giovedì 27 luglio 2017
Sawa-I-Lau
Sawa-I-Lau, alle Yasawa Islands, ultima tappa figiana prima del grande salto verso le Vanuatu, da cui ci separano 450 miglia, ovvero 3 o 4 giorni di navigazione in oceano aperto.
Non ho cambiato idea, queste Fiji non valgono il viaggio eterno per raggiungerle dall'Europa e non ne serberò un ricordo struggente: la nostra Sardegna, al netto dell'orda estiva di turisti che ne gode giustamente le bellezze, le Fiji se le mangia semplicemente vive.
Ma Sawa-I-Lau fa eccezione e mi lascia a bocca aperta: una Sagrada Familia di grandi lame calcaree affilatissime emerge da una piscina di acqua turchese e cristallina e conferisce al paesaggio un fascino unico e particolare, sembrano le canne di un grande organo e in verità mentre mi guardo intorno ammirata penso che non ci starebbe male una toccata e fuga in re minore di Bach.
Anche la Natura ha la sue cattedrali.
venerdì 21 luglio 2017
Burp
"Gin tonic?".
Se mi avessero detto che avrei risposto di no a queste due magiche paroline, all'ora dell'aperitivo e nella quiete di uno degli spettacolari tramonti figiani, mi sarei fatta una crassa risata.
Eppure così è, perché sono stata malissimo per colpa di una tossinfezione alimentare che mi ha punito nel più crudele dei modi, ovvero togliendomi ogni voglia di bere (alcolici) e mangiare (qualsiasi cosa).
Che dire, meno male che è capitato solo a me e non alle bambine, ma che botta!
La cosa ha ancor di più il sapor della beffa perché quest'anno, mirabile dictu, è successo qualcosa di misterioso nella biochimica del mio corpo e apparentemente (lo dico a bassa voce), non soffro più il maldimare che mi ha attanagliata in ogni singola traversata nel corso degli ultimi 10 anni. Evidentemente, però, la barca non è barca senza un bel rovesciamento di stomaco, e quindi ecco fatto, e anche quest'anno il pegno è saldato, la coscienza è a posto e posso guardare con fiducia alla prossima traversata, 4 giorni di navigazione no stop verso le Vanuatu, e tra un beccheggio e un rollìo finalmente potrò rimpiangere un po' la tangenziale, che quest'anno non l'ho ancora fatto e non vorrei perderci la mano!
lunedì 17 luglio 2017
giovedì 13 luglio 2017
Navandra
Navandra. E' bella Navandra, ha la bellezza un po’ particolare che hanno tutte queste isole: montagne, promotori, picchi, sì, insomma, cime tempestose. Lunghe spiagge di sabbia bianca e fine, senza palme da cocco, o con pochi stentati esemplari che hanno l’aria di render l’anima al creatore da un momento all’altro. Acque calde, fondali abbastanza profondi. Tuttavia, non riesco a non sentirmi perplessa dinanzi alla scarsità di vita animale di questi posti, soprattutto dopo l’abbondanza delle Tuamotu: ma dove sono le miriadi di uccelli, dove gli squali? E le frotte di onnipresenti pesci intorno alla barca, pronti a contendersi qualsiasi boccone di cibo caduto fuoribordo? Non ci sono nemmeno le zanzare.
Le Fiji mi sembrano molto “vissute” e molto sfruttate, le
montagne sono spesso deforestate, il mare sembra privo dei grandi e medi
predatori, segno inequivocabile della penuria di prede.
Lo so, lo so, non dovrei fare questi paragoni, ma guardare
invece al nucleo di questa particolare esperienza familiare che è rimasto
intatto e si è anzi rafforzato nel tempo. C’è sempre un po’ di ipocrisia in
questo desiderio di evadere dal proprio mondo occidentale per immergersi nella
Natura profonda, desiderando che la presenza umana non sia ancora arrivata a
sfruttarne le risorse e a mutarne il territorio. Tutti gli altri tranne noi, ovviamente.
Ne sono consapevole e anche umilmente vergognosa, ma questo non attutisce la mia
delusione di fronte a queste isole che conservano solo un’eco minore della
verde maestosità vulcanica delle Marchesi e della bellezza sfolgorante delle
Tuamotu, ma che hanno perso quel lato selvaggio e incontaminato che è il loro
fascino principale ai miei occhi.
In cambio, però, ho sempre internet, e sono sempre
“connessa”.
Un vero affare.
giovedì 6 luglio 2017
Monuriki
Eccoci salpati, prima tappa Monuriki. In cima all’alto promontorio di Monuriki, meglio conosciuta come l’isola del film Castaway, dove un Tom Hanks naufrago trascorreva 4 anni in compagnia del solo Wilson, guardo giù verso la nostra barca, piccolissima nel blu, e penso che, quando nel lontano 2001 ho visto quel film, ero molto lontana dall’immaginare che un giorno avrei messo piede anche io proprio su quella stessa isola. Sulla spiaggia bianchissima, di sabbia talmente fine da sembrare talco, campeggia una enorme scritta fatta di noci di cocco: HELP ME. Penso a quante volte mi sono sentita un po’ “castaway” anche io, in questi anni, ma non qui e ora. Il nostro viaggio è iniziato, dentro e fuori di noi. Wilson sarebbe contento.
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