sabato 13 luglio 2013
Fish(erman)'s friends
"Mamma, posso avere un'altra banana?". Mi insospettisco, è già la terza che le bambine mi chiedono, e da quando in qua sono diventate così ghiotte di banane? E poi cos'è tutto questo silenzio in coperta? Sporgo la testa dal tambuccio, in tempo per vedere Chiara che stacca un pezzo della sua banana e lo getta in mare. Orrore, sprecare il cibo non va mai bene, ma in barca è considerato un peccato mortale. In risposta alla mia reprimenda, le bambine se ne escono con "Mamma, è pieno di pesci rosa qui sotto, mangiano qualsiasi cosa gli buttiamo, possiamo pescarne uno?". E' vero, sotto la barca è un affollarsi di parghi rosa, altrove sarebbero pesci buonissimi da mangiare, ma qui in Polinesia i pesci che vivono e si nutrono sui coralli sono spesso velenosi, ingeriscono massicce quantità di una tossina dei coralli che si chiama ciguatera, e mangiarli è una cattiva idea. "Bambine, non possiamo mangiarli, che cosa li peschiamo a fare?". Non c'è verso, come spesso succede le bambine insistono, e io decido che sarà una buona lezione. Estraggo amo e lenza, mettiamo l'esca e gettiamo. Tempo cinque secondi, e la lenza fila con uno strattone tra le mie dita, le bambine gridano di gioia ed eccitazione mentre tiriamo su un bel pargo. Guardiamo negli occhi il grosso pesce, mentre boccheggia impotente nel secchio. "Poverino..." dice Chiara. "Poverino..." fa eco Anna. "Già", dico, io laconica. Lo ributtiamo a mare, io chiedo: "Volete continuare a pescare?". "No", dice Anna. "No", dice Chiara. "Bene", dico io solennemente,"uccidere non è nè facile, nè divertente, quando lo si fa solo per divertimento". Per qualche giorno la faccenda è rimasta lì, a lievitare da qualche parte nella coscienza delle bambine. Ieri, durante la traversata per Hiva Oa, abbiamo pescato alla traina un bellissimo tonno pinne gialle, bello cicciotto, forse 8 o 9 chili: mentre Alessio cercava di arpionarlo con il raffio per issarlo in coperta, proprio all'ultimo secondo, il tonno si è slamato con un guizzo. "NOOOOOOOOOO!", abbiamo gridato Alessio e io, all'unisono. "Oh, che peccato..." ha detto ipocritamente Chiara, nascondendo a stento la sua intima soddisfazione per l'epilogo della nostra pesca. Poi ha chiosato filosoficamente: "Eh, pazienza: tornerà a farsi la sua vita, no?". "Già", ho risposto io, laconica per la seconda volta, pensando che, in fondo, alla fine tutto è sempre una questione di punti di vista.
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