sabato 30 marzo 2013

Isla Isabela

Oggi giornata di decompressione, dopo la gita di ieri a Isla Isabela, durante la quale non sono mai stata abbandonata dalla fastidiosa sensazione di appartenere a un armento di turisti che veniva pascolato frettolosamente da un sito all'altro dal pastore, pardon dalla guida. Dopo due ore di faticoso tragitto, sballottati su un motoscafo lanciato tra i flutti a tutta velocità, tra un passeggero che vomitava l'anima fuoribordo e altri appisolati con le teste che ciondolavano mollemente qua e là, eccoci finalmente a Isabela, dove siamo stati prontamente sospinti su una specie di carro bestiame che ci ha portati a vedere, come prima tappa, i fenicotteri rosa. Dopo nemmeno dieci minuti, pronti, marsch, rimontare, e via verso il centro di riproduzione delle tartarughe giganti, nel quale siamo rimasti una ventina di minuti prima di essere risospinti sul bus, alla volta di uno spettacolare paesaggio lavico che sarebbe stato bene anche su Marte, attraversato da uno stretto canyon nel quale nuotava pigramente una decina di squali delle Galapagos. Nemmeno a dirlo, il tempo di un giro veloce e via, di nuovo sul motoscafo dove abbiamo trascorso le successive due ore di ritorno, tra il mugghio assordante dei motori fuoribordo, un colpo alle reni a ogni planata e il solito passeggero che vomitava (sempre lo stesso). In tutto ciò, le bambine hanno fotografato entusiasticamente ogni forma di vita sull'isola e Anna è stata colpita da grande sconforto quando le batterie della sua macchina fotografica si sono scaricate, soprattutto perché la macchina fotografica di Chiara funzionava invece perfettamente! A volte mi chiedo che cosa ricorderanno le bambine di questa esperienza, e mi rispondo che forse rimarrà loro l'essenza del fascino che il viaggio riesce a infondere in quegli esseri umani che anche da adulti rimangono aperti e curiosi, come sanno essere i bambini, di conoscere quel che c'è oltre l'orizzonte, anche (e soprattutto) quello interiore.

venerdì 29 marzo 2013

La barchetta...a Santa Fè!

Rieccomi, vorrei dare più notizie di noi ma il tempo è poco e le cose da fare e da vedere sono tante, e dunque il dovere di cronaca è il primo a farne le spese. Ieri siamo stati a Isla Santa Fè, e dopo due ore e mezza di traversata tra salti spettacolari delle mante, siamo arrivati a un riparo naturale di acqua azzurra, dove le bambine hanno potuto nuotare insieme ai leoni marini e guardare le tartarughe marine. Abbiamo poi provato la grande emozione di sbarcare su una spiaggia, dalla sabbia bianca e finissima, dove decine di cuccioli di leone marino si riposavano placidi vicino alle madri. Abbiamo potuto camminare in mezzo a loro senza nessun segno di paura o di aggressività da parte loro o dei leoni marini adulti. Io non credo di aver mai visto nessuna creatura selvatica così priva di timore nei confronti dell'uomo, e temo che, almeno in passato, la fiducia sia stata mal riposta, se è vero che le navi di passaggio caricavano questi animali così facili da catturare a centinaia, per averne una scorta durante le lunghe navigazioni. Ci siamo poi inoltrati all'interno dell'isola dove abbiamo potuto ammirare a pochi centimetri di distanza l a gialla iguana terricola che vive solo in Santa Fè, e la cui estinzione è stata evitata per un pelo dopo che finalmente, dopo anni di tentativi infruttuosi, sono state eradicate dall'isola le capre selvatiche che vi erano state incautamente introdotte. A proposito, eliminare gli animali "estranei" nelle Galapagos è tutt'altro che facile, e in alcune isole c'è voluto più di mezzo secolo di tentativi! Più mi guardo intorno, più comprendo la decisione che qui è stata presa di impedire qualsiasi tipo di turismo "fai da te" alle Galapagos. In quasi tutte le isole, infatti, si può metter piede solo se accompagnati da una guida locale, perché l'ecosistema è molto fragile e alcune specie endemiche non possono affrontare il genere di turismo intensivo e invasivo di cui l'Homo Sapiens è capace, se lasciato libero di agire. E dunque, niente fazzolettini di carta, niente mozziconi di sigaretta, cartacce varie, niente tende sotto i fichi d'india (!) né falò sulla spiaggia, e nessuna navigazione libera: chi vuole visitare le isole, deve andare e tornare accompagnato tutto il tempo da una guida e i posti disponibili sono pochi. Ne vale la pena ed è giusto così: per una volta, non sarebbe male agire con un po' di senno, e magari che non sia il senno di poi!

martedì 26 marzo 2013

Viaggio verso il passato

Isla Santa Cruz, Galapagos. Mi sembra incredibile scrivere da qui, oltre 7 anni dopo essere partiti da La Spezia per iniziare questo viaggio, eppure abbiamo lasciato l'Atlantico ed eccoci nel Pacifico: quest'anno Alessio ha deciso di fare il salto nel blu e ai primi di marzo ha attraversato il Canale di Panama, diretto alle Galapagos, dove le bambine e io lo abbiamo raggiunto due giorni fa, dopo un viaggio eterno durato quasi due giorni. E dunque, eccoci arrivati tutti alle Galapagos, lui a vela, io a volo. Ieri abbiamo cominciato a guardarci intorno e a familiarizzare con il paesaggio sorprendente e inaspettato: foche ben pasciute dormono placidamente al sole sui pontili, incuranti dei turisti che le scavalcano per passare. Frotte d pellicani si affollano al mercato del pesce, litigando tra loro come oche davanti a un contadino che sparga il mangime. Iguane nere come la pece, catapultate direttamente dalla preistoria, prendono il sole su rocce vulcaniche. Ieri un'iguana ha camminato solennemtente sulla spiaggia e si è fermata a pochi centimetri da noi, guardandoci con i suoi occhietti severi, e lì è rimasta immobile per ore, come se il tempo per lei fosse altra cosa rispetto al nostro. Tartarughe enormi trascinano i loro quintali di peso con lentezza atavica, e le loro teste da ET si allungano su colli sottili per brucare teneri germogli verdi. Questo primo scorcio di Galapagos profuma di tempi lontani, quando queste isole erano il regno incontaminato di animali lenti, preistorici, dall'aspetto irsuto o corazzato, ignari dell'uomo che combatteva altrove le sue battaglie ma che presto sarebbe giunto per predare, cacciare, esportare, importare altri animali invasivi e come sempre estinguere: ci è riuscito per l'1% delle specie delle Galapagos, prima che la rotta fosse invertita: troppo tardi per alcune specie di iguane e di tartarughe: Lonesome George, l'ultimo esponente di una sottospecie di tartarughe giganti originarie di Isla Pinta, è morto l'anno scorso senza eredi. Addio, George...