sabato 10 marzo 2012

La vita è una parabola, o forse una parabolica

Eccomi qua, in questi giorni abbiamo girato parecchio, ci siamo mossi prima verso Cangombia, che ha una spiaggia bellissima piena di stelle marine ed è completamente riparata dal vento ma, siccome tutto ha un prezzo, è infestata dalle citras, ovvero insettini minuscoli, praticamente invisibili a occhio nudo, il cui morso causa bollicine che rimangono pruriginose per giorni e giorni, con conseguenti furiosi grattamenti notturni. Abbiamo poi fatto tappa a Narganà, che è il villaggio Kuna più vasto e popoloso dell'intero arcipelago, dotato di una scuola, di un ospedale e persino di una banca. Narganà mi ha riservato la prima vera amara sorpresa di queste isole, perché rispetto a due anni fa è radicalmente cambiata: i tetti di larghe foglie di palma o banano sono stati sostituiti da tetti di lamiera o forse ethernit, su ognuno dei quali svetta la sua brava parabolica: a Narganà è arrivata la tivù satellitare, a fare finalmente sulla popolazione Kuna il lavaggio del cervello che nessuna invasione occidentale, sotto forma di barche o turismo vario, era riuscita finora a fare, ovvero scalzare la cultura secolare Kuna per sostituirla con quella del consumo, e per indurre finalmente qualche bisogno in una popolazione che per secoli non ne ha avuti affatto. E dunque, i bambini che prima sciamavano sorridenti per le strette viuzze sabbiose, correndo, giocando, interrogandoti curiosi e facendoti dono di grandi e bianchissimi sorrisi, sembrano scomparsi. Li intravedi imbambolati davanti alla tivù per ore, mentre lentamente, sottilmente, giorno per giorno viene loro ripetuto che non si può vivere felici senza questo o senza quello, e non importa se i loro avi lo hanno fatto per secoli, il mondo è cambiato e indietro non si torna, lo dice la tivù che ha sempre ragione. Quasi scomparsi e maltenuti anche i negozietti in cui ferveva il commercio, quando siamo entrati a far provviste di frutta e verdura in una tienda un tempo piena di attività e clienti, il proprietario si è alzato di malavoglia dalla sua amaca, lo sguardo sempre fisso sul grande schermo, impaziente di tornare alla sua miniserie tivù, mentre due pappagallini verdi, in una minuscola gabbietta, si beccavano furiosamente.
Una mia cara amica un giorno scrisse che forse bisogna arrivare ad aver tutto per desiderare di non possedere nulla, ma io non concordo.  Perdonate la mia vena odierna di invettiva catoniana (o forse dovrei dire catodica?!) ma io credo sinceramente che questo popolo, un giorno non lontano, dirà o penserà, e con ragione, che si viveva meglio quando si viveva peggio...

3 commenti:

  1. Nooooooo.....posso dire di aver visto Nargana' prima dell'arrivo della parabolica.....che tristezza
    Marta

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  2. Ma swan, che meraviglia rileggerti e saperti di nuovo lì!
    Ti penso sempre tanto e ora che ti posso immaginare finalmente in vacanza sono felicissima!
    un abbraccio forte
    sara, miss

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  3. Ciao swana, è sempre un gran piacere leggerti
    Un abbraccio grande anche da noi
    Simo, sbart

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