mercoledì 31 agosto 2016

Vita da camper

Insomma, direte voi, allora è stato sempre tutto bello, tutto meraviglioso, nella perfetta armonia della Natura? Vi lascio con un po’ di numeri, e ognuno di voi tragga le sue conclusioni! 6000 (seimila) i chilometri percorsi dal nostro camper sulle strade della Nuova Zelanda, tutti alla guida di Alessio. 1080 (milleottanta) le stoviglie lavate da Alessio. 360 (trecentosessanta) i litigi tra le bambine. 45 (quarantacinque) i giorni di permanenza in camper. 30 (trenta) libri letti da ciascuna bambina in Nuova Zelanda, quasi un libro al giorno. 6 (sei) i metri di lunghezza del nostro camper. 5 (cinque) i gradi centigradi dentro il camper la mattina. 4 (quattro) le persone sempre insieme, tutto il giorno, tutti i giorni a tutte le ore. 2 (due) i metri quadrati calpestabili all’interno del camper. 1 (uno) lo spazio dove si cucina, si mangia e si dorme. 0 (zero) privacy. 0 (zero) omicidi. 0 (zero) divorzi. Grazie per esservi stretti nel camper con noi, amici. Alla prossima!

martedì 30 agosto 2016

Mi ricordo montagne verdi

Ah, le montagne. In questa celebrazione della Natura, dopo le verdi colline, le foreste pluviali e le spiagge sconfinate, potevano mancare le algide vette? Sono diverse dalle nostre Alpi, queste montagne neozelandesi. Chissà, forse perché sorgono direttamente dai mari o dai fiumi, come altrettante Veneri, e si specchiano direttamente in acqua, creando mondi speculari di rara bellezza. Alla fine del viaggio, ci rimane negli occhi e nel cuore l’immagine di queste montagne: sono quelle dentro di noi, quelle che non smettiamo mai di scalare.

lunedì 15 agosto 2016

Pandora

Avete presente Avatar? Bene, non è della modesta trama del film di Cameron che voglio parlare, ma di Pandora, il mondo alieno in cui si svolge quella storia. In questo mese e mezzo ho avuto più volte l’impressione di vivere su Pandora, ogni volta che ho messo piede in una delle meravigliose foreste pluviali millenarie che in Nuova Zelanda sono protette amorevolmente come neonati. La colonizzazione della Nuova Zelanda da parte dei Maori e, successivamente, quella ben più invasiva degli europei, ha portato cattive notizie per la flora nativa. Migliaia di alberi millenari, alcuni alti più di trenta metri e con tronchi della circonferenza di 8 metri, sono stati abbattuti per farne canoe, alberi di velieri e per aprire strade dentro il territorio selvaggio. Alcuni di questi alberi sono più vecchi delle nostre cattedrali europee, e quelli che sono rimasti, ormai protetti in sterminate foreste divenuti parchi nazionali, testimoniano un’epoca in cui in Nuova Zelanda erano padroni solo alberi e uccelli. E’ difficile descrivere la bellezza e la varietà di queste foreste pluviali, se non mettendo insieme tutto il nostro immaginario letterario, filmico, o più semplicemente archetipico: le foreste delle fiabe, gli alberi parlanti, gli elfi e i troll, e lui, l’Albero di Pandora. Mai, nella mia vita, ho sentito così forte un sentimento di reverenza, di gratitudine, di rispetto e di Amore verso l’immutabile, maestosa dignità di un albero millenario, testimone silenzioso della Storia.

domenica 7 agosto 2016

Cape Farewell

Oggi è stata una giornata meravigliosa. Come a volte mi capita, sento che le mie parole non possono restituire la magnificenza dello spettacolo che mi è stato offerto oggi da Cape Farewell. Forse le fotografie hanno una possibilità in più. Oggi la Natura mi ha dato una lezione. La Natura sa esser bella, e la bellezza è sempre una consolazione e anche una certezza, perché ciò che è così bello non può che esser cosa buona e giusta. Lo diceva anche Platone, e aveva ragione. La Natura sa esser grande, grandissima, immensa, ma la sua grandezza a volte è fatta di dettagli minuscoli come un granello di sabbia. La Natura sa esser paziente, scolpisce, modella, un secondo alla volta, un giorno alla volta. A volte cancella, poi paziente ricomincia, goccia dopo goccia, foglia dopo foglia. Oggi la Natura mi ha dato una lezione, ma io, già lo so, la scorderò. La scordo sempre. Fino alla prossima volta.

mercoledì 3 agosto 2016

Abel Tasman National Park

Chilometri, decine di chilometri di spiaggia vergine, immacolata. E’ lo scenario che mi si para davanti non appena la foresta pluviale si apre come un sipario davanti ai miei occhi. Per un attimo, chiudo gli occhi e immagino cosa sarebbe, da noi in Italì, di questo sconfinato paesaggio. Centinaia di ombrelloni tutti uguali, filari di lettini, ragazzi che giocano a racchettoni sulla spiaggia tra i Bagni Ondina e i Bagni Settebello. Chioschi, panini, gelati, giostrine per bambini, tappeti elastici, crema solare. Mozziconi di sigarette spenti nella sabbia. Oppure ville abusive a 20 metri dalla spiaggia, con una bella piscina e un praticello inglese strappato alla foresta centenaria che cresce appena dietro. Riapro gli occhi: in Nuova Zelanda tutto questo bendidio invece è uno dei tantissimi parchi nazionali protetti, non c’è nemmeno la strada per arrivarci in macchina. Appartiene tutto agli uccelli nativi, agli alberi centenari. Le uniche costruzioni sono le rocce modellate dal vento e dal mare. Non è patrimonio per pochi, ci si può andare: a piedi, però, e lasciando tutto come lo si è trovato. Guardo Anna che fa la ruota nell’immensità della spiaggia lasciata libera dalla bassa marea, e mi colpisce la portata del suo privilegio. Merito dei neozelandesi e dell’amore profondo che provano per la loro terra che non vogliono sfruttare, depauperare, devastare, su cui non vogliono fare soldi a tutti i costi. Per loro, questa integra e selvaggia bellezza non ha prezzo. Per tutto il resto, no, non c’è Mastercard.

venerdì 29 luglio 2016

Very well, Welly!

Siamo arrivati a Wellington, ultima tappa dell’isola del Nord prima di scendere al Sud. Welly, come la chiamano affettuosamente i suoi abitanti, è la capitale della Nuova Zelanda e vi si respira un’aria rilassata, amichevole e a misura d’uomo. E’ piena di localini, ristoranti o grandi spazi attrezzati dove ci si può sedere su una panchina a mangiare il proprio lunch in pace, oppure osservare le altre persone, oppure giocare a volano, o a scacchi. In mezzo a largo camminamento pedonale che sfocia in una piazza panoramica, c’è un campo da calcetto. Sulla passeggiata che costeggia il porto c’è un pianoforte colorato che chiunque può suonare. Sull’asfalto un gioco della campana. Un teatro che sembra una scatola di biscotti inglesi, lungo e stretto, fronteggia un grande museo moderno, interattivo, interessante, curato nei minimi particolari e… completamente gratuito. Welly è dotata di un’anima e di voce. E’ viva: respira. Si sente.

sabato 23 luglio 2016

Himatangi

Wow, il mare! Con tutto il verde di cui ci siamo riempiti gli occhi in questi giorni avevo quasi scordato che la Nuova Zelanda è un’isola. Ieri ci siamo accampati vicino al mare; dopo una nottata di vento furioso a 50 nodi (quasi 100 km/h) oggi abbiamo messo fuori il naso dal camper e ci siamo fatti strada attraverso un sentierino di arbusti e, oh, meraviglia, siamo sbucati su una duna di sabbia. Di fronte a noi c’è lui, l’oceano, che ruggisce possente, ancora arruffato dal vento notturno. Aspiro a pieni polmoni l’aria salmastra e guardo la spiaggia che corre a destra come a sinistra, infinita, a perdita d’occhio. Le bambine corrono a perdifiato. La schiuma del mare sembra panna montata a neve, resta in mano, solida e leggera. Non un’anima viva, non un’impronta. Come sempre, il mare ha cancellato tutto, dalla sera alla mattina, da una marea all’altra, e la spiaggia è sempre la stessa ma è nuova, pronta per un nuovo inizio e una nuova storia.

Tongariro, The Day After

Inutile dire che la mattina dopo, il vulcano e tutto il paesaggio circostante erano coperti da una bruma invernale. Visibilità zero. “Facciamo una passeggiatina, c’è solo un po’ di spray, magari andiamo per un tratto e poi torniamo”, ha proposto tutto garrulo e allegro Alessio. Abbiamo fatto ritorno al camper tra gli alti lai delle bambine, al massimo grado sulla famosa Scala di Lagnosità di Anne-Claire Violet, dopo ore di pioggia battente e ininterrotta che ha messo a dura prova tutta la nostra attrezzatura impermeabile. Tutt’intorno, un paesaggio lavico tormentato e dantesco. Altro che "spray"! Sono stupita che dopo 14 anni insieme, la parola “passeggiatina” pronunciata da Alessio non scateni ancora in me una reazione pavloviana di allarme rosso!

venerdì 22 luglio 2016

Tongariro -

Beh, se ci fosse un pesco fiorito in primo piano sembrerebbe il Giappone. Oggi la fine della giornata ci ha regalato la bellezza da cartolina delle pendici innevate del vulcano Tongariro, stagliate contro il blu del cielo, in mezzo a un paesaggio dai toni ocra e senape. Tempo mite e ideale per una passeggiata, ma è tardi e dobbiamo ancora sistemarci per la notte, dunque rimandiamo a domani. Il vecchio adagio dice che mai rimandare a domani quel che potresti fare oggi… Speriamo che ci dica bene: qui quando piove diluvia, e quando tira vento c’è bufera…

giovedì 21 luglio 2016

Waiotapu

“Toh, guarda, ci deve essere un incendio”. Alla faccia dell’incendio, penso. Oltre la vegetazione, un fumo denso e lattiginoso si leva dal terreno per chilometri, salendo al cielo in pigre volute. Macché, non è un incendio, si tratta di vaste caldere geotermali, ribollenti di pallido fango. Grandi bolle d’aria sulfurea emergono dalle viscere della terra e scoppiano con schizzi e getti spettacolari, a ricordarci che la Nuova Zelanda è terra di vulcani, e che sotto la sua superficie ordinata e rigogliosa arde un inferno di lava liquida. Una nebbiolina si alza da questo Stige di fango e conferisce al paesaggio un aspetto magico e un po’ spettrale. Uno spettacolare calderone di streghe. Dov'è la Strega dell'Ovest?

mercoledì 20 luglio 2016

Il Regno di OZ

E’ ufficiale: abbiamo lasciato il regno del blu e siamo entrati nella terra del verde. Il salto cromatico è netto, e se la Polinesia era azzurra, turchese, blu e di ogni sfumatura del blu, la Nuova Zelanda è verde, verde e ancora verde, ogni tono del verde possibile. Dappertutto e a perdita d’occhio, il paesaggio è tappezzato di colline di velluto verde e pascoli sconfinati, punteggiati di ovini e bovini che ruminano con placida felicità. Foreste di abeti imponenti si contendono gli spazi sterminati con le alte felci preistoriche, alberi di kauri e altri esponenti della flora nativa, mai visti altrove. Insomma, per farla breve noi quattro Viola abbiamo lasciato la terra Blu dei Munchkin e siamo entrati nella Città di Smeraldo, e ora guardiamo il paesaggio da dietro i nostri occhialini verdi. Un saluto da Karagahake da Dorothy, il Leone, lo Spaventapasseri e il Boscaiolo di Latta, e chissà chi è chi!

lunedì 18 luglio 2016

Auckland

Ci eravamo lasciati a Tahiti e, dopo due anni in cui la barca ha dormito sonni tranquilli a Wangharei, quest’anno ripartiamo da Auckland, dove siamo arrivati dopo un viaggio eterno durato quasi 40 ore (sic). Quest’anno, ve lo dico, niente barca, che è a Wangharei a farsi un lifting (letteralmente parlando, visto che motore e albero sono stati tirati su!). Eh no cari amici della Purple Family, quest'anno vi scrivo dal camper. Non che sia competamente diverso: anche in camper, così come in barca, c’è poco spazio, bisogna economizzare l’acqua e tenere sotto controllo lo stato delle batterie. e Proprio come in barca, Alessio è quello che si occupa di sempre di tutto e io quella che si lamenta sempre. La novità è che abbiamo il riscaldamento, perché se è vero che in barca ci siamo sempre andati al caldo, qui in NZ a luglio è INVERNO e fa freddo. E poi, c'è di nuovo che se urlo "ferma tutto, voglio scendere!", beh... questo è possibile! Volendo, c'è persino la tangenziale.