sabato 13 luglio 2013
Fatu Hiva, Baia delle Vergini
Fatu Hiva, Baia di Hanavave, anche detta Baia delle Vergini. Per me, vince a mani basse il premio di baia più bella delle Marchesi, ed è anche la nostra ultima tappa marchesiana prima del grande salto verso l'arcipelago delle Tuamotu. L'abbiamo raggiunta dopo una bolina tranquilla da Hiva Oa, durante la quale abbiamo di nuovo provato la grande gioia di rivedere i delfini surfare a lungo sulla nostra prua. I tramonti sulla Baia delle Vergini sono i più spettacolari che io abbia mai visto, il sole riverbera di rosa e arancione i pinnacoli per i quali questa baia è famosa, e da cui ha preso il nome: leggenda vuole, infatti, che il nome di questa baia fosse inizialmente Baie des Verges (la baia delle verghe), per via dell'aspetto decisamente fallico dei suoi molti e imponenti pinnacoli. I missionari furono sufficientemente inorriditi da questo soprannome da aggiugere una "i" e tramutarla in Baie des Vierges. A ben guardare, su molti dei pinnacoli si possono scorgere fattezze umane, e su uno in particolare una specie di Monna Lisa, persin dotata di una verde chioma muschiosa, domina solennemente la baia come George Washington dal monte Rushmore. A terra, siamo stati accolti da un ritmo stentoreo di tamburi: l'intero villaggio stava provando le danze rituali polinesiane in preparazione dei grandi festeggiamenti del 14 luglio, e abbiamo potuto ammirare grandi e piccoli impegnati in difficili movimenti del bacino e in sinuosi ondeggiamenti di braccia, a tempo di percussioni. Veniva una gran voglia di provarcisi, se non fosse stato per il fatto che sono convinta che mi si sarebbe svitato il bacino oppure che sarei stata colpita da un accidentale colpo della strega. O forse, più che accidentale, dovrei dire... occidentale!
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