mercoledì 18 giugno 2014

Sì, forse, domani, partiamo?

Un altro giorno qui a Papeete, la data della partenza per le Tuamotu è stata fissata per il finesettimana, per sfruttare una finestra meteo favorevole ed evitare le traversate in bolina selvaggia dello scorso anno. L'ipotesi di salpare sabato mi pare sempre più fantasiosa: le vele non sono pronte, il radar è defunto, il motore è capriccioso, la cambusa è ancora da completare. Papeete mi sembra ogni giorno di più una di quelle paludi di sabbie mobili che si vedono nei film, dove più ci si dibatte nello sforzo di liberarsi, più si affonda nella mota impietosa. Oggi, sotto una cortina di pioggia, nell'aria grigia e collosa, Alessio è partito in spedizione per la città, in cerca di vari pezzi di ricambio: gli mancava solo un gonnellino di pelle di orso e un arco con faretra. Io mi sento molto donna delle caverne, volontariamente murata in barca, a incoraggiare le bambine a fare pitture rupestri. Sto meditando di farmi assumere dal labirintico Carrefour come addetta alle informazioni, visto che questa figura professionale è totalmente assente in tutti i settori dei vari ettari del supermercato. In compenso, ieri sono tornata alla lavanderia, trovandola sempre fuori servizio. Alla mia domanda su quando sarebbe tornata in servizio, la ragazza alla reception del marina mi ha risposto, come fa sempre, da una settimana a questa parte: "domani". Ho dunque elaborato il seguente infallibile sistema di decodifica verbale per le comunicazioni con i tahitiani: "Sì" vuole dire "forse" "Forse" vuol dire "domani" "Domani" vuole dire "no" "No" vuole dire "no". A domani. Forse!

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