venerdì 28 giugno 2013

Tra 5 minuti in scena

Cari amici cinefili (e non!) della Purple Family, oggi devo fare una comunicazione estemporanea, diciamo che farò un uso privato di pubblico blog, o forse un uso pubblico di blog privato, a seconda dei punti di vista. Siamo infatti molto felici di annunciare che, seppur in piena estate e per breve tempo, ha finalmente visto la luce della distribuzione il film di cui Alessio ha fatto la direzione della fotografia, come sempre con zero mezzi ma tanta passione: si intitola "Tra 5 minuti in scena" e sarà in sala, non sappiamo per quanto tempo, a Milano (Apollo), Bologna (Rialto), Firenze (Principe), Genova (Sivori), Bergamo (Conca Verde), Sesto (Skypline), Padova (Astra), Trento (Astra), Torino (Ambrosio), e Roma (Alcazar). Secondo me è un bel film che vale il prezzo del suo biglietto, ma siccome ogni scarrafone è bello a mamma sua, l'unico modo che avete di farvi una vostra opinione è di andare a vederlo al cinema, il prima possibile, giacchè l'unica cosa certa è che rimarrà in sala fino a mercoledì 3 luglio e poi... chissà. Buona visione... qui a 'Ua Pou i cinema non ci sono, dunque saremo con voi con il pensiero... e l'immaginazione!

mercoledì 26 giugno 2013

'Ua Pou

Oggi intendevo risparmiarvi la mia solita quotidiana tiritera su quanto le isole Marchesi siano uniche, maestose, potenti, eccetera eccetera, ma è semplicemente impossibile non rendere omaggio alla bellezza entusiasmante dei pinnacoli svettanti verso il cielo di 'Ua Pou. A proposito di esperienze entusiasmanti, oggi siamo andati a nuotare in una piscina naturale formata da una cascata incastonata nella foresta tropicale, e se mi avessero detto che un giorno sarei emersa, in costume adamitico, da sotto una cascata ravviandomi i capelli bagnati, come in uno spot pubblicitario di una qualche bibita estiva, mi sarei fatta una risata. Era un posto meraviglioso e io ci sarei rimasta per ore, non fosse stato per i nugoli di ferocissime zanzare tigre che non attendevano altro che spolparci vivi. Ma quel bagno alla cascata ne valeva la pena, anche se dovessi grattarmi per una settimana! A proposito delle zanzare delle Marchesi - giacché qualche difetto queste isole devono pur avercelo - devo riportare, per dovere di cronaca, che prima di partire avevo messo in valigia una tonnellata di spray antizanzare, ma una telefonata di Alessio, alle Marchesi ormai da un mese, aveva messo in crisi le mie certezze. "Zanzare? Quali zanzare? Qui non ci sono zanzare!". "Nemmeno un pizzicoooooooo" aveva modulato in sottofondo Anna, un'amica comune in visita sulla barca. "Non c'è bisogno di tutto quello spray antizanzare!" era stata la conclusione di Alessio. E nonostante guide, blog vari di velisti e ogni altra fonte autorevole dicessero proprio il contrario, e sebbene mi sembrasse impossibile che delle isole tropicali piene di acqua e di vegetazione fossero prive di zanzare, io, come una principiante, come una novellina pur dopo 11 anni di vita insieme, ebbene sì, io gli ho creduto, ciecamente e senza riserve come solo l'amore induce a fare, e ho levato dalla valigia l'antizanzare. Qui una bottiglietta di antizanzare costa come un flacone di Chanel no 5. Ovviamente le Marchesi pullulano letteralmente di zanzare tigre e di voracissimi "nono", le cui punture prudono intollerabilmente per giorni e giorni, inducendo furiosi grattamenti, soprattutto notturni. L'unica mia consolazione è che mi mangio le unghie, altrimenti mi sarei già spellata viva da sola. "Nemmeno un pizzicoooooooooooooooooo"!

domenica 23 giugno 2013

Aiò!

Siamo arrivati alla Baia di Hakatea. Care amiche geologhe, le Marchesi sarebbero il vostro paradiso. Non ho mai visto in vita mia una baia più grandiosa e spettacolare di questa, si tratta di un ancoraggio chiuso all'interno di un cratere, circondato da montagne alte almeno 800 metri, che conferiscono a questo posto un'aura di severità e maestosità del tutto particolare. Ieri ci siamo inoltrati nella foresta per una passeggiata di un paio d'ore, dentro un profondo canyon, alla ricerca di una buona veduta sulla cascata di Vaipo, la più alta della Polinesia con i suoi 350 metri di caduta verticale. Mi spiace solo di non aver potuto godere per niente della magnifica passeggiata nella foresta, dal momento che mi sono beccata una bella febbre tropicale (dengue?) e già dal pomeriggio mi sentivo debole e febbricitante, desiderosa solo di sdraiarmi in cuccetta e assai poco interessata alle bellezze paesaggistiche che mi si aprivano davanti. Oggi muoveremo verso 'Ua Pou, e a questo proposito vorrei aprire una parentesi sulla lingua polinesiana, che ha un suono tanto dolce e melodioso, quanto impossibile da memorizzare. Avevo sempre creduto di avere un buon orecchio per le lingue straniere, ma la battaglia con il polinesiano è semplicemente impari. Per darvi un'idea, vi dico che finora le tappe del nostro viaggio hanno toccato Taiohae, Taipivai, Anaho, Hatieu, Hakaui e Hakatea. Nell'isola di 'Ua Pou, dove siamo diretti, ci sono Hakaethau, Haakuti, Hakamaii, Hikeu, Hakatao, Hakahau e Hakanui. Nell'isola di Hiva Oa, ci sono Hanatekuua, Hanapaaoa, Hanaiapa, Hanaevane, Hanamoenoa e Hanamenino. "Mi scusi" si dice "E'e, aue ho'i e". "Non capisco" si dice "Aita i ta'a ia'u". "Il mio nome è" si dice "To'u i'oa 'o". Le amiche e gli amici sardi saranno felici di sapere che "sì" si dice "E, 'oia". Aiò, ragazzi!

mercoledì 19 giugno 2013

Dal fruttivendolo a Anaho Bay

Terzo giorno consecutivo ad Anaho Bay, è difficile decidersi a lasciare questo ancoraggio così particolare. Alessio è convinto che sia l'ancoraggio più bello delle Marchesi e ogni giorno rimanda la partenza verso la prossima isola. Ieri è stata una giornata speciale: abbiamo seguito un sentiero che, lasciate le calette di sabbia bianca, saliva dolcemente verso un colle, offrendoci vedute aeree e spettacolari della baia sottostante. Dopo un'oretta abbondante di camminata abbiamo raggiunto una piantagione sulla sommità, oltre la quale una distesa di erba verde, a mo' di prato inglese, diradava verso una spiaggia vastissima e completamente deserta. Abbiamo acquistato chili di ortaggi e frutta alla piantagione e le bambine hanno fatto il tragitto di ritorno su un docile cavallo che era stato caricato di tutta la nostra spesa. Mentre le guardavo caracollare sul basto, con i loro visini aperti in grandi sorrisi, con la baia incorniciata di montagne sullo sfondo, sono stata colta da una strana sensazione di deja vu mista a irrealtà: mi sembrava di guardare due facce di una stessa medaglia, stranamente sovrapposte: in fondo, ieri siamo semplicemente andati dal fruttivendolo, abbiamo fatto la spesa, abbiamo caricato bambine e sacchetti sul mezzo, e lo abbiamo guidato fino a casa. Questo, per quanto riguarda il deja vu. E ci abbiamo messo 4 ore, senza stress, fretta, code, inquinamento, conflitti e affannosa ricerca della fidaty card: questo, per quanto riguarda il senso di irrealtà!

domenica 16 giugno 2013

Anaho Bay

Oggi abbiamo raggiunto la meravigliosa Anaho Bay in circa 5 ore di navigazione su onde incrociate, a ridosso di alte e severe scogliere contro cui frangeva un mare confuso e agitato. La navigazione, che sulla carta era una di quelle da sicuro mal di mare, ci ha regalato invece solo grandi emozioni: sono infatti arrivati a surfare sulla nostra prua dapprima i delfini, che hanno deliziato le bambine con le loro acrobazie sincronizzate, e in seguito siamo stati circondati da una ventina di peponocefali, che speravamo moltissimo di avvistare, visto che il mare circostante Nuku Hiva è famoso per essere un luogo di raduno di questi cetacei. Anaho Bay è un paradiso terrestre: la baia penetra profondamente tra quinte di montagne maestose e vellutate di verde, e termina in una insenatura con una ampia spiaggia. E' possibile arrivare in questo posto solo via mare, oppure con una camminata nella foresta di un'ora e mezza. Alcuni locali vengono qui a cavallo. E' molto difficile descrivere la sensazione di fascino, magia e anche soggezione che i paesaggi offerti dalle Marchesi ispirano: queste isole si elevano a picco sul mare in una sinfonia di picchi, pinnacoli, ripide scogliere, gole e costoni, completamente ammantate di un verde brillante e a tratti quasi irreale. Su questa terra generosa crescono boschi di pini, foreste di acacie e ogni genere di pianta fiorita, oltre a alberi di mango grandi come querce secolari. Da nessuna parte come qui, alle Marchesi, ho compreso meglio il significato della parola "lussureggiante": basta allungare la mano per cogliere un frutto o un fiore. Insomma, sarebbe un Eden perfetto... se solo ci crescessero anche i meli!

giovedì 13 giugno 2013

Il pulcino delle Marchesi

Nuku Hiva, isole Marchesi. Pare incredibile essere qui, in mezzo al Pacifico, dopo un viaggio no stop durato quasi due giorni, con 3 scali e 3 aerei diversi. Alesso, lui, c’è arrivato in 18 di traversata a vela e in solitaria dalle Galapagos, 3000 miglia (cioè quasi 6000 chilometri!) nel blu dipinto di blu del Pacifico. Il viaggio, anche se eterno, sarebbe andato liscio come l’olio, se non fosse per il fatto che entrambe le mie valigie sono andate disperse a Parigi, nella coincidenza strettissima tra due dei miei tre voli. Mentre correvamo a perdifiato tra i vari terminal (la corsa in aeroporto è un grande classico dei miei voli intercontinentali con le bambine), e una voce nella mia testa scandiva “Run, Forrest, RUN!”, sapevo che forse NOI ce l’avremmo fatta a prendere quell’aereo per Papeete, ma le mie valigie di certo no. E così, eccoci qua, in una baia incorniciata da montagne ammantate di verde, di fronte a un’isola ricoperta di foreste di pini e di acacie, attraversata da gole profonde e paesaggi mozzafiato. Ma ci sarà tempo per parlare della verde bellezza delle Marchesi, perché oggi voglio parlare di altro. Da tre giorni abbiamo un nuovo membro dell’equipaggio: si tratta di un esemplare poco più che implume di Gallus Gallus Domesticus, alias pulcino Pio, trovato disperso e pigolante in un angolo di strada e imbarcato tra le grida di gioia delle bambine e un sospiro di rassegnazione di Alessio. E così, dopo aver resistito a Milano per anni alla richiesta di avere cani, gatti, criceti e pesci rossi, alla fine abbiamo capitolato adottando una gallina e per giunta in barca. Forse era destino, mia mamma in fondo me lo aveva sempre pronosticato che per tutti i miei sbriciolamenti mi ci sarebbe voluta una gallina! Pio, oltre a essere piccolissimo, è anche zoppo: si è fatto male a una zampina dopo essere evaso dalla sua cuccetta durante le due ore che ha trascorso in barca da solo. Al nostro ritorno in barca lo abbiamo trovato riverso in pozzetto in fin di vita, dopo che era precipitato da mezzo metro ed era rimasto per ore sotto il sole cocente, incapace di rialzarsi sulla zampa offesa. Da allora, abbiamo deciso che lo avremmo portato con noi ogni volta che fossimo scesi a terra, e ora passeggiamo, facciamo la spesa e giriamo per Tahioae con un pulcino strepitante al seguito. Pio emette due pigolii al secondo, per tutta la giornata, ininterrottamente. Col calar del buio si spegne di colpo e cade addormentato fino al sorgere del sole (non per niente è una gallina!), quando riprende il suo pigolio ininterrotto e sveglia tutta la barca: e questo accade alle 06.00 del mattino. Resta da vedere che cosa faremo di lui nei prossimi giorni: siamo infatti in partenza per circumnavigare Nuku Hiva, e Pio non è ancora in grado di camminare e nutrirsi da solo. Forse potremo liberarlo a Hiva Hoa, se per allora avrà raggiunto una discreta autosufficienza, prima del nostro salto verso le isole Tuamotu (400 miglia, ovvero 3 giorni di navigazione). Pìopìopìopìopìopìopìopìopìopìopìo!