domenica 31 agosto 2014
Le balene
"Che cos'è QUELLO?". Il dito di Chiara è puntato verso il mare aperto, ma l'ho visto anche io. "Quello", è la gigantesca pinna di una megattera, con il suo piccolo balenottero vicino. La vista delle balene ci regala un'emozione indescrivibile, vorrei gridare e saltare dalla gioia e dalla meraviglia. Un gigantesco dorso scuro si inarca fuori dall'acqua, seguito dalla coda a forma di cuore che si mostra per un attimo verticale, prima di inabissarsi. La megattera salta, offrendo alla nostra vista il ventre bianco, poi ricade tra gli spruzzi. E' la stagione della riproduzione per le balene, che intraprendono un lungo viaggio dall'Antardide per venire a partorire i loro piccoli qui, nelle calde acque al largo di Tahiti. Sapevamo che era possibile avvistarle in questa stagione, ma non posso fare a meno di sentirmi miracolata per la potenza di questa visione. E' l'addio che ci regala la Polinesia. Domani le bambine e io prendiamo un aereo per tornare ai nostri ritmi cittadini, Alessio proseguirà verso il reame di Tonga e poi affronterà la traversata per la Nuova Zelanda. Ci rivedremo tra un paio di mesi e rotti. A conti fatti, le bambine e io quest'anno abbiamo fatto oltre mille miglia, più di duemila chilometri a vela. E' stata, come sempre, un'esperienza di grande condivisione, ed è sempre bello constatare che la nostra voglia di essere famiglia è intatta e vitale, che conserva il suo potere di dare un senso a ogni cosa. A voi, cari amici della "Purple Family" dico: grazie di essere venuti un po' in giro con noi, e di esserci. I vostri pensieri mi sono arrivati tante volte, soprattutto nelle mie notti stellate. Anche questo dà un senso a ogni cosa.
domenica 24 agosto 2014
Toau
E' di Toau la palma di più bell'atollo delle Tuamotu. A mio parere, si intende. Toau racchiude tutti i colori degli atolli polinesiani e la selvaggia bellezza di una natura totalmente incontaminata. I suoi ancoraggi più remoti, a nord e a sud, mi hanno regalato delle emozioni indimenticabili. Per giorni il nostro sguardo ha spaziato a 360 gradi per chilometri fatti solo di azzurri e turchesi. Sotto al nostro gommone, in planata su una piscina sconfinata di oltre 2 chilometri quadrati di area, si apriva ai nostri occhi il fondo corallino, nitido come dietro a una lastra di vetro solido e trasparente. Razze, tartarughe, squali ci offrivano una visione fugace e ravvicinata del loro nuoto maestoso ed elegante. Per una settimana, tutta questa sconfinata e solitaria bellezza è stata tutta nostra, e ci siamo sentiti piccoli come granelli di sabbia, e allo stesso tempo padroni. Non padroni DI tutto quel cielo e quel mare, ma padroni IN tutto quel cielo e quel mare. Padroni di noi stessi. Non c'è territorio più vasto.
martedì 19 agosto 2014
No Limits
"Per i dottori ero un pazzo, ma io non volevo rinunciare alla mia vita!". Sono seduta nel pozzetto della barca di Jon e guardo il suo bel viso aprirsi in un sorriso bianchissimo, mentre pronuncia queste parole. Guardo incredula la barca, una normalissima barca di 11 metri, con le solite barriere architettoniche tipiche di ogni barca: una ripida scaletta per scendere sotto coperta, un normalissimo pozzetto con la sua brava ruota del timone, un armo della barca normalissimo per qualsiasi navigatore, solitario o no. Ma Jon non è una persona "normalissima", Jon è un ragazzo eccezionale, con uno spirito indomito. In pozzetto balza all'occhio un solo oggetto insolito per una barca, ed è una sedia a rotelle, piegata e appoggiata al timone. Jon, infatti, ha perduto 10 anni fa l'uso delle gambe in un incidente da paracadute, e tuttavia ora è qui, all'Anse Amyot, dopo aver navigato in solitario dai Caraibi fino alle Tuamotu, sei o settemila miglia nautiche, cioè oltre dodicimila chilometri a vela da solo, con la sola forza delle sue braccia e della sua voglia di farlo. Da qui, andrà fino in Nuova Zelanda, altre migliaia di miglia in solitario, fuori dalla fascia degli Alisei e dove i venti sanno soffiare anche a 65 nodi, cioè più o meno 130 chilometri orari. Di fronte al mio stupore e alla mia ammirazione, Jon si schermisce: "Era il mio sogno prima dell'incidente, perché avrei dovuto rinunciare al mio sogno?". Già, perché? Vorrei rispondergli con le parole di Blaise Pascal: "Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce". Forse è vero che gli unici limiti dei sogni sono quelli che (ci?) mettiamo noi. Buon vento, Jon. E grazie.
giovedì 14 agosto 2014
Anse Amyot
Eccoci a Toau, dopo una giornata di bolina a 25 nodi, su un mare decisamente arrabbiato. La barca, come sempre, tiene bene la bolina, proprio come un fantino esperto sa montare un purosangue nervoso. Siamo arrivati in un ancoraggio che si chiama Anse Amyot, e questo è proprio uno dei posti speciali delle Tuamotu, di quelli che ti ricordi per sempre. Chi di voi volesse avere una visione "aerea" dell'Anse Amyot può cercarla su Google Earth! Si tratta di una "falsa passe" perché, entrando da quella che sembrerebbe una normalissima passe di accesso alla laguna interna dell'atollo, si accede invece a una specie di "cul de sac" chiuso da un lungo reef corallino a pelo d'acqua, oltre il quale le barche non possono passare. Una piccola laguna nella laguna, insomma. Il risultato è una sconfinata piscina naturale che si estende a perdita d'occhio, e che all'occhio regala tutte le sfumature di turchese possibili. A distanza di poche decine di metri uno dall'altro, piccoli giardini corallini a pelo d'acqua offrono riparo a pesci di ogni tipo e dimensione: cernie, pesci napoleone, razze, murene, cavallucci marini e ogni genere di colorato pesce tropicale, senza contare gli onnipresenti squali, tutti si lasciano avvicinare senza mostrare turbamento alcuno, ostentando viva curiosità oppure profondo disinteresse per quegli strani esseri pinneggianti che li guardano con grandi occhi liquidi dietro maschera e boccaglio. A terra, una donnona polinesiana con un marito magrolino magrolino regnano su questo paradiso, insieme agli animali tradizionali con i quali i polinesiani hanno attraversato il Pacifico sulle loro piroghe: porcellini che grufolano allegramente nel duro terreno corallino, galline, galletti e pulcini, e l'immancabile torma di cani gialli il cui passatempo preferito è lanciarsi in acqua cercando di azzannare gli squali che vengono a riva in cerca di avanzi di pesce. Insomma, i cani che inseguono i pescecani!
domenica 10 agosto 2014
I made a dream
Stamattina ho sognato che ero seduta al bar, davanti a me c'era un cappuccino cremoso con una spolverata di cannella, una briosche alla crema e un quotidiano. Niente spiagge deserte, niente mari turchesi ma io ero molto felice lo stesso. Apataki è bellissima, 30 chilometri di spiagge bianca senza soluzione di continuità e senza orma umana. A volte, dopo queste lunghe parentesi di solitudine in luoghi totalmente incontaminati, senza altra compagnia che noi stessi, una parte di me emerge prepotente a ricordarmi che sono un primate con forti esigenze sociali, e allora la voglia di condividere un caffè e due parole con un'amica diventa un desiderio quasi fisico. Ho voglia di andare al cinema, entrare in una libreria, andare a una mostra. Care amiche e amici lontani, oggi vi penso intensamente. Fatevi un cappuccino anche per me!
martedì 5 agosto 2014
La forchetta
"Mamma, non ti preoccupare per la forchetta. Stanotte io e Chiara scriveremo alle nostre fate di ridarcela e domani ce la riporteranno". La "forchetta" è il pezzo del salpancore scivolato in mare ieri, e questa conversazione si è svolta ieri sera. Ho speso un po' di parole per spiegare che, insomma, non proprio tutti i desideri si avverano, e che su questo in particolare non dovevano contarci troppo, e blablabla, ma l'immaginazione delle bambine è senza confini, e la loro fiducia nei poteri delle loro fate madrine è incondizionata. Ebbene, che ci crediate o no, stasera la "forchetta" è tornata a bordo. No, non l'abbiamo trovata nello stomaco di un pesce pescato con la lenza, nè ci è stato restituito in equilibrio sul rostro di un delfino, come nella migliore tradizione delle favole classiche, eppure... si dà il caso che in questo ancoraggio solitario sia arrivata un'altra barca e, coincidenza ancora più fortunata, che su questa barca ci fosse tutto l'occorrente per le immersioni con le bombole. Abbiamo chiesto in prestito una bombola e, tempo cinque minuti, Alessio è tornato trionfalmente in superficie, in una nuvola di bolle, con stretto in mano il pezzo perduto e il braccio teso, modello Statua della Libertà con bombole e maschera: sarebbe stato un bel quadro di Andy Warhol. Poi, tutti a brindare a bordo della Louise (la barca che ci ha aiutati). "Hai visto, mamma, te lo avevamo detto: abbiamo spedito il desiderio con la "posta fatillica", ha detto Anna. Niente male, questa posta fatillica. Potrei prenderci l'abitudine!
lunedì 4 agosto 2014
Barretta magica
Eccoci ad Apataki. Un atollo meraviglioso, le solite spiagge deserte, le solite acque turchesi su cui ormai non vi tedio più. Niente cellulare, niente internet, niente di niente (a parte la connessione satellitare, che non teme nessun deserto, nemmeno quelli marini). In questi luoghi, gli strati di civiltà vengono via uno dopo l'altro, come se fossimo delle cipolle. L'attraversamento della passe di Tiputa è stato molto emozionante, le forti correnti creavano onde frangenti alte due metri, le cosiddette "standing waves", perché non avanzano, frangono sul posto, immobili e verticali. La barca rimontava queste onde ripide una dopo l'altra, ridiscendendo l'altro versante con effetto ottovolante, e all'uscita della passe, con nostra immensa gioia, siamo stati accolti dai delfini con i quali Alessio aveva già fatto conoscenza durante la sua immersione. In tanti anni di vela ho incontrato i delfini diverse volte, ma non avevo mai visto esemplari così grandi: erano lunghi non meno di 4 metri, tursiopi giganteschi che ci hanno accompagnati per un tratto, surfando armoniosamente sulla nostra prua. Siamo arrivati qui dopo un giorno di navigazione, trascorso chi a timonare, chi a leggere e giocare, chi in preda all'indomito maldimare, invocando una fine pietosa alle proprie sofferenze (indovinate chi ha fatto cosa...). Dopo tanti anni, dovrei sapere che lasciarmi andare a invettive contro la nostra permalosissima barca solletica le sue velleità vendicative: infatti, immancabilmente, mentre oggi Alessio smontava il salpancora per un intervento di manutenzione, ooops, uno dei pezzi gli è scivolato in acqua, a 17 metri di profondità. Alessio si è tuffato più volte in apnea per cercare di recuperarlo, arrivando in fondo nonostante la grande profondità, ma il pezzo non era più visibile, mimetizzato sul fondo sabbioso. Le bambine hanno chiesto aiuto alle loro fate preferite e desiderato così ardentemente che Alessio riuscisse nella magia di recuperare il pezzo perduto nelle profondità marine, che per un attimo ho creduto persino io che sarebbe successo. Ahimè, non ha funzionato, e ad Alessio non è rimasta altra alternativa che ricostruire pazientemente il pezzo perduto, bucando e sagomando una barretta di alluminio. Il salpaancora funziona di nuovo. Non bacchetta, ma barretta magica!
sabato 2 agosto 2014
Care, fresche, dolci acque
"Cara" Polinesia, è proprio il caso di dirlo! Avete presente quella sensazione scomoda, in Italia, di uscire da un supermercato con un sacchetto dentro cui ci sono quattro cose in croce, e il portafoglio alleggerito di 50 euro? Beh, in Polinesia la sensazione va moltiplicata per cento. Nessun mistero o barbatrucco, è solo arida matematica, qui tutto costa carissimo perché arriva da molto lontano, e la richiesta è sempre maggiore dell'offerta. Ogni mercoledì, una nave proveniente da Tahiti scarica la sua mercanzia, e tempo un paio di giorni le merci "fresche" sono finite: uova, frutta e verdura scompaiono come neve al sole, e dunque ogni mercoledì pomeriggio che io ho trascorso a Rangiroa mi sono appostata come una faina in un pollaio davanti all'entrata del piccolo negozietto, pronta a lanciarmi su pomodori, insalata e frutta fresca. La merce sparisce in un attimo, manco la regalassero, ma no, non la regalano affatto. Se i generi di prima necessità costano come il fuoco, potete immaginarvi che cosa può costare togliersi uno sfizio, ma forse qualche prezzo vero potrà darvi un'idea più precisa: un barattolo di Nutella di 400 gr costa 6 euro, una confezione di Scottex 6 euro (gasp!), una confezione di cereali Rice Krispies costa 8 euro (doppio gulp!), un sugo pronto 5 euro, 25 bustine di tè 4 euro.
"Andiamoci parchi", ho detto alle bambine in occasione dell'ultima cambusa, mentre rifacevo mentalmente l'ennesimo calcolo euro/franchi polinesiani, incredula del risultato che mi restituiva la targhetta del prezzo su una scatola di biscotti, solo apparentemente innocua.
"Sìììì, andiamo al parcoooooo!!!!!!" mi hanno risposto entusiaste le bambine, continuando imperterrite a riempire la sporta di merci costosissime...
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