giovedì 26 febbraio 2009

Apocalypse now

Stamattina, il disastro. Anzi no. Il Disastro. Dopo aver acceso il motore, abbiamo sentito un rumore di slittamento di cinghie e dopo disamina della situazione, buio in viso, Ale ha sentenziato che c'era un grave problema all'alternatore del motore. Senza motore, non ci rimaneva altro che ritornare a Colon per le riparazioni del caso, visto che l'eolico da solo non basta a mantenere tutti i servizi, e dunque senza motore niente più frigo, luci e computer, oltre naturalmente a voler dire che si deve fare ogni manovra di entrata e uscita dalle isole esclusivamente a vela, che in questi posti di reef e bassi fondali non è uno scherzo. Ale ha prospettato che se non si fosse riusciti a porre rimedio, avremmo dovuto tornare a Colon per le riparazioni del caso... un pensiero sconfortante, per usare un eufemismo, perché ciò avrebbe voluto dire tornare al Marina di Shelter Bay per chissà quanto (qui è carnevale ed è comunque tutto fermo) affrontando poi i 3 giorni di bolina stretta per ritornare indietro... Un rapido consulto sul canale 68 del VHF e l'intera comunità dei velisti è arrivata in aiuto. Barca sventrata, sporco e utensili dappertutto, un generatore, un trapano e uomini sudati, lerci e concentrati a operare sul malato a cuore aperto. Le bimbe ed io, qualsiasi cosa facessimo e dovunque stessimo eravamo di intralcio, era tutto un "scusami devo passare, no scusami tu mi tolgo subito, Anna non toccare il seghetto, Chiara levati di lì!". La mattina me la sono cavata confinando le bambine a prua tra palline e animaletti, nel pomeriggio è arrivata Inma in gommone a soccorrermi, venendoci a prendere per andare in spiaggia, fingendo che fare una passeggiata fosse una sua assoluta e improrogabile necessità. Nel frattempo, gli uomini si scambiavano via radio consulenze, via gommone pezzi di ricambio e utensili vari, e l'attività a bordo ferveva. Quando sono tornata a bordo, il suono del motore in funzione mi è sembrata una musica dolcissima. Alessio era morto di stanchezza, io ero altrettanto stanca per la tensione della lunga giornata, e ce ne siamo andati a letto senza nemmeno cenare. Domani andiamo a Cayo Limon, spero che non si rompa più nulla, ne abbiamo abbastanza di rotture (in tutti i sensi)! Comunque è confermato che il velista medio in giro per il mondo è idraulico, elettricista, meccanico, carpentiere, falegname e, in alcuni casi, anche strizzacervelli!

mercoledì 25 febbraio 2009

Pelican day




Una splendida giornataaaaaa.... ieri giorno da ascrivere nel libro bianco, quello delle giornate dove tutto ingrana per il verso giusto. Beh, insomma, diciamo quasi tutto, visto che ieri sera il computer ha deciso di non volersi più riaccendere e dunque ho trascorso l'intera serata a caricare i programmi di navigazione sul computer di scorta, con relativi malumori e frustrazioni varie dovute ai vari malfunzionamenti di alcuni programmi la cui installazione è parecchio ostica. Dopo due ore di smanettamenti vari, con il computer di scorta più o meno funzionante almeno nelle sue funzioni vitali di carteggio e navigazione, Ale ha deciso di riprovare a riaccendere il computer principale che fno al quel momento non aveva dato il minimo segno di vita, e con mio sommo stupore e irritazione per la dispettosità dell'oggetto, il computer è ripartito come se nulla fosse, il bastardo. Io lo dico sempre che la sindrome di HAL esiste, sgrunt. Ale era tutto contento, tipo Fonzie quando dà un pugno sul juke box per farlo accendere. Yeah. Comunque, è stata una giornata di mare intenso per le bambine che si sono divertite con i loro amici, Anna ormai entra in acqua senza braccioli e la sua confidenza con l'acqua aumenta di giorno in giorno. Addormentamento in simultanea delle bambine subito dopo pranzo che per me ha sempre del miracoloso, poi le bimbe hanno dormito 3 ore (sic!), Ale è andato a pesca, e alle 15.30 siamo andati in spiaggia dove ci aspettavano gli amici con dei manicaretti di pesce cucinati alla griglia, mentre le bambine giocavano per conto loro in spiaggia, sotto l'occhio vigile delle ragazze Kuna grandi. Vita sociale insomma, che lusso! Dopo esserci rimpinzati ben bene, abbiamo fatto il periplo dell'isola e, orrore, fuori dalla capanna Kuna della famiglia che vive sulla punta opposta (l'isola è abitata da 3 famiglie Kuna in 3 abitazioni diverse) c'era un pellicano legato per la zampa. Dopo aver interrogato i Kuna su che cosa volessero farne, abbiamo appreso che ne avrebbero usato le ossa per farne una collana per una cerimonia. Io, sempre incline a non interferire con gli usi e costumi locali, ero già rassegnata a dolermi per il pellicano senza poter far nulla, con grande dispiacere, soprattutto dopo che Anna ha detto al pellicano "non piangele, poi la tua mamma viene a plendelti!", ma Inma non si è data per vinta e con vero spirito combattivo, da basca quale è lei, ha contrattato per la libertà del pellicano un gallone di acqua e dello zucchero, dopo di che è andata in barca, è tprnata con la merce per lo scambio e un paio di forbici e ha liberato il pellicano, che comunque dopo un giorno di terrore e di digiuno ha zoppicato sulla punta dell'isola senza trovare la forza di volare via. Spero solo che non lo ricatturino nuovamente, domani torneremo a controllare...

lunedì 23 febbraio 2009

Habemus eolicum!




L'eolico a poppa frulla di nuovo che è un piacere, in effetti avremmo bisogno dei pannelli solari per affrancarci completamente dalla schiavitù del motore per ircaricare le batterie ma siamo felici! Belle giornate qui a Cayo Holandes, Anna sguazza e gioca con i suoi nuovi amichetti Kuna ed è felice, e ne beneficia anche Chiara, finalmente libera dal controllo compulsivo che la sorella maggiore normalmente esercita su di lei e su tutte le sue azioni. Abbiamo regalato due maschere con boccaglio ai fratellini Kuna ed era tanto che non vedevo dei bambini così felici. I bambini Kuna non cessano di stupirmi per la loro socievolezza e la loro assoluta mancanza di senso del possesso, con loro è sempre un biancheggiar di denti e di sorrisi, non ho mai visto un lamento, un pianto o un capriccio. Tanto per fare un esempio, ieri la bimba Kuna, poco più grande di Anna, ha messo il piede su un riccio ed è tornata a terra con un piede ricoperto di aculei, ho lavorato di ago e pinzette un buon venti minuti per estrarle tutte le spine dal piede è lei è stata ammirevolmente stoica, si è lasciata fare tutto senza una lacrima e quando le chiedevo "ti fa male?" lei annuiva aprendosi in un sorriso che diceva "sì sì, fa un male bestia, ma pazienza, che ci vuoi fare, dai". Non ho potuto fare a meno di ringraziare il cielo, molto egoisticamente, che il piede non fosse quello di Anna, e non certo per materno senso di protezione, ma perché mia figlia avrebbe dovuto essere immobilizzata in una camicia di forza e avrebbe urlato come un maialino sgozzato! Oggi prima battuta di pesca di Alessio dopo l'ustione, le sue ferite sono ormai sufficientemente guarite per permettergli di bagnarsi, qualche giorno fa gli ho detto che se si fosse bagnato in mare e le avesse esposte al sole gli sarebbe rimasto il segno, ma mi ha risposto che non gliene frega nulla e che non ne poteva più di restare all'asciutto. E dunque oggi pesca grossa, speriamo che torni con un bel barracuda che possiamo essiccare al sole, perché ho scoperto che entrambe le bambine sono ghiottissime di "plosciutto di ballacuda", come lo chiama Anna. Comunque la notizia del giorno è che Anna oggi ha finalmente acconsentito a fare cacca e pipì nel vasino, non credevo ai miei occhi, e anche se, conoscendo la mia polla, aspetto a cantar vittoria. Certo però che sarebbe tipico di Anna: aspettare di essere spannolinata proprio appena dopo che abbiamo comprato altri 500 pannolini, ormai rassegnati!

sabato 21 febbraio 2009

Da Cartì a Cayo Holandes








Bene, meno male che volevo fare vita da spiaggia sempre nello stesso posto... da quando l'eolico si è rotto, abbiamo tenuto una media di uno spostamento ogni due giorni, in due settimane abbiamo cambiato 7 ancoraggi, e adesso vorrei palafittarmi in qualche bel posto. Al termine della giornata di l'altro ieri passata da sola con le bambine, tutte e tre chiuse in barca a Cartì, Ale mi ha ritrovata a sera sull'orlo di una crisi di nervi, ma se non altro è tornato carico come un cammello di mercanzie da Panama e soprattutto col prezioso pezzo dell'eolico. Speriamo funzioni, non abbiamo ancora avuto il tempo di montarlo. Il 19 febbraio, cioè oggi, volevamo essere a Cayo Holandes per partecipare al raduno di tutte le barche italiane (e di un bel po' di altre nazionalità) per una grande festa, e dunque ieri ci siamo affrettati a partire da Cartì verso Cayo Holandes. Peccato che siano 30 miglia, tutte col vento in faccia, e dunque ieri abbiamo fatto una prima tappa intermedia fermandoci a Salar. Navigazione tutta di bolina stretta, con la barca inclinata di 30 gradi, due mani di terzaroli (ovvero con la superficie della randa ridotta), vento con raffiche di 25 nodi e mare con onda. La navigazione di bolina con due bambine piccole non è nè facile nè divertente. Forse se non avessimo dovuto tirar bordi e cambiar mura (cioè dover cambiare l'inclinazione della barca prima da un lato e poi dall'altro, facendo una sorta di zig zag per risalire il vento contrario, per intenderci) le bambine avrebbero anche dormito, ma a ogni virata Chiara rischiava di rotolare da una parte all'altra e dovevo attutirne il rotolamento io, con il risultato che alla fine si è svegliata punto e basta, e mi sono ritrovata con due bambine a prua, rognose e sudate, che ballonzolavano da una parte all'altra della cabina come palle da bowling. Bolina eterna, umore nero. Oggi seconda tappa da Salar a Cayo Holandes, dove abbiamo ritrovato tanti amici e dove c'è una famiglia Kuna con 7 figli, dai 16 ai 2 anni. Dopo il primo momento di ritrosia, Anna ha giocato e si è divertita come una pazza con la bimba Kuna, mentre Chiara passava di braccio in braccio delle altre ragazze più grandi, dispensando grandi sorrisi a tutti. Credo che ci fermeremo un po' qui, ad Anna farà bene avere degli amichetti Kuna con cui giocare un po', e comunque io sento il bisogno di fermarmi e tirare i remi in barca (ah ah ah). Stasera c'è la grande festa, Ale e io ci siamo fatti staffetta, io sono scesa per prima e mi è toccata la parte della serata in cui tutti sono sobri e si fa un po' di conversazione, poi mi hanno riportato in barca ed è sceso Alessio, cui toccherà la parte della serata in cui tutti invece bevono come spugne e finiscono per fare il trenino cantando Brasil Brasil, in barba alla loro veneranda età. Prevedo per lui un hangover da paura quando domattina alle ore 06.30 in punto, precise come l'orologio atomico del Cern di Ginevra, le nostre figlie apriranno gli occhi, e un secondo dopo le ugole, e partiranno a mille per un'altra giornata alle San Blas, e la festa ce la faranno loro. Yeah!

mercoledì 18 febbraio 2009

Salar, Cartì e la 24 di Le Woman







Eccoci! Alessio è andato a Panama, sono venuti a prenderlo stamattina alle 07.00 col caiucco per portarlo all'aeroporto ove incontrerà, si spera, il tassista che lo deve portare a Panama dove, in corsa contro il tempo, dovrà ritirare presso la FedEx il nostro prezioso pezzo di ricambio, poi svaligiare un supermercato (400 pannolini, 10 scatole di formaggini, olio, burro, biscotti eccetera eccetera, poi andare alla ricerca di un adattatore usb/presa seriale che ci serve per ricevere gli sms via iridium (quando Iridium avrà ripristinato il servizio, visto che pare che uno dei loro satelliti sia entrato in collisione con un satellite russo, ci deve essere un traffico stile tangenziale lassù in orbita, ormai) e infine farsi un giro dal ferramenta per ricambi vari, il tutto in 4 ore... la vedo molto dura, i tempi sono troppo stretti. Nel frattempo io sono qui, in barca, a Cartì, tutto il giorno da sola con le bambine che finora sono state abbastanza buone. L'altro ieri tranquilla navigazione verso la nostra meta intermedia che era Salar, che è un'isola meravigliosa dove voglio assolutamente tornare, è forse il posto più bello che ho visto finora, peccato essersela potuta godere solo per poche ore perché il trasferimento per Cartì era obbligatorio il giorno dopo, vale a dire ieri. Cartì è un gruppo di isole fittamente abitate, ieri abbiamo camminato per le strettissime calli tra decine di capanne di paglia, le donne mostrano ancora i loro vestiti tradizionali e la lunga linea nera che accentua la lunghezza del naso (qui il naso lungo è un segno di grande bellezza, tiè!, e viene perciò valorizzato con una linea nera e uno spesso anello d'oro che perfora il setto centrale delle narici) si respira ancora molto attaccamento alla tradizione, nonostante il progresso continui anche qui la sua avanzata inarrestabile, ad esempio molti hanno il cellulare anche se poi molti di loro non hanno l'energia elettrica per caricarlo! L'interno delle capanne di paglia è molto basic, pavimento di terra battuta, singolo camerone per tutta la famiglia (numerosa!) e svariate amache appese per dormire, focolare per cucinare, niente bagno (c'è il mare...). In confronto, Narganà sembra una metropoli ultramoderna, e mi è sempre più chiaro il conflitto interno tra i Kuna che vogliono mantenere la loro tradizione intatta (ieri mi sono fatta tradurre un cartello che diceva: "il popolo che perde la sua tradizione, perde la sua anima") e quelli che vorrebbero il progresso e più guadagni... è sempre la solita storia, direi. Molto interessante, avrei voluto fare delle foto, però mi faccio scrupolo a portare la macchina fotografica, mi sembra di mancare di rispetto a questa gente, come se fossi un turista allo zoo. Sul fronte bambine, devo riportare che oggi, mentre lavavo Anna in coperta, mi sono sentita toccare e mi sono voltata, e con mio sommo orrore era Chiara. E da dove si era materializzata, visto che l'avevo lasciata "al sicuro" sottocoperta? E' apparso dunque lampante che Chiara ha imparato a scalare la scaletta che porta da sotto a sopra coperta, si tratta di una scala quasi verticale di 6 gradini e circa 2 metri di altezza che Chiara sale e scende con disinvoltura... le due sorelle appaiono sempre più diverse nell'aspetto e nel carattere, Anna è la quintessenza della prudenza (per usare un understatement!), Chiara non conosce la paura e va tenuta costantemente sotto controllo. Chi va piano va sano e lontano è il motto di Anna, Volli, sempre volli, fortissimamente volli quello della mia figlia minore...

domenica 15 febbraio 2009

A Cangombia, pensieri e propositi

A volte, rileggendo i miei vecchi post di questo blog, mi rendo conto che la cronaca di questa esperienza appare in qualche modo filtrata, come se i suoi estremi fossero tagliati, i bassi e gli acuti attutiti, i rumori di sottofondo eliminati. In realtà questo lavoro di post produzione è inconscio, e ci sono più motivi alla base. Il più importante tra tutti è che nei momenti di vera bellezza, purezza e perfezione e, parimenti, in quelli dove uno spleen cosmico e una noia mortale mi sommergono in ondate di infelicità, non ho nessuna voglia di scrivere un blog. I momenti di gioia vera, dove tutto mi pare buono e giusto e produce un bel suono di ingranaggio ben oliato, e quelli di lacrime dove mi sento imprigionata in una dimensione che non mi appartiene, hanno il tempo di depositare, di sedimentare e venire filtrati dalla vita reale, che è in effetti un filtro molto efficace. Il secondo motivo è che, a differenza della mia vita da velista pre-bambine, io conduco ora un'esistenza molto poco contemplativa e molto pratica. Non trovo il tempo necessario per l'autoanalisi e dunque vivo e basta, senza chiedermi molti perché, nel bene e nel male. Mi rendo conto che in questi scritti lo spazio dedicato alle bambine è preponderante ma è giusto così, perché questo corrisponde, almeno nel mio vissuto, al vero: le bimbe e il nostro rapporto con loro dilagano dappertutto in questa esperienza, riempiono ogni interstizio fisico e mentale della mia vita. Le emozioni evaporano come neve al sole, ma le bambine sono reali. E dunque diamo un taglio a questo pippone e passiamo a cose più concrete, ieri la giornata era cominciata malissimo, le bambine si sono alzate alle 06.00, poi l'anguria è esplosa liquefacendosi completamente e impregnando la cuccetta superiore in quadrato, un disastro, Alessio ha smontato tutto mettendo a soqquadro i già pochi spazi in quadrato a disposizione, le bambine sono state rognose tutta la mattina, Anna ha cominciato a lagnarsi che voleva tornare in barca 5 minuti dopo essere andati in spiaggia, Chiara aveva sonno e fame e ilcielosolosacosa e voleva stare soltanto in braccio, e le citras, i fastidiosissimi mosquitos delle San Blas, ci spolpavano vive. Alessio lavava al pozzo lenzuola, fodere e telini antirollio e io ero STUFA. Nel pomeriggio la giornata si è però rialzata, Anna ha finalmente imparato a nuotare da sola con i braccioli e questo l'ha riempita di soddisfazione, e insomma siamo arrivati a sera contenti e dunque pari e patta. Appunto, come dicevo, miseria e felicità si alternano e dunque alla fine si annullano tra di loro. Oggi ci spostiamo a Salar, e domani a Cartì, dove martedì Alessio scenderà a terra e mi lascerà da sola tutto il giorno, in barca, con le bambine. Aaaaarghh.

sabato 14 febbraio 2009

Da Narganà a Cangombia

Ieri e l'altro ieri siamo stati a Narganà per poter fare gasolio e consultare il sito della FedEx al nuovo internet point, che altro non è che un'aula della scuola locale. Come sempre Narganà tracima di bellissimi bambini, tutti sorridenti e socievoli, attirati dalle bambine come mosche dal miele. Narganà era in emergenza acqua da svariati giorni, perché qualche genio ha ancorato vicino al condotto sottomarino dell'acquedotto salvo poi arare, e dunque l'ancora ha strappato via tutto. C'era dunque un gran precipitarsi di gente con taniche a ogni minimo cenno di disponibilità idrica. Se a questo si aggiunge che i barconi che provengono dalla costa, e approvvigionano l'isola di frutta e verdura, non avevano potuto viaggiare per giorni a causa del tempo e del mare grosso, si ha un'idea dell'arrembaggio ai negozietti al minimo accenno di arrivo di qualsiasi merce! Noi comunque siamo riusciti a fare gasolio e a consultare lo stato della nostra spedizione via internet, e dunque missione compiuta. A proposito di internet, nonostante una connessione lentissima che ci ha permesso poco più che la consultazione delle rispettive poste elettroniche (caricare foto sul blog o persino spedirle via email si è rivelata un'impresa del tutto utopistica vista la lentezza della connessione), mi ci sono attaccata come un alcolizzato si attacca alla bottiglia, e anche se era tutto lentissimo ho apprezzato ugualmente. Che ci posso fare se sono technology addicted! Nel pomeriggio abbiamo deciso di rispostarci su Cangombia, dove siamo ora soli soletti. Poco prima di salpare ci è riuscita la miracolosa impresa di addormentare entrambe le bambine contemporaneamente, il che mi ha permesso di tornare un po' al timone e di godermi una bella navigazione completa anche di birretta e patatine all'ombra della randa, come ai vecchi tempi! Non era mai accaduto finora che io potessi partecipare alle manovre in alcun modo, avendo io sempre avuto in navigazione come minimo una bambina sveglia cui badare. Che lusso, e che bellezza, me la sono proprio goduta. Adesso ci resta da organizzare il viaggio di Alessio a Panama per recuperare il nostro pezzo dell'eolico e fare un po' di spesa grossa (altre centinaia di pannolini, ad esempio, visto che Anna continua a rifiutare pervicacemente lo spannolinamento, e visto che ormai non si contano più le cacche e le pipì che ho pulito su questa barca nel tentativo di venirne a capo!). Le possibilità sono due, o l'aeroplanino, che vorrebbe dire un'assenza di Ale per 24 ore, durante le quali sarei confinata in barca con le due belve da sola, giornata già da me soprannominata la 24 ore di Le Woman. Oppure un taxi in giornata da Cartì, però dicono che l'ancoraggio là non sia dei migliori. Vedremo, in compenso il carnevale avanza e dunque bisogna muoversi perché la prossima settimana si fermerà tutto. Alessio preferirebbe andare in aereo a Panama, io invece sarei favorevole alla soluzione taxi. Dipenderà tutto dalla disponibilità dell'aeroplanino suppongo, visto che in tempo di carnevale i posti non si trovano mai... seguiranno aggiornamenti.

martedì 10 febbraio 2009

Ultimo giorno a Cangombia


Ecco, lo sapevo. Abbiamo necessità di tornare a Narganà per fare gasolio, e proprio adesso che dobbiamo andarcene, Cangombia si è svuotata completamente. Ieri eravamo rimasti solo noi in tutta la baietta, il mare calmo come uno specchio e cristallino, la spiaggia meravigliosa, le bambine felici, e io avevo già completamente cambiato parere su quest'isola, che senza turisti cambia faccia e diventa quello che in effetti è, un vero paradiso in terra. Ahimè, tocca andare a Narganà, dove però abbiamo scoperto che hanno aperto un Internet point! La comunità stanziale italiana ancora ride di me perché 3 anni fa, quando arrivammo qui freschi e novellini, la prima cosa che chiesi per radio fu "e dov'è l'internet point?". Ai tempi non c'era nulla di nulla, altro che internet point, e si sono fatti delle belle risate alle mie spalle, però tiè, sono stata profetica e ora l'internet point c'è. Chissà se riuscirò a caricare qualche foto!

lunedì 9 febbraio 2009

Here comes the sun


Little darling... it feels like years since it's been here... here comes the sun, and it's all right. Finalmente è tornato il sole, il cielo è azzurro e di notte una bella luna tonda come una moneta illumina a giorno un mare calmo. A bordo tutti bene, stiamo valutando i prossimi spostamenti in vista dell'arrivo del nostro pezzo di ricambio in fermo deposito presso la FedEx di Panama, e il contestuale rabbocco di spesa che rende la soluzione di noleggiare un taxi da Cartì più comoda e conveniente dell'aeroplanino da Narganà. Per contro l'ancoraggio di Cartì si presenta più insidioso per via del fondo melmoso, inoltre Ale non c'è mai stato e dunque si dovranno raccogliere informazioni prima di andare. Qui a Cangombia c'è un interessante scambio culturale in atto visto che in spiaggia sono presenti il bimbo di 2 anni della nostra vicina di barca francese (sempre francesi, le famiglie di velisti con bambini piccoli!) e la bimba di 3 anni della famiglia Kuna che vive permanentemente sull'isola. Sono belli da vedere tutti e 4 insieme, anche se ovviamente Anna non ha ancora imparato la nobile virtù del dividere, il che comporta per noi genitori il ruolo perenne di Re Salomone, di cui mi sarei anche stufata, cosicché mi sembrerebbe una buona idea concordare con le altre madri una diminuzione di interventi conciliatori e lasciare che i bimbi se la vedano fraternamente tra di loro a suon di strilli e palettate in testa e basta. Vorrei chiudere con una piccola riflessione: ciascuna delle isole delle San Blas è proprietà delle famiglie Kuna che si alternano nella manutenzione delle palme da cocco. In pratica, le isole sono casa loro. Su alcune ci vivono anche. Eppure, permettono a chiunque di noi stranieri extra-Kuna di sbarcare, godersi la loro isola, accendere fuochi, bruciare la spazzatura, attingere all'acqua dei loro pozzi, pescare pesci nelle acque intorno e insomma fare come se fossimo a casa nostra, senza chiedere nulla in cambio, e senza cambiare le loro abitudini. Lo so bene che si potrebbe obiettare che così è grazie al numero di Dunbar, ma io sono convinta che ci sia lo stesso qualcosa su cui meditare...

domenica 8 febbraio 2009

Cangombia


Eccoci a Cangombia, ieri la giornata è iniziata sotto le più fosche premesse, prima di tutto il campo dei cellulari, per il quale ci eravamo spostati nella speranza di contattare gli inglesi per il nostro pezzo di ricambio, non c'era del tutto, e secondo il motore fuoribordo del gommone nuovo di zecca ha rifiutato di accendersi. Ovviamente pioveva e tirava vento, e ovviamente le bambine si sono svegliate all'alba come di consueto. In un momento di particolare furia degli elementi, e di furia mia personale, ho dunque messo sullo stereo a tutto volume il Requiem di Mozart e sono uscita in coperta urlando il Dies Irae sotto la pioggia. Mi sentivo un po' come il Tenente Dan di Forrest Gump, quando sulla barca in mezzo alla tempesta, arrampicato sull'albero, urla "Affondalaaaaa se ci riesciiiiii! Più forteeeeeeeeeeee! Soffia più forteeeeee!". Sarà stato che il Requiem di Mozart è una musica divina e la Bellezza è sempre in grado di lenire gli affanni, oppure forse urlare a squarciagola è una cosa molto terapeutica, fatto sta che poi mi sono sentita molto meglio e ho deciso che, visto che il momento era di quelli difficili, non era il caso di abbattersi sotto la scure degli eventi avversi ma bisognava combattere. Da lì in poi le cose sono cambiate. E' tornata la linea dei cellulari per una mezz'ora scarsa ma più che sufficiente per permetterci di contattare gli inglesi per il nostro ricambio, Ale ha smontato il motore fuoribordo e lo ha aggiustato, e infine è uscito un raggio di sole. Tutto merito del requiem di Mozart, ne sono sicura! Cangombia è una grossa isola con un lato sottovento estremamente riparato per via della folta vegetazione di palme e mangrovie che funge egregiamente da frangivento. Il mare è dunque di solito calmo e la spiaggia è lunga e bianca, e proprio per questo Cangombia è preda di turisti di charter chiassosi e molesti che giocano a pallavolo in spiaggia, accendono barbeque a ogni ora del giorno e della notte e gridano e ridono sguaiatamente. Il lato sopravento è ben più selvaggio e suggestivo, però troppo esposto e dunque impraticabile per le bambine. In definitiva, Cangombia non mi piace e non vedo l'ora di ritornare a Coco Bandero oppure ad altro lido più nelle nostre corde. Per ora però restiamo qua, almeno finché la faccenda eolico non sarà completamente definita. Sperem!

venerdì 6 febbraio 2009

Adios, eolico










Oggi c'è un vento furioso. Furioso. Stanotte sono a malapena riuscita a chiudere occhio, la barca era tutto un gemer di sartie, mi sembrava di sentir piangere bambini e ridere i fantasmi con tanto di clingore di catene. Ieri siamo stati richiamati in coperta da un rumore di ingranaggi rotte e ferraglia, ahimè si è usurata la coppia conica del nostro generatore eolico e questo è un bel guaio, perché siamo al momento ancora sprovvisti di pannelli solari e dunque l'eolico era la nostra fonte di energia alternativa. Ci resta ovviamente il motore, ma la qualità della nostra vita scade tremendamente con 3 o 4 ore di motore al giorno. Abbiamo perciò deciso di muoverci a Cangombia, dove prendono i cellulari, e cercare di contattare la casa costruttrice del nostro eolico per farci spedire il pezzo di ricambio a Panama. Speriamo che tra una cosa e l'altra non partano delle settimane intere, ma oggi è già giovedì e il finesettimana incalza. Vedremo. Oggi ci aspetta una bella navigata verso Cangombia, l'andatura è portante perciò andremo come schegge. Malo tiempo previsto fino a domenica, ahimè.

Rolling rolling rolling...




Oggi non c'è molto da riportare. Fuori ci sono 30 nodi di vento con raffiche di 35, l'oceano ruggisce sul reef in lontananza, il tempo è temporalesco e insomma piove e tira vento. Scendere a terra non è il caso, dunque siamo confinati a bordo. Il paesaggio è bellissimo, un caleidoscopio di grigi, blu, verdi e turchesi, come spesso succede quando il mare è in tempesta, però ci resta il problema di intrattenere le belve. Dopo aver letto per la cinquecentomilionesima volta la Pimpa con la lumachina Lisa, il pesce Totò, il pupazzo Max e il topino Lino abbiamo la nausea soltanto a vedere un libretto cartonato, dunque siamo passati alle favole di Calvino. Secondo me Anna è un po' piccola per capire anche solo un decimo di queste storie, ma Ale gliele legge lo stesso e, a giudicare dalle domande di Anna, qualcosa passa. Ben più difficile intrattenere Chiara, che in barca e soprattutto sottocoperta è un po' sacrificata, comunque in qualche modo si fa. L'umore comunque è alto, almeno il nostro, gli altri navigatori delle barche vicine sono rintanati sottocoperta e ogni tentativo di organizzare qualche evento sociale è stato frustrato dalle condizioni meteo impossibili. La comunità italiana delle San Blas, che di solito si intrattiene sul canale 68 del VHF, oggi esibisce un cupo silenzio. Io ho svuotato frigo e cambusa per fare un consuntivo delle nostre scorte di latte, parmigiano e pannolini e ho concluso che non basteranno, dunque si prospetta un cambio di ancoraggio alla ricerca di derrate. Vedremo. Il tempo è previsto in peggioramento (sic) fino a domenica, speriamo solo che le bambine decidano di rimanere buone come lo sono state oggi, altrimenti chiederò asilo politico a qualcuna delle barche amiche!

mercoledì 4 febbraio 2009

Potrebbe sempre piovere...


Oggi è stata una di quelle giornate al termine delle quali fatico sempre a trovare un senso a quello che stiamo facendo. A volte vivere fuori del mondo può diventare alienante. Qui siamo genitori a 360 gradi e 24 ore al giorno per 7 giorni alla settimana, senza soluzione di continuità e in maniera totale e ci sono giorni come oggi, quando ad esempio piove o fa molto vento e dobbiamo rimanere in barca e le bambine sono insopportabili perché non riescono a sfogare le loro energie represse in questi pochi metri quadrati, che baratterei volentieri le isole tropicali per un cappuccio al bar, un quotidiano e una mezz'ora tutta per me per potermelo leggere in santa pace. Alle bambine questa vita piace, la qualità del tempo che dedichiamo loro è talmente alta che se non altro almeno da questo punto di vista sono costantemente in pace con la mia coscienza, ma dentro di me convive da sempre questa eterna contraddizione, c'è una parte selvaggia di me che è capace di scrostarsi di dosso la vernice della civiltà in un secondo e si adatta ai ritmi naturali scanditi dalla natura, e un'altra parte patisce la cesura dal mondo e anela per una connessione internet decente. Vabbè, se non altro io mi muovo tutto il giorno, non mi fermo un secondo e conduco una vita talmente sana che sono molto dimagrita e ho di nuovo l'aspetto di una "ragazza" di 40 anni anziché di una vecchia e grassa babbiona sformata da gravidanze multiple e allattamenti. Anna però attraversa un periodo di inappetenza assoluta, praticamente non mangia altro che un pugnetto di riso in bianco al giorno, nessuna frutta (ai tropici, con tutta la frutta tropicale che c'è!) e nessuna verdura, insomma vive con molto, molto meno di un dollaro al giorno, anzi quasi quasi le do un pallone Nike da cucire...

lunedì 2 febbraio 2009

What a perfect day!











Ieri è stata una giornata magica, perfetta. Dire che le bambine sono state buonissime sarebbe toglier loro del merito. Ci siamo svegliati tutti tardissimo, verso le 08.30, abbiamo fatto colazione senza strilli, le bimbe hanno giocato insieme, Anna ha baciato ripetutamente Chiara dicendole che le voleva tanto bene (!!), poi siamo andati in spiaggia dove le bambine hanno sguazzato felici, di ritorno in barca pranzo per tutte e due senza uno strillo, poi si sono addormentate ognuna nella sua cabina (nel pomeriggio le tengo separate) per conto loro e hanno dormito sincronizzate per due ore e mezza, lasciandoci il tempo di riposare e di dare una bella ripulita alla barca, poi siamo andati tutti di nuovo in spiaggia nell'ora più dolce, quella verso le 17.00, quando la luce è morbida, il sole non scotta e l'acqua è davvero calda. Poi ci siamo lavati con l'acqua dolce del pozzo, e siamo tornati in barca, Anna ha mangiato la sua cena da sola e fino all'ultima briciola, poi ha chiesto e ottenuto di vedere un cartone, premio meritatissimo e concesso, e al termine del cartone se n'è andata a letto felice e contenta, cantando. Chiara è andata a letto alle 20.00, come sempre, e dunque Ale e io abbiamo pasteggiato soli e in pozzetto, alla luce delle candele, a pesce e aragosta, e infine ci siamo pure guardati un dvd sotto la stelle. Tutto vero, eh, e voglio documentarlo perché quando mai ci ricapita tutto questo bendidio?! Unico neo in una giornata perfetta è stata quando durante la giornata siamo stati avvicinati da un caiucco Kuna che, orrore, tra la merce varia e solita esposta (pesci, aragoste, polipi e granchi) aveva anche una tartaruga. Se fosse stata viva l'avrei comprata d'impulso per poi liberarla, ma purtroppo era già morta, e forse è stato meglio così, perché Ale mi ha giustamente detto che comprare tartarughe, vive o morte che siano, incentiva i Kuna a pescarne ancora, visto che poi si vendono. Dunque meglio che io non sia stata sottoposta alla scelta dolorosa di vedere una tartaruga viva e doverla comunque lasciare al suo destino di morte certa, per evitare di incentivare questo tipo di caccia, che comunque qui è permessa. Certo che la vita è ben ingiusta, tanto dispiacere per la tartaruga e solo un piccolo moto di pietà (quello c'è sempre) per i tanti pesci, aragoste e polipi che trovano la morte sotto i nostri coltelli e nelle nostre pentole. La legge del mare è ferrea, quel che si pesca si deve anche mangiare fino all'ultima briciola, e così sia, ma la tartaruga no, accidenti!