelli!). Si vede che avevo proprio l'aria di una terrorista perfetta, stanca, scarmigliata, con tuta e scarpacce e con due bambine piccole, due bagagli a mano e due passeggini da trascinare. La copertura perfetta. Beh, grazie tante, eh.
Chiudo dunque qui questo blog, è stata una bellissima esperienza per tutti noi quattro, direi molto formativa, anche e soprattutto nei momenti difficili che non sono certo mancati, anche se spesso e volentieri non li ho raccontati. Non ho mai voglia di scrivere quando sono di umor nero... La vita in barca è sempre in grado di mettere di fronte alle proprie debolezze e ai propri limiti, e io ne ho tanti, soprattutto come genitore. E però guardare in fondo a se stessi, e prendere atto di ciò che si vede, aiuta molto a superarli, quegli stessi limiti. O almeno così è per me e così è stato soprattutto in questa esperienza, perché le mie figlie mi hanno sempre fatto desiderare di diventare una persona migliore, e se è vero che non basta volere per ottenere, è anche vero che volere è pur sempre un inizio.
Concludo con un po' di foto, ne ho aggiunta qualcuna anche ai post più vecchi che ne erano sprovvisti, e credo che nel complesso possano dare un'idea della nostra vita durante questi 3 mesi più di tante parole.
Arrivederci San Blas.
E grazie.
martedì 31 marzo 2009
The Blondies
Le ultime parole famose
Vediamo vediamo, che cos'è che avevo detto? Che la malattia di Chiara non era certamente dovuta a nessun virus, dato il contesto in cui eravamo vissuti, e che dunque doveva necessariamente essere di tipo batterico, eh? Bene, la diagnosi finale, dopo 3 giorni di febbrone alto e la comparsa del tipico esantema al 4 giorno, è: sesta malattia. Più virale di così! Chiara se lo è beccato quasi certamente a Cayo Limon nell'unico contatto avuto con una bambina tedesca, i cui genitori, ritrovati qui al Shelter Bay, hanno candidamente ammesso che "sì, anche nostra figlia ha avuto la stessa cosa, non è grave, passa presto". Beh, grazie tante per avermelo detto due settimane fa, umf. Sarò anche paranoica, ma insomma, che probabilità c'erano che Chiara si beccasse una malattia esantematica, che colpisce solo i bambini entro i due anni di età, alla fine di una permanenza di 3 mesi in un contesto assolutamente isolato, durante il quale i contatti con altri bambini si sono contati, letteralmente, sulla dita di una mano sola? Uffa! Comunque è stato necessario spostare il volo di ritorno, previsto per oggi, di qualche giorno, mettere su un aereo (con altri bambini) una bambina malata e potenzialmente contagiosa sarebbe stato da veri irresponsabili. Certo che rimanere asserragliata in barca per giorni con una bambina febbricitante e rognosa è un'esperienza di cui avrei fatto volentieri a meno, sono stati giorni difficili e stancanti. Guardiamo avanti...
domenica 29 marzo 2009
La febbre del sabato sera
Certo che non ci siamo proprio fatti mancare nulla. In 3 mesi di permanenza ai Caraibi, ci sono solo due cose che speravo che non succedessero : a) che Anna tornasse dal viaggio in barca non ancora spannolinata (puntualmente successo) e b) che una o entrambe le bambine si ammalassero (et voila). Stamattina Chiara si è svegliata con un febbrone a 40, fedele alla legge (questa sì, ferrea e immutabile) che vuole che tutti i bambini si ammalino preferibilmente di venerdì sera o nel weekend o a ferragosto o a Natale o in un qualsiasi giorni in cui il pediatra non sia facilmente reperibile. In mancanza di un consulto medico, ho optato per la diagnosi fai da te e ho concluso, a rigor di logica, che non era probabile che il male di Chiara fosse di origine virale, dato il contesto nel quale è vissuta finora, e che dunque doveva essere una faringite, una tonsillite e insomma un bel mal di gola, anche data la febbre alta in assenza di altri sintomi, tipica delle affezioni del cavo otofaringeo. Ho saltato dunque la procedura che consiglia di attendere il terzo giorno di febbre alta prima di correre agli estremi rimedi e ho somministrato ibuprofene, amoxicillina + acido clavulonico. Conservo ancora una piccola speranza di non dover spostare il volo, domani prenderò questa ferale decisione. Nel frattempo conduciamo vita in porto, ancora non mi sono riabituata al lusso sfrenato di fare una lunga doccia calda, di poter disporre di tutta l'acqua che desidero e che le batterie siano sempre cariche. Non c'è che la vita su una barca a vela per insegnare cos'è DAVVERO una vita ecocompatibile, che senza tante pippe fantasiose vuol dire molto semplicemente economizzare l'acqua dolce senza mai sprecarla, ridurre i consumi ed eliminare gli sprechi, effettuare una rigorosa raccolta differenziata e cercare di utilizzare unicamente le risorse rinnovabili, sole e vento, per i propri bisogni energetici: un po' doloroso all'inizio per me, figlia del consumismo, ma basta farci l'abitudine e poi sembra normale, come succede con tutto del resto. Però, che bello riavere internet!
sabato 28 marzo 2009
A Shelter Bay con sosta a Linton

Rieccoci a Shelter Bay, il cerchio si sta chiudendo. Come previsto, la navigazione dell'altro ieri da Cayo Limon a Shelter Bay è stata lunga e faticosa, l'abbiamo fatta tutta al traverso con 15 nodi di vento circa e un po' di onda, la barca come sempre si è comportata bene ed è andata via veloce, però, sempre come previsto, 3 mesi di barca non sono serviti a mitigare gli effetti di quest'andatura fetente. Dopo circa 10 minuti da che eravamo partiti, Anna ha chiaramente detto "mamma ho il maldimale e mi sento la nausea in bocca", più chiaro di così! Ale ha ovviamente minimizzato ("ma figurati! Sei tu che la suggestioni!"), ma dopo una mezz'oretta scarsa Anna ha scodellato la colazione sui miei pantaloncini e si è raggomitolata nella cuccetta a poppa dove si è immediatamente addormentata. Nel frattempo Chiara ha dato segni di malessere, qanto a me avevo la piccolina in braccio e dunque il nucleo rettiliano del mio cervello mi ha tassativamente impedito di vomitare l'anima finché Chiara non ha preso sonno ed è stata deposta nella cuccetta di prua, dopo di che mi si sono aperte le cataratte. Accidenti a me che avevo detto che il maldimare non mi avrebbe più fregata, e vabbè, dopo un paio di episodi rovesciastomaco ho lasciato Ale al suo destino e mi sono rintanata in quadrato, cosicché l'equipaggio di tal capitano era costituito da Anna in coma a poppa, da Chiara svenuta a prua e dalla degna madre di cotanti marinai agonizzante in quadrato. Un sonnellino di un paio di ore ci ha però ristorate tutte e tre e il resto della navigazione è andata liscia, ci sono venuti a trovare i delfini che finora non avevamo ancora visti (peccato davvero che Anna dormisse, non ho avuto cuore di svegliarla, me lo rinfaccerà di certo tra le altre cose quando entrerà nell'adolescenza!), e dulcis in fundo abbiamo pescato un bello sgombretto di almeno 3 chiletti. La cena è servita, signori. Arrivo a Linton nel tardo pomeriggio, abbastanza stanchi e le donne di bordo un po' provate ma tutto sommato bilancio in pari. Ieri navigazione più breve e in poppa piena, era l'ideale per una bella spinnakerata ma con le bambine è sempre meglio poter essere disponibili in due e poter mettere il pilota automatico, dunque Ale ha saggiamente optato per randa con ritenuta e fiocco tangonato, siamo andati bene, nessuno ha sofferto e abbiamo pescato un grosso tonnazzo di 5 chili. Arrivo a Shelter Bay nel tardo pomeriggio, lerci assai e un po' stanchi, e ci siamo fatti subito una bella doccia calda, che lusso! Stamattina, ahimè, Chiara si è svegliata piangendo e quando l'ho presa in braccio era un tizzone ardente: 39 di febbre, temperatura interna. Spero davvero che sia una febbre "da strapazzo", considerato i due giorni faticosi appena trascorsi, anche se ho avuto tanta cura di non esporla al sole e di tenerle la testa riparata. Non mi sembra probabile che sia una cosa virale, comunque solo il tempo lo dirà, certo però che se non dovesse migliorare nei prossimi giorni sarò costretta a spostare il volo. Vedremo...
giovedì 26 marzo 2009
Addio, Cayo Limon

Eccoci ormai in dirittura di arrivo, ieri ultimo giorno a Cayo Limon, le bambine pareva che se lo sentissero e si sono godute la giornata pienamente, con tuffi e lunghi bagni in mare, Chiara nuota ormai talmente bene e ha una tale acquaticità e padronanza del suo corpo in acqua che se fossimo rimasti ancora qualche settimana avrei osato toglierle i braccioli per insegnarle a nuotare senza. Il giorno prima Roberto aveva aperto in senso longitudinale in due metà il pescione da 18 chili, con un risultato alquanto picassiano, e si è allestita la solita grigliata in spiaggia per salutarsi e gozzovigliare, a fine giornata eravamo sfatti di cibo e bevande, le bimbe giocavano in spiaggia quietamente e gli adulti conversavano con il tasso alcolico piacevolmente alterato, stravaccati sulle amache. La giornata di ieri è stata invece dolce e tranquilla con un certo sapore di addio che le ha dato una luce particolare, a fine giornata abbiamo fatto un giro di saluto sul gommone a tutte le barche ancorate per ringraziare e salutare, è stato proprio bello. In serata abbiamo chiuso in bellezza invitando in barca Gigi e Carlotta e Roberto e Inma, e abbiamo tirato le 2 di notte, dimostrando scientificamente, tra risate e discorsi a voce alta, che le bambine possono dormire saporitamente anche nel casino più assoluto. Oggi ci attende la traversata verso Linton, sono 42 miglia di traverso con poco vento, speriamo non ci sia tanta onda perché il traverso con poco vento e tanta onda è l'andatura principe del maldimare, le bambine ne soffrono e ahimè anche io... sperem!
lunedì 23 marzo 2009
Pescioni alla griglia


Parti? Allora party! Ecco riassunto lo spirito godereccio di questi ultimi giorni. Dopo la grigliata in spiaggia di un paio di giorni fa, in cui ci siamo ammazzati di cibo e dopo la quale ho giurato che non avrei più mangiato per almeno quattro giorni, ieri Gigi e Ale hanno pescato Moby Dick e oggi si replica. Vorrei tanto che fossero qui i miei nipotini e mio fratello per assistere a queste pesche epiche: tra le tante amicizie strette qui alle San Blas una delle più preziose è stata quella con Carlotta e Gigi, che oltre a essere due persone intelligenti e generose e esperti navigatori, sono anche rispettivamente una cuoca sublime e un pescatore provetto. Gigi va a pesca sin da bambino e durante queste settimane ha letteralmente fatto scuola di pesca ad Ale, con risultati a dir poco spettacolari: ieri i "ragazzi" sono tornati con un pesce di 18 chili, che ha opposto una strenua resistenza prima di cedere le armi, e dunque oggi altra festa in spiaggia. Sarà una buona occasione per salutare degnamente tutti gli amici grandi e piccoli: a Cayo Limon è tornata infatti Greta, la bimba italiana di 2 anni con cui Anna ha stretto amicizia e che siamo andate a trovare ieri sulla sua barca, con grande entusiasmo di Anna per gli oggetti costruiti dal papà di Greta, che lavora sulle barche ed è abile nei lavori manuali. Anna non voleva più andare via e quando è tornata in barca le prime parole che ha pronunciato sono state:"papà, me la costluisci un'altalena come quella della Gleta?". E devo dire che sì, un'altalena attaccata al boma sarebbe stata apprezzatissima dalle bambine, peccato non averci pensato 3 mesi fa!
sabato 21 marzo 2009
È primaveeeraaaaa...



Eh, macchè primavera e primavera, a dire il vero qui le stagioni come le si intende di solito non esistono. Ci sono grosso modo due stagioni, una più secca e una più piovosa. Durante tutti i mesi del nostro viaggio in barca antecedenti alla nascita di Anna, le nostre stagioni erano forse una delle cose che mi mancavano di più, soprattutto la primavera, con la sua esplosione di fiori al primo accenno di solicello vero. Ad ogni modo le giornate qui si sono fatte meravigliose, l'acqua nella "piscina" delle bambine, ovvero l'angolo di spiaggia ormai destinato ai loro tuffi e giochi, raggiunge in alcuni momenti della giornata la temperatura di 40 gradi circa, sembra in effetti di essere alle terme. Questo permette alle bambine di stare in acqua a lungo prima di sentire freddo, anzi diciamo che il freddo non lo sentono proprio e ci vuole del bello e del buono per tirarle fuori a fine giornata, e anche io in effetti resto sdraiata a mollo talmente a lungo che paio uno di quei coccodrilli dei fiumi africani, forse se aprissi la bocca qualche uccelletto verrebbe a pulirmi i denti. Questi giorni sono inoltre all'insegna degli eventi sociali, praticamente tutte le barche italiane sono affluite verso Cayo Lemon una dopo l'altra, richiamate misteriosamente dal luogo, come tartarughe marine che tornano tutte insieme a deporre le uova nella stessa spiaggia, in questo momento conto ben 11 barche italiane, ovviamente americani francesi e spagnoli hanno immediatamente levato l'àncora, inorriditi da tanta invasione, e la baia è tutto uno sventolar di tricolori (beh noi a dire il vero battiamo bandiera finlandese, ma non facciamo i pignoli!). Le occasioni di socializzazione con i connazionali ovviamente non mancano, e gli uomini si organizzano per epiche battute di pesca e tornano con bestioni di 8 chili. A proposito di eventi sociali, due giorni fa Anna e io siamo persino andate a pranzo su un catamarano il cui proprietario era appena tornato da Panama con del tenero filetto di manzo, di solito noi decliniamo gli inviti a pranzo e cena perché incompatibili con gli orari delle bambine, ma non appena Anna ha sentito la parola "carne" non ha capito più nulla e ha vinto persino la sua proverbiale e ormai leggendaria ritrosia pur di affondare i denti in una bistecca vera. "Che cosa stiamo aspettando, mamma?" mi ha chiesto. "Per fare cosa, Anna?", le ho chiesto "Pel andale a mangiale la calne" mi ha rispotsto lei. Erano le 11.00 del mattino, e l'invito era per le 13.00! Domani è prevista una grigliata sulla spiaggia, e insomma mi piace pensare, forse un po' ingenuamente, che almeno qualcuna di queste barche sia arrivata qui appositamente per salutarci, visto che la nostra partenza è prossima...
martedì 17 marzo 2009
Indovina chi viene a cena?

Beh, poi la farfalla malese ha nuovamente sbattuto le ali in numero pari, la serie positiva continua, inanelliamo una giornata serena dietro l'altra, e insomma ci sembra proprio di far bene. L'altro ieri sera ci siamo persino permessi il lusso di invitare i nostri amici Carlotta e Gigi a cena, cioè per la verità noi non abbiamo dovuto fare nulla, Carlotta che è una cuoca divina e che in barca ha la macchina manuale per tirare la sfoglia si è presentata con un tegame di ravioli alle melanzane che ci ha fatto piangere di commozione da tanto erano buoni. Noi abbiamo rilanciato tirando fuori il nostro asso di briscola, ovvero uno dei culatelli che ho portato da Milano sfidando le ispezioni doganali degli aeroporti di mezzo mondo, e insomma abbiamo passato una serata magnifica. In 3 mesi di permanenza alle San Blas gli episodi di vita sociale serale, per non dir notturna, si contano sulle dita di una mano, abbiamo avuto a cena Inma e Roberto una sera, siamo andati alla festa in spiaggia di Marlise e Claudio e infine abbiamo avuto a cena Carlotta e Gigi. Abbiamo purtroppo ma senza esitazione declinato ogni invito ricevuto, io come al solito sono ben poco sportiva in queste cose ma Chiara alle 19.00 va a letto, e ammesso e non concesso che farebbe lo stesso dovunque, cosa di cui dubito, resta il fatto che le bambine andrebbero poi svegliate a fine serata per essere poi sballottate sul gommone a bordo a notte fatta, tra onde e spruzzi, salvo poi doversi riaddormentate nei loro letti. Senza contare poi il non trascurabile compito di tenere a bada, durante una cena, due bambine piccole a bordo di una barca estranea per impedir loro di far danni. No, grazie, passo, lo so che tutto è possibile a volerlo e soprattutto ad affrontarlo con lo spirito e la leggerezza giusti, ma ora che abbiamo raggiunto un solido equilibrio io temo l'anarchia degli orari e delle abitudini come la peste e non mi lascio tentare da esperimenti di nessun tipo. A proposito del cambiamento di abitudini, il mio viaggio di ritorno da sola con le bambine è ormai prossimo e popola le miei notti di incubi, me lo sogno letteralmente ogni notte, so che non sarà una passeggiata, soprattutto adesso che Chiara non vuole più andare in braccio agli estranei, al primo cenno di braccia tese grida "no no no" scuotendo la testa e aggrappandosi forte. Tra poco meno di una settimana metteremo la prua verso Linton, ci attendono 3 giorni di navigazione, speriamo che la finestra meteorologica sia favorevole, anche se l'andatura è portante e dunque se non altro non avremo il problema di viaggiare sbandati o di dover far bordi, con un po' di fortuna e di buona organizzazione le bambine dormiranno per una parte del tragitto e per il resto si vedrà. Stamattina Anna ha trascinato la scotta del fiocco in giro per tutta la barca, annodandola diligentemente qua e là in una specie di tela di ragno, ho idea che abbia appena esplorato questo tipo di gioco, ovvero ingarbugliare ogni cima, scotta o drizza sulla sua strada, speriamo che per quando salpiamo non abbia portato quest'arte ai massimi livelli!
domenica 15 marzo 2009
Venerdì 13


Dunque dunque, non era mica anche il titolo di un film horror? E invece qui è stata una giornata meravigliosa, un vento educato e fresco ha mitigato il calore del sole, l'acqua era tersa, calma e calda, una vera e propria piscina per le bambine che vi si gettavano secondo la loro indole: Anna gridava "papà guarda come mi tuffo!" e poi si immergeva prudentemente fino alle ginocchia, Chiara avanzava a muso duro e si tuffava con i suoi braccioli, testa alta e bocca chiusa, finalmente ha capito che quando ride sguaiatamente ingolla litri di acqua. In queste giornate dove tutto fila liscio come l'olio, si ride un sacco, soprattutto per le uscite delle bambine: stamattina ho faticato a restare seria quando Anna si è svegliata e mi ha detto "bene, allola come ti va la vita, mammetta? Sollidi, oggi è una bellissima giolnata!", mentre Chiara, quando viene beccata a scalare le sue vette impossibili ("Chiara! Vieni giù di lì, IMMEDIATAMENTE!") si applaude entusiasticamente e grida, congratulandosi con se stessa "BAVAAAA! BAVAAAA!". Pomeriggio sereno dunque, Chiara ha definitivamente imparato a stare a galla da sola e muoversi autonomamente con i braccioli in acqua, Anna ha corso per tutta la spiaggia gridando "mamma e papà! Come sono contentaaaaa!". La sera, ha voluto mangiare a tavola con noi la sua porzione di cernia al pomodoro, olive e capperi. Ogni tanto mi chiedo dove stia il trucco di queste giornate perfette, se ci sia modo di farle succedere o se capitino perché una farfalla in Malesia ha battuto le ali una volta di meno o una in più. Anna è di umore molto mutevole e a volte con lei si ha l'impressione di camminare su una cresta sottile: un unico passo falso, e si cade nel baratro della scenata, il suo buonumore degenererà in un capriccio epico che si trascinerà per l'intera giornata (Non voglio andale in spiaggia! Non voglio mettele la clema! Non voglio salile sul gommone! Non voglio scendele dal gommone! No, TUTTO NO!). La frase "TUTTO NO!" ci fece molto ridere la prima volta che fu pronunciata, ma in realtà è una frase molto accurata che descrive alla perfezione lo stato d'animo di Anna in certi momenti. Ad ogni modo, la giornata è stata meravigliosa e qui si vive alla giornata, e dunque intanto pigliamo e mettiamo in saccoccia, e domani si vedrà, speriamo che quella farfalla laggiù in Malesia sbatta le ali un'altra volta!
mercoledì 11 marzo 2009
Nuovi arrivi


Eccoci qua, il ventone che secondo previsioni doveva calare ieri, vive e soffia con noi senza cenni di cedimento, comunque ormai ci siamo abituati e quindi, come si dice? Chissenefrega. Ale e io siamo ormai diventati una macchina nella cura quotidiana delle bambine (e ora che l'ho detto sono sicura che verrò smentita immancabilmente e domani sarò a pezzi e con morale e autostima in cantina dopo una giornata di inferno!) e sì, va tutto bene. Due giorni fa ha ancorato vicino a noi una barca di italiani, al mio radar cercabambini incorporato non è sfuggita la testolina bionda che faceva capolino dal pozzetto e sì, infatti, la coppia di italiani ha una bimba di due anni esatti, nata in viaggio (in Martinica) e cresciuta in barca. Anche loro, come noi, sono partiti per il giro del mondo in barca a vela nel lontano ottobre del 2005. Anna, dopo il solito primo momento di diffidenza, ha deciso che la sua nuova compagna di giochi non costituiva una minaccia e che era mite abbastanza per non contendere con lei tutti i giocattoli, e in compenso si è gettata a corpo morto sui pentolini della bambina, preparando manicaretti di sabbia e alghe con i quali imboccare Chiara, che apriva diligentemente la bocca ad ogni cucchiaiata (Chiara non rifiuta mai un cucchiaio colmo di cibo, anche quando è virtuale!). Insomma grande divertimento per tutte e nessun litigio. Adesso siamo indecisi sul da farsi, da un lato la presenza di una coetanea e compagna di giochi di Anna mi spingerebbe a decidere di prolungare la permanenza a Cayo Limon, dall'altro siamo rimasti qui ormai tanto tempo e abbiamo voglia di muoverci e cambiare isola. Io sono riluttante, anche perché qui la compagnia è piacevole, e per giunta i pescatori più esperti delle barche amiche ci riforniscono di pesce fresco tutti i giorni (Alessio non va a pescare tutti i giorni perché quando va sta via l'intero pomeriggio), tornando dalle loro sortite con delle belve che sono decisamente più grosse di Chiara: la cernia pescata l'altro ieri pesava anche più di lei! Insomma, sarebbe ora di vincer la pigrizia e tirar su l'ancora ma, come si suol dire, squadra che vince non si cambia...
domenica 8 marzo 2009
Pioggia e vento

Ventoooo.... portami via con teeeeee.... cantava ieri Anna a squarciagola, riprendendo un vecchio motivo che deve averle insegnato mia madre. Non è andata niente male la giornata in barca di ieri, non abbiamo messo il naso fuori della barca fino a tardo pomeriggio, ma le bambine sono state eccezionalmente buone e, come sempre, questo ha fatto la differenza. Abbiamo messo i Beatles a tutto volume e abbiamo ballato e cantato, poi le bambine hanno decorato con i pastelli il tavolo da quadrato, l'albero (il nostro albero è passante sottocoperta) e le loro facce, poi hanno giocato con i loro animaletti e finalmente siamo scesi per un veloce periplo dell'isola. La barca dei nostri amici, non lontano da noi, stanotte ha arato, il che costituisce sempre la mia maggiore preoccupazione nelle notti di vento forte, per fortuna se ne sono accorti in tempo grazie all'allarme GPS e hanno fatto a tempo a mettere riparo alla situazione prima di finire contro il reef (costoso) oppure contro qualche altra barca (ancora più costoso, soprattutto se non si ha una assicurazione!). Cayo Lemon è completamente allagata, il consueto paesaggio di palme ordinate all'interno dell'isola è stato sostituito da un paesaggio lacustre dove stazionano uccellini, falchetti e persino delle specie di aironi, è molto suggestivo anche se naturalmente al primo raggio di sole l'intero posto sarà una fabbrica di zanzare. Noi comunque siamo rimasti qui abbastanza e appena mollerà un po' il vento vorremmo cambiare ancoraggio e passare qualche giorno prima del mio ritorno in Italia insieme a Roberto e Inma, sempre che riusciamo a capire dove hanno intenzione di andare. A proposito del mio ritorno in Italia, al sol pensiero il cor mi si spaura, oppure più prosaicamente diciamo che me la faccio addosso dalla paura: abbiamo concluso che è troppo costoso cambiare il volo di Alessio e d'altro canto è impossibile che io gli lasci una bambina per il mese di aprile in cui lui sarà in cantiere a far lavori sulla barca, e dunque gli lascerò tutti i bagagli e viaggerò scarica con le sole bambine, i passeggini e un bagaglio a mano con l'indispensabile. Solo io (e Vanda, che ha fatto il viaggio di andata con me) so DAVVERO che cosa mi aspetta, e mi tremano già i polsi...
7 marzo 2009

Vento, vento, vento. A metter fuori la testa da sottocoperta, pare di sporgersi dal finestrino di un treno in corsa. Il reef tiene a bada la furia dell'oceano, ma onde maligne, seppur in miniatura, si fanno largo a prepotenza attraverso la barriera corallina e filtrano fino a noi, mangiandosi le spiagge e sostituendo la rena fine e bianca con ammassi gelatinosi di alghe. Stamattina, mentre lavavo in coperta a prua il sederino di Chiara, la furia del vento mi ha strappato di mano la tinozza vuota, che per fortuna, dopo aver rotolato come le valanghe dei cartoni animati, si è fermata a poppa contro la battagliola protetta dalla rete. Giornate come questa andrebbero trascorse a letto senza far nulla, talmente lampante è l'inutilità della lotta all'entropia che le governa. Le giornate comunque in qualche modo si porterebbero a casa se a sostenerle ci fossero delle notti decenti, il fatto è che dormire nella bufera di vento e pioggia non è affatto facile, sembra che ci sia una festa di percussionisti africani al piano di sopra e nella stanza a fianco. Stanotte mi sono aggirata come un fantasma cercando un posto per coricarmi in cui il sonno potesse avere la meglio contro il casino circostante, ben consapevole del conto alla rovescia che mi toglieva ore preziose di sonno prima dell'inesorabile sveglia mattutina all'alba. Adesso sono le 07.00 e la giornata incombe, aiuto!
sabato 7 marzo 2009
Disastri e dispetti

Vento, vento, vento. A quanto pare sembra che a Cartagena ci siano 50 nodi e passa, qui alle San Blas ce la caviamo con 30-35 e tanti acquazzoni, e il mare e l'alta marea si sono mangiati le spiagge. Le bambine chiuse in barca friggono, Chiara non si può perdere di vista mezzo secondo, sempre impegnata com'è a scalare qualcosa, come ti giri un attimo si è già arrampicata sul tavolo di carteggio, oppure sulle cuccette superiori, oppure sul lavandino della cucina, un giorno di questi ce la ritroveremo in testa d'albero. Anna attraversa periodi angelici in cui ogni ragionamento con lei è possibile, a periodi di regressione e di dispetti in cui ce la fa pagare per le nostre colpe di genitori passate, presenti e future. Ieri ad esempio ha rovesciato un intero secchio di acqua salata (che avevo lasciato colpevolmente pieno, pur conoscendo l'inclinazione distruttiva che a volte coglie la mia figlia maggiore) nel tambuccio di prua, allagando i letti di prua di acqua salata, iattura temuta ed evitata come la peste perché notoriamente l'acqua di mare non asciuga mai completamente, e attirandosi le mie ire funeste. Nel tentativo di riguadagnare il terreno perduto, Anna è stata seduta composta ad aspettare prudente la fine della buriana, poi ha fatto diligentemente la pipì nel vasino e non dove capita sul teak della barca come è invece sua perniciosa abitudine, e poi ha diviso amorosamente e in pace tutti i suoi animali della fattoria con Chiara, che continuava a guardarla con aria perplessa e sospettosa per tanta improvvisa munificenza disinteressata, e non riusciva a capire dove fosse la fregatura. La prova lampante che Anna, quando vuole, è dunque in grado di comprendere bene i confini del bene e del male, confini che nella sua vita per ora sono ancora ben definiti (crescendo, ahimè, le cose si complicano alquanto!), rende ancora più cristallino ai nostri occhi il significato dei suoi dispetti. Chiara, per non essere da meno, ha dato il suo contributo al casino generale cagando in abbondanza sul tettuccio trasparente del tambuccio principale, che è un tettuccio che si chiude scorrendo orizzontalmente e a scomparsa: per fortuna di tutti, Anna ci ha avvertiti del fatto prima che qualcuno di noi aprisse il tambuccio da sotto, spalmando così la cacca all'interno della stretta apertura a scomparsa e sulla superficie del tambuccio stesso: sarebbe stato un po' come spalmare un bel cucchiaio di nutella su una fetta di pane e poi infilare la stessa nell'apertura orizzontale di una cassetta della posta, e avrebbe segnato l'apoteosi della mia carriera di spalacacche a bordo, che ha raggiunto ormai momenti di lirismo per la geniale creatività di cui entrambe le mie figlie hanno dato prova finora in questo campo!
mercoledì 4 marzo 2009
Routine quotidiana




Niente di nuovo da riportare, la vita scorre ormai su binari collaudati in una ripetizione di gesti uguali a se stessi, che con due bambine piccole può anche essere un po' noioso ma è l'ideale. La nostra giornata tipo si svolge più o meno così:
06.00/06.30 - si sveglia Chiara puntuale come le tasse e rimaniamo una mezzoretta a giocare.
07.00 - si sveglia Anna e trasferisco entrambe le bambine sul letto di prua dove bevono il loro latte e giocano per un'ora con il papà, mentre io mi occupo della radiotrasmissione e di preparare la colazione.
08.00 - lauta colazione per tutti e 4, Chiara mangia come un maiale, Alessio come un lupo, io mi ingozzo come un'oca e Anna becchetta come un uccellino.
09.00 - ci si prepara ad andare in spiaggia, lotta grecoromana tra pannolini, cacche, creme solari e capricci vari.
10.00 - tutti giù in spiaggia, se dice bene regna l'armonia, se dice male le bambine si prendono a palettate, morsi graffi e strilli. La metà delle volte ci dice bene, comunque.
11.30 - si risale in barca, si tenta senza successo di levare la sabbia fine come cipria dalle pieghe della pelle delle bambine e di docciarle tra urla disumane.
12.00 - le bambine mangiano, cioè Chiara mangia come un porcello e Anna sbocconcella qualcosa.
13.00 - le bambine vengono imbustate per il pisolino pomeridiano, in perfetta sincronizzazione. Giorni e giorni e giorni di lavoro paziente e certosino per raggiungere tale mirabile risultato hanno finalmente dato i loro frutti.
13.00/15.00 - le due paradisiache ore della giornata tutte per noi. Di solito Ale le impiega riparando l'ennesimo pezzo rotto della barca o pulendo o andando a pesca, io leggo, faccio il pane o non faccio niente, che resta di gran lunga la mia occupazione preferita.
15.00 - si svegliano le bambine, ci si prepara per andare in spiaggia. Urla feroci tra cacche pannolini costumi e creme solari.
16.00/18.00 - tutti in spiaggia, Anna si bagna un mignolo e poi un centimetro in più ogni 10 minuti, Chiara si getta a mare come se le acque dovessero dividersi al suo passaggio.
18.30 - cena, Chiara mangia come un suino, Anna mastica di malavoglia.
19.00 - Chiara viene posta nel letto e salutata. Si volta sulla pancia e si addormenta istantaneamente.
20.00 - Anna viene accompagnata a letto, lavaggio denti e riti vari, diverse favole, il latte e poi alla fine dorme anche lei.
21.00 - i due genitori si guardano increduli nel silenzio generale, poi cenano. Lavaggio piatti.
22.00 - in barca tutto tace, tutto è spento e tutti ronfano.
Nel cuore della notte la maggior parte delle volte Anna piomba nel nostro letto, tira spinge scalcia, io le lascio il posto e me ne vado a dormire con Chiara.
Fine della nostra giornata media!
06.00/06.30 - si sveglia Chiara puntuale come le tasse e rimaniamo una mezzoretta a giocare.
07.00 - si sveglia Anna e trasferisco entrambe le bambine sul letto di prua dove bevono il loro latte e giocano per un'ora con il papà, mentre io mi occupo della radiotrasmissione e di preparare la colazione.
08.00 - lauta colazione per tutti e 4, Chiara mangia come un maiale, Alessio come un lupo, io mi ingozzo come un'oca e Anna becchetta come un uccellino.
09.00 - ci si prepara ad andare in spiaggia, lotta grecoromana tra pannolini, cacche, creme solari e capricci vari.
10.00 - tutti giù in spiaggia, se dice bene regna l'armonia, se dice male le bambine si prendono a palettate, morsi graffi e strilli. La metà delle volte ci dice bene, comunque.
11.30 - si risale in barca, si tenta senza successo di levare la sabbia fine come cipria dalle pieghe della pelle delle bambine e di docciarle tra urla disumane.
12.00 - le bambine mangiano, cioè Chiara mangia come un porcello e Anna sbocconcella qualcosa.
13.00 - le bambine vengono imbustate per il pisolino pomeridiano, in perfetta sincronizzazione. Giorni e giorni e giorni di lavoro paziente e certosino per raggiungere tale mirabile risultato hanno finalmente dato i loro frutti.
13.00/15.00 - le due paradisiache ore della giornata tutte per noi. Di solito Ale le impiega riparando l'ennesimo pezzo rotto della barca o pulendo o andando a pesca, io leggo, faccio il pane o non faccio niente, che resta di gran lunga la mia occupazione preferita.
15.00 - si svegliano le bambine, ci si prepara per andare in spiaggia. Urla feroci tra cacche pannolini costumi e creme solari.
16.00/18.00 - tutti in spiaggia, Anna si bagna un mignolo e poi un centimetro in più ogni 10 minuti, Chiara si getta a mare come se le acque dovessero dividersi al suo passaggio.
18.30 - cena, Chiara mangia come un suino, Anna mastica di malavoglia.
19.00 - Chiara viene posta nel letto e salutata. Si volta sulla pancia e si addormenta istantaneamente.
20.00 - Anna viene accompagnata a letto, lavaggio denti e riti vari, diverse favole, il latte e poi alla fine dorme anche lei.
21.00 - i due genitori si guardano increduli nel silenzio generale, poi cenano. Lavaggio piatti.
22.00 - in barca tutto tace, tutto è spento e tutti ronfano.
Nel cuore della notte la maggior parte delle volte Anna piomba nel nostro letto, tira spinge scalcia, io le lascio il posto e me ne vado a dormire con Chiara.
Fine della nostra giornata media!
domenica 1 marzo 2009
Cayo Limon

Rieccoci a Cayo Limon, in questo stupendo ancoraggio molto scenografico: sottili lingue di sabbia color crema si allungano nel mare, e le capanne che vi sono costruite in punta sembrano galleggiare sull'acqua. L'isola è molto adatta per le bambine, per via dell'acqua che per qualche misterioso gioco di correnti è molto calda e permette perciò lunghi bagni in mare prima di sentire i morsi del freddo. La baia è come sempre fitta di barche ma, anche qui per un trucco misterioso, a terra è sempre deserto e ci siamo sempre solo noi. E' evidente che gli altri equipaggi scendono su altre isole oppure in orari diversi dai nostri. La vita a bordo scorre tranquilla e ormai ben instradata, le bambine sono brave e la vita a bordo non pare più così faticosa come all'inizio, ma forse siamo noi che ci siamo semplicemente abituati, nemmeno la sveglia alle 06.00 pare più così brutale. In compenso alle 19.00 spaccate Chiara viene posta nella sua cuccetta a prua, baciata, salutata e la porta viene chiusa, la bambina si addormenta senza un lamento e così ha da essere. Anna segue alle 20.00. Meno bene sul fronte spannolinamento, come volevasi dimostrare l'episodio vasino di qualche giorno fa si è rivelato un fuoco di paglia, Anna si rifiuta di adottare l'oggetto tra le sue abitudini e continua a volere il suo pannolino. Ci ha spiegato che: a) il vasino non le piace b) il pannolino le piace c) non vuole diventare una bambina grande, lei è piccola e vuole rimanere piccola d) anche Chiara è piccola come lei e) è bello essere piccoli. No, decisamente non ci vuole uno psicologo per interpretare tutto questo. Io finora ho cambiato oltre 800 pannolini. Per la fine di marzo, saranno quasi 1300. Meno male che riusciamo a bruciarli ogni due giorni, altrimenti dovremmo issare bandiera gialla per pericolo di colera a bordo...
giovedì 26 febbraio 2009
Apocalypse now
Stamattina, il disastro. Anzi no. Il Disastro. Dopo aver acceso il motore, abbiamo sentito un rumore di slittamento di cinghie e dopo disamina della situazione, buio in viso, Ale ha sentenziato che c'era un grave problema all'alternatore del motore. Senza motore, non ci rimaneva altro che ritornare a Colon per le riparazioni del caso, visto che l'eolico da solo non basta a mantenere tutti i servizi, e dunque senza motore niente più frigo, luci e computer, oltre naturalmente a voler dire che si deve fare ogni manovra di entrata e uscita dalle isole esclusivamente a vela, che in questi posti di reef e bassi fondali non è uno scherzo. Ale ha prospettato che se non si fosse riusciti a porre rimedio, avremmo dovuto tornare a Colon per le riparazioni del caso... un pensiero sconfortante, per usare un eufemismo, perché ciò avrebbe voluto dire tornare al Marina di Shelter Bay per chissà quanto (qui è carnevale ed è comunque tutto fermo) affrontando poi i 3 giorni di bolina stretta per ritornare indietro... Un rapido consulto sul canale 68 del VHF e l'intera comunità dei velisti è arrivata in aiuto. Barca sventrata, sporco e utensili dappertutto, un generatore, un trapano e uomini sudati, lerci e concentrati a operare sul malato a cuore aperto. Le bimbe ed io, qualsiasi cosa facessimo e dovunque stessimo eravamo di intralcio, era tutto un "scusami devo passare, no scusami tu mi tolgo subito, Anna non toccare il seghetto, Chiara levati di lì!". La mattina me la sono cavata confinando le bambine a prua tra palline e animaletti, nel pomeriggio è arrivata Inma in gommone a soccorrermi, venendoci a prendere per andare in spiaggia, fingendo che fare una passeggiata fosse una sua assoluta e improrogabile necessità. Nel frattempo, gli uomini si scambiavano via radio consulenze, via gommone pezzi di ricambio e utensili vari, e l'attività a bordo ferveva. Quando sono tornata a bordo, il suono del motore in funzione mi è sembrata una musica dolcissima. Alessio era morto di stanchezza, io ero altrettanto stanca per la tensione della lunga giornata, e ce ne siamo andati a letto senza nemmeno cenare. Domani andiamo a Cayo Limon, spero che non si rompa più nulla, ne abbiamo abbastanza di rotture (in tutti i sensi)! Comunque è confermato che il velista medio in giro per il mondo è idraulico, elettricista, meccanico, carpentiere, falegname e, in alcuni casi, anche strizzacervelli!
mercoledì 25 febbraio 2009
Pelican day


Una splendida giornataaaaaa.... ieri giorno da ascrivere nel libro bianco, quello delle giornate dove tutto ingrana per il verso giusto. Beh, insomma, diciamo quasi tutto, visto che ieri sera il computer ha deciso di non volersi più riaccendere e dunque ho trascorso l'intera serata a caricare i programmi di navigazione sul computer di scorta, con relativi malumori e frustrazioni varie dovute ai vari malfunzionamenti di alcuni programmi la cui installazione è parecchio ostica. Dopo due ore di smanettamenti vari, con il computer di scorta più o meno funzionante almeno nelle sue funzioni vitali di carteggio e navigazione, Ale ha deciso di riprovare a riaccendere il computer principale che fno al quel momento non aveva dato il minimo segno di vita, e con mio sommo stupore e irritazione per la dispettosità dell'oggetto, il computer è ripartito come se nulla fosse, il bastardo. Io lo dico sempre che la sindrome di HAL esiste, sgrunt. Ale era tutto contento, tipo Fonzie quando dà un pugno sul juke box per farlo accendere. Yeah. Comunque, è stata una giornata di mare intenso per le bambine che si sono divertite con i loro amici, Anna ormai entra in acqua senza braccioli e la sua confidenza con l'acqua aumenta di giorno in giorno. Addormentamento in simultanea delle bambine subito dopo pranzo che per me ha sempre del miracoloso, poi le bimbe hanno dormito 3 ore (sic!), Ale è andato a pesca, e alle 15.30 siamo andati in spiaggia dove ci aspettavano gli amici con dei manicaretti di pesce cucinati alla griglia, mentre le bambine giocavano per conto loro in spiaggia, sotto l'occhio vigile delle ragazze Kuna grandi. Vita sociale insomma, che lusso! Dopo esserci rimpinzati ben bene, abbiamo fatto il periplo dell'isola e, orrore, fuori dalla capanna Kuna della famiglia che vive sulla punta opposta (l'isola è abitata da 3 famiglie Kuna in 3 abitazioni diverse) c'era un pellicano legato per la zampa. Dopo aver interrogato i Kuna su che cosa volessero farne, abbiamo appreso che ne avrebbero usato le ossa per farne una collana per una cerimonia. Io, sempre incline a non interferire con gli usi e costumi locali, ero già rassegnata a dolermi per il pellicano senza poter far nulla, con grande dispiacere, soprattutto dopo che Anna ha detto al pellicano "non piangele, poi la tua mamma viene a plendelti!", ma Inma non si è data per vinta e con vero spirito combattivo, da basca quale è lei, ha contrattato per la libertà del pellicano un gallone di acqua e dello zucchero, dopo di che è andata in barca, è tprnata con la merce per lo scambio e un paio di forbici e ha liberato il pellicano, che comunque dopo un giorno di terrore e di digiuno ha zoppicato sulla punta dell'isola senza trovare la forza di volare via. Spero solo che non lo ricatturino nuovamente, domani torneremo a controllare...
lunedì 23 febbraio 2009
Habemus eolicum!


L'eolico a poppa frulla di nuovo che è un piacere, in effetti avremmo bisogno dei pannelli solari per affrancarci completamente dalla schiavitù del motore per ircaricare le batterie ma siamo felici! Belle giornate qui a Cayo Holandes, Anna sguazza e gioca con i suoi nuovi amichetti Kuna ed è felice, e ne beneficia anche Chiara, finalmente libera dal controllo compulsivo che la sorella maggiore normalmente esercita su di lei e su tutte le sue azioni. Abbiamo regalato due maschere con boccaglio ai fratellini Kuna ed era tanto che non vedevo dei bambini così felici. I bambini Kuna non cessano di stupirmi per la loro socievolezza e la loro assoluta mancanza di senso del possesso, con loro è sempre un biancheggiar di denti e di sorrisi, non ho mai visto un lamento, un pianto o un capriccio. Tanto per fare un esempio, ieri la bimba Kuna, poco più grande di Anna, ha messo il piede su un riccio ed è tornata a terra con un piede ricoperto di aculei, ho lavorato di ago e pinzette un buon venti minuti per estrarle tutte le spine dal piede è lei è stata ammirevolmente stoica, si è lasciata fare tutto senza una lacrima e quando le chiedevo "ti fa male?" lei annuiva aprendosi in un sorriso che diceva "sì sì, fa un male bestia, ma pazienza, che ci vuoi fare, dai". Non ho potuto fare a meno di ringraziare il cielo, molto egoisticamente, che il piede non fosse quello di Anna, e non certo per materno senso di protezione, ma perché mia figlia avrebbe dovuto essere immobilizzata in una camicia di forza e avrebbe urlato come un maialino sgozzato! Oggi prima battuta di pesca di Alessio dopo l'ustione, le sue ferite sono ormai sufficientemente guarite per permettergli di bagnarsi, qualche giorno fa gli ho detto che se si fosse bagnato in mare e le avesse esposte al sole gli sarebbe rimasto il segno, ma mi ha risposto che non gliene frega nulla e che non ne poteva più di restare all'asciutto. E dunque oggi pesca grossa, speriamo che torni con un bel barracuda che possiamo essiccare al sole, perché ho scoperto che entrambe le bambine sono ghiottissime di "plosciutto di ballacuda", come lo chiama Anna. Comunque la notizia del giorno è che Anna oggi ha finalmente acconsentito a fare cacca e pipì nel vasino, non credevo ai miei occhi, e anche se, conoscendo la mia polla, aspetto a cantar vittoria. Certo però che sarebbe tipico di Anna: aspettare di essere spannolinata proprio appena dopo che abbiamo comprato altri 500 pannolini, ormai rassegnati!
sabato 21 febbraio 2009
Da Cartì a Cayo Holandes




Bene, meno male che volevo fare vita da spiaggia sempre nello stesso posto... da quando l'eolico si è rotto, abbiamo tenuto una media di uno spostamento ogni due giorni, in due settimane abbiamo cambiato 7 ancoraggi, e adesso vorrei palafittarmi in qualche bel posto. Al termine della giornata di l'altro ieri passata da sola con le bambine, tutte e tre chiuse in barca a Cartì, Ale mi ha ritrovata a sera sull'orlo di una crisi di nervi, ma se non altro è tornato carico come un cammello di mercanzie da Panama e soprattutto col prezioso pezzo dell'eolico. Speriamo funzioni, non abbiamo ancora avuto il tempo di montarlo. Il 19 febbraio, cioè oggi, volevamo essere a Cayo Holandes per partecipare al raduno di tutte le barche italiane (e di un bel po' di altre nazionalità) per una grande festa, e dunque ieri ci siamo affrettati a partire da Cartì verso Cayo Holandes. Peccato che siano 30 miglia, tutte col vento in faccia, e dunque ieri abbiamo fatto una prima tappa intermedia fermandoci a Salar. Navigazione tutta di bolina stretta, con la barca inclinata di 30 gradi, due mani di terzaroli (ovvero con la superficie della randa ridotta), vento con raffiche di 25 nodi e mare con onda. La navigazione di bolina con due bambine piccole non è nè facile nè divertente. Forse se non avessimo dovuto tirar bordi e cambiar mura (cioè dover cambiare l'inclinazione della barca prima da un lato e poi dall'altro, facendo una sorta di zig zag per risalire il vento contrario, per intenderci) le bambine avrebbero anche dormito, ma a ogni virata Chiara rischiava di rotolare da una parte all'altra e dovevo attutirne il rotolamento io, con il risultato che alla fine si è svegliata punto e basta, e mi sono ritrovata con due bambine a prua, rognose e sudate, che ballonzolavano da una parte all'altra della cabina come palle da bowling. Bolina eterna, umore nero. Oggi seconda tappa da Salar a Cayo Holandes, dove abbiamo ritrovato tanti amici e dove c'è una famiglia Kuna con 7 figli, dai 16 ai 2 anni. Dopo il primo momento di ritrosia, Anna ha giocato e si è divertita come una pazza con la bimba Kuna, mentre Chiara passava di braccio in braccio delle altre ragazze più grandi, dispensando grandi sorrisi a tutti. Credo che ci fermeremo un po' qui, ad Anna farà bene avere degli amichetti Kuna con cui giocare un po', e comunque io sento il bisogno di fermarmi e tirare i remi in barca (ah ah ah). Stasera c'è la grande festa, Ale e io ci siamo fatti staffetta, io sono scesa per prima e mi è toccata la parte della serata in cui tutti sono sobri e si fa un po' di conversazione, poi mi hanno riportato in barca ed è sceso Alessio, cui toccherà la parte della serata in cui tutti invece bevono come spugne e finiscono per fare il trenino cantando Brasil Brasil, in barba alla loro veneranda età. Prevedo per lui un hangover da paura quando domattina alle ore 06.30 in punto, precise come l'orologio atomico del Cern di Ginevra, le nostre figlie apriranno gli occhi, e un secondo dopo le ugole, e partiranno a mille per un'altra giornata alle San Blas, e la festa ce la faranno loro. Yeah!
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